La nuova convenzione per l'utilizzo del Teatro greco per le rappresentazioni classiche prevede un aumento di costi per la fondazione. «Salta il bilancio», lamenta il sindaco Italia che è il presidente. La prossima settimana incontro con Musumeci
Il braccio di ferro tra l’Inda e il Parco di Siracusa «Senza rincari si rischia di non avere più il teatro»
Un braccio di ferro che dura da mesi. Da una parte del tavolo c’è il Parco archeologico di Siracusa Eloro e Villa del Tellaro, di fronte la fondazione dell’Istituto nazionale del dramma antico (Inda). L’oggetto del contendere sono i termini della convenzione con cui il parco concede all’Inda l’utilizzo del Teatro greco di Siracusa per le rappresentazioni classiche. Dal 2011, l’accordo – da poco scaduto – prevedeva che la fondazione versasse al parco un canone da 50mila euro l’anno e 0,41 centesimi per ogni biglietto venduto. Nella nuova versione stilata dal direttore Calogero Rizzuto entrambe le cifre sono triplicate: la quota annuale sale a 150mila euro e quella dello sbigliettamento arriva a 1,50 euro.
«Con questi aumenti rischia di saltare la tenuta del bilancio dell’Inda». È l’allarme lanciato dal sindaco aretuseo Francesco Italia che è anche il presidente della fondazione. Per il direttore del parco si tratta invece di «cifre che restano comunque irrisorie nel bilancio complessivo dell’Inda nel quale incidevamo e continueremo a incidere pochissimo. Senza contare gli introiti di sbigliettamento (con biglietti che, facendo una media, costano 40 euro), vendita di libri e cuscini e dei diritti televisivi, solo di finanziamenti pubblici – precisa Rizzuto – alla fondazione arriva circa un milione e mezzo, tra fondi nazionali e regionali».
«Altissimo è invece – continua il direttore – il rischio che, andando avanti così, tra qualche anno non avremo nemmeno più il teatro in cui fare le rappresentazioni classiche». Questi soldi in più, infatti, servirebbero per la manutenzione e il restauro del teatro. «Do merito all’Inda per gli spettacoli straordinari che mette in scena, ma il bene del teatro per noi viene prima di tutto – sottolinea Rizzuto – ed è innegabile che il carico antropico, le sedute e la struttura del palcoscenico creano problemi a un sito che sta già male». L’edizione 2019 delle rappresentazioni è stata un record con la presenza di 157.640 spettatori, 20mila in più rispetto al 2018. «Nei periodi in cui non ci sono le rappresentazioni – aggiunge Calogero Rizzuto – abbiamo creato dei percorsi che non permettono ai visitatori di calpestarlo».
Da marzo fino a luglio-agosto di ogni anno il teatro diventa palcoscenico per le rappresentazioni classiche che attirano spettatori da tutto il mondo. «I circa 330mila visitatori che in quel periodo frequentano il sito, vedono un teatro che sembra fatto di legno e si lamentano di non poterne fruire a pieno. Le discussioni su questa nuova convenzione con l’Inda vanno avanti da ottobre – spiega Rizzuto – Abbiamo anche chiesto di accorciare i tempi di attrezzamento e smontatura e di pensare a un allestimento che non preveda l’utilizzo di tavole di legno e chiodi. Ovviamente – afferma – non pensiamo a una stagione senza l’Inda ma il teatro deve essere al centro».
Adesso, per provare ad arbitrare la contesta entra in gioco il presidente della Regione Nello Musumeci. «Basta litigi, va trovata l’intesa!», esordisce il governatore che, dopo la morte dell’assessore Sebastiano Tusa, gestisce ad interim la rubrica dei Beni culturali. Lo scorso martedì, la discussione era stata affrontata in commissione Cultura all’Ars. «Ho deciso di avocare a me la vicenda. Speravo – aggiunge Musumeci – che in sede locale si riuscisse a trovare una soluzione con il buon senso di tutti. E, invece, ho colto solo perdita di tempo e volgari speculazioni da parte di qualche politico depresso, alla vana ricerca di visibilità. La prossima settimana – conclude il presidente – incontrerò i vertici dei due enti e concluderemo solo dopo aver trovato la soluzione. Il dramma antico è patrimonio universale che va tutelato e rilanciato».