In undici mesi si sono succeduti due governi, eppure né il Conte 1 né il Conte bis sono riusciti a risolvere il caso della professoressa Rosa Maria Dell’Aria. E, a sentire la neoministra all’Istruzione Luciana Azzolina, non ci sono ancora tempi certi. Così l’unica data definita resta, al momento, del 4 marzo in cui si cononoscerà l’esito del ricorso depositato l’11 giugno al tribunale del lavoro di Palermo dall’avvocato (e figlio) di Dell’Aria. Sul Miur pende la richiesta di un risarcimento di 10mila euro per il danno all’immagine e alla professionalità della docente.
La vicenda di Rosa Maria Dell’Aria – sospesa a maggio per due settimane dal suo incarico all’istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III per non aver vigilato sull’accostamento fatto dai suoi studenti tra il decreto sicurezza (voluto da Salvini) e le leggi razziali (firmate da Mussolini) – è approdata a Montecitorio grazie all’interrogazione parlamentare presentata, tra gli altri, dal deputato palermitano Erasmo Palazzotto.
Da quei fatti è passato esattamente un anno: è nella Giornata della memoria del 27 gennaio 2019, infatti, che gli studenti del Vittorio Emanuale presentano una videoproiezione in cui paragonano l’atto fortemente voluto dall’ex ministro degli Interni Matteo Salvini per limitare gli sbarchi dei migranti in Italia ai tragici provvedimenti fascisti di 81 anni fa che diedero seguito alla campagna persecutoria contro gli ebrei lanciata dal nazismo in Germania. L’accusa con la quale l’ex provveditore Marco Anello ha sospeso la docente è quella di omesso controllo. Un gesto, quello del responsabile dell’Ufficio Scolastico Regionale, che ha avuto un’eco nazionale e che è stato subito sconfessato dal governo.
Da allora si sono succedute continue promesse per una risoluzione del caso, da parte degli ex ministri Salvini e Bussetti prima e di Fioramonti in seguito, ma finora senza esito. Ecco perché l’attesa era tutta per la seduta di question time di oggi in cui l’episodio della docente palermitana è stato il primo ad essere affrontato. «La ringrazio per il suo quesito» ha detto la ministra Azzolina, rivolgendosi al cofirmatario dell’interrogazione, il deputato di Liberi e Uguali Nicola Fratoianni.
«Pur essendomi insediata da poche settimane ho voluto subito affrontare il caso della professoressa Dell’Aria – ha aggiunto – La libertà di insegnamento è un valore costituzionale incomprimibile. Ho chiesto un approfondimento agli uffici, per capire come eliminare gli effetti di una sanzione disciplinare che è apparsa ai più sproporzionata. Finora sono sorti ostacoli di ordine burocrativo, perché il provvedimento del dirigente non può essere oggetto di avocazione nè di conciliazione sindacale. Nessun ministro può revocare alcuna sanzione emanata da un dirigente pubblico, in rispetto alla separazione tra potere politico e amministrativo».
Per annullare il provvedimento di maggio, dunque, si dovrà attendere il successore di Anello. Che, assicura il governo, sta per arrivare. «L’assenza in questi mesi di un dirigente all’Ufficio Scolastico Regionale ha comportato l‘arresto della pratica Dell’Aria – ha ammesso la ministra Azzolina – Voglio comunque rassicurare che il procedimento di nomina si sta per concludere, per cui a breve potrebbe esserci finalmente la risoluzione della vicenda». Una risposta che lascia in parte insoddisfatto il parlamentare di Leu. «Si tratta di un caso che ha fatto molto scalpore nel dibattito pubblico di questo Paese – ricorda Fratoianni – Sapevamo che la ministra non poteva direttamente intervenire, ma auspichiamo comunque che si possa nel più breve tempo possibile restituire dignità al lavoro della docente palermitana e che si possa chiudere una ferita che si è aperta nel cuore democratico di questo Paese».
Come avevano ricordato nell’interrogazione i deputati Erasmo Palazzotto, Nicola Fratoianni e Laura Boldrini, «il provvedimento disciplinare dell’ufficio scolastico provinciale sarebbe scattato al termine di un’ispezione innescata da un post sui social network. La vicenda è stata denunciata al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca via social da un attivista di orientamento politico di estrema destra, condivisore seriale di notizie spesso di dubbia autenticità e che scrive per siti di estrema destra come “Vox” e “Primato Nazionale” – si legge ancora – il quale ha accusato l’insegnante di aver “obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti“, circostanza smentita peraltro dagli stessi studenti che hanno affermato di non essere mai stati obbligati dall’insegnante né in passato né tantomeno circa i contenuti del video contestato. Dopo tale segnalazione, il ministero prontamente si è attivato sollecitando l’invio di un’ispezione».
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