Una ricerca di due ambientalisti documenta la presenza del crostaceo, che vive solitamente nei litorali più caldi, anche sul versante Sud del litorale dell'Isola, in particolare nel Golfo di Gela. Ma la sua proliferazione, in assenza di predatori, mette a repentaglio altre specie animali. Guarda le foto
Il granchio spazzino, nuovo ospite delle spiagge siciliane «Come il punteruolo, rischia di diventare un pericolo»
Un fantasma si aggira per le spiagge siciliane. Si tratta di un granchio, nome scientifico Ocypode Cursor, un crostaceo con abitudini prevalentemente notturne che vive nei paesi tropicali, nelle coste atlantiche dell’Africa occidentale e in alcune aree del Mar Mediterraneo orientale. Ad osservare lo sfuggente crostaceo sono stati gli ambientalisti Manuel Andrea Zafarana e Angelo Nardo, autori di una ricerca scientifica. Che lanciano l’allarme: «Il suo ruolo di spazzino dei litorali potrebbe essere utile ma, in presenza di una popolazione elevata, rischia di diventare un problema».
Non si tratta dell’unico avvistamento dell’animale in Sicilia. Le prime tracce infatti risalgono al 2012 quando il granchio fu individuato nel golfo di Gela, alla foce del fiume Dirillo. Mancava però uno studio approfondito sulla presenza dell’animale lungo le coste siciliane, anche perché gli avvistamenti sono molto rari, sopratutto per la prudenza per cui è noto il granchio. «Il crostaceo è molto sospettoso e percepisce i movimenti a circa 30 metri di distanza. Siamo stati costretti ad osservare gli esemplari a distanza, con l’ausilio di binocoli, prestando la massima attenzione», spiega Zafarana, delegato Lipu di Niscemi e coautore dello studio.
La fauna marina siciliana si arricchisce dunque di una nuova specie? Non esattamente. Ma sopratutto potrebbe non essere una buona notizia. La presenza del granchio – secondo lo stesso Zafarana – potrebbe costituire un pericolo per il delicato equilibrio dell’ambiente marino siciliano. «Questo granchio si nutre di detriti di piante, alghe e talvolta di carcasse di altri animali. Nel corso dello studio abbiamo assistito anche a una predazione ai danni di un altro granchio. Inoltre gradisce molto gli scarti dei pomodori in serra, abbondanti nelle zone oggetto dello studio. Il ruolo di spazzino potrebbe essere utile ma, in presenza di una popolazione elevata, potrebbe diventare un problema».
Secondo il ricercatore esistono alcuni studi nella letteratura scientifica che analizzano il comportamento predatorio di un altro tipo di granchio fantasma nei confronti dei nidi di un uccello, il Corriere Canoro. Il granchio sarebbe un ghiotto predatore delle sue uova. Ma, anche se il Corriere Canoro non è presente in Italia, nelle nostre coste nidifica il Fratino (Charadrius alexandrinus), una specie della stessa famiglia. La presenza del granchio potrebbe quindi interferire con la nidificazione di questo volatile. Per ora si tratta solo di ipotesi che andranno verificate in un prossimo studio già annunciato dai ricercatori.
Si tratterebbe dunque di un caso simile alla devastante presenza del punteruolo rosso, responsabile della devastazione di buona parte del patrimonio palmizio siciliano. Anche in questo caso l’animale non ha predatori diretti nel nostro ecosistema e questo potrebbe portare ad una colonizzazione eccessiva con le prevedibili conseguenze. Il pericolo per le uova di Fratino comporterebbe inoltre ulteriori conseguenze negative. Da appena un anno infatti la Fondazione per l’educazione ambientale (Fee) ha stabilito che la presenza di quest’uccello sia un parametro per l’assegnazione dell’ambita Bandiera blu, il riconoscimento internazionale che certifica la qualità delle spiagge.
L’ipotesi sulla presenza del granchio è dunque affascinante ma altrettanto preoccupante: «La sua colonizzazione in Sicilia potrebbe essere legata all’innalzamento delle temperature – ha spiegato Zafarana -. Normalmente il crostaceo è presente solo nelle coste più calde del Mediterraneo, in particolare Turchia, Israele ed Egitto, ma con l’aumento delle temperature ha cominciato a colonizzare le nostre coste a ritmi preoccupanti. Abbiamo contato più di cento esemplari in appena duecento metri di costa nella Zps (zona a protezione speciale) Biviere di Gela».
Le stringenti regole delle zone tutelate che vietano la caccia nelle Zps, oltre alla presenza del granchio nella lista degli animali protetti dalle convenzioni di Berna e Barcellona, rende ancor più difficile immaginare delle contromisure efficaci all’eccessiva proliferazione dell’animale. Inoltre, nonostante il granchio sia commestibile, la legislazione italiana non ha una legislazione su questa specie proprio perché non era ritenuta presente nelle nostre coste. La Lipu ha già attivato le procedure per informare la Commissione sulle specie alloctone invasive presso il Ministero dell’Ambiente, la stessa che si è occupata del caso del Punteruolo rosso.