Iblis, manca un giudice e il processo rallenta Attesa la trascrizione delle intercettazioni

La strada della giustizia sarà anche lenta ma è, soprattutto, insidiosa. Ci aveva provato la procura di Catania a far presto nel processo Iblis sulle presunte collusioni consumate all’ombra dell’Etna tra politici, imprenditori e mafiosi. I pubblici ministeri Agata Santonocito e Antonino Fanara avevano già rinunciato ad ascoltare diversi testimoni della propria lista. Che, ormai visibilmente accorciata, ha ancora un solo nome: il maggiore dei Carabinieri Lucio Arcidiacono. Ma ora il rischio di sospensione e la certezza di un rallentamento del processo vengono invece dal collegio giudicante. Perché dovrà assentarsi per 45 giorni, causa malattia, il giudice a latere Riccardo Pivetti. E, conclusa questa parentesi, il suo ormai prossimo trasferimento in corte d’Appello non faciliterà le cose.

Quasi a metà del processo, insomma, le parti e la corte si trovano davanti a una decisione importante. Con tre strade: sospendere il processo, sostituire Pivetti con un altro magistrato oppure prendere tempo e aspettare il ritorno del collega. Che, qualora non fosse disponibile a portare Iblis a sentenza prima del trasferimento, andrebbe comunque sostituito. Sei udienze prima o dopo: quante ne mancano da oggi allo scadere della sua assenza per malattia.

Una eventuale sostituzione – con un magistrato finora estraneo al procedimento – che fa storcere il naso a tutti. E non conviene a nessuno. Tanto da far trovare una convergenza tra accusa e difesa, partite da tesi opposte. «Sono favorevole a diluire il ritmo delle udienze», annuncia il pm Fanara. Secondo i suoi piani, la testimonianza del maggiore Arcidiacono occuperà almeno due udienze da cinque ore ciascuna. Una stima ottimistica se si pensa a un’altra celebre testimonianza dell’uomo dei Ros, durante il processo a soli due imputati – a Iblis sono 23 – i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo: tre ore di deposizione con una sola pausa, giusto il tempo di bere un bicchiere d’acqua. «Due udienze si potrebbero riempire così, qualcuna si salta e, nelle restanti, potremmo sentire i teste minori della difesa», propone il magistrato.

Ma i legali, riuniti sotto il nome di Francesco Strano Tagliareni – «Sono il più anziano, quindi tocca a me parlare anche per i colleghi», prende la parola l’avvocato – non intendono giocare così presto i propri assi. Specie in assenza di uno dei tre giudici. «Noi eravamo per una sospensione secca – spiega il legale – Ma ci sembra di capire che questo nostro pensiero iniziale non sia condiviso dalla corte e dal pm». Anche gli avvocati, alla fine, convengono per un ciclo di udienze soft e a singhiozzo. «A proposito, il 6 giugno salta perché l’altro giudice (Luca Lorenzetti ndr) ha un corso a cui ha diritto a partecipare –  sottolinea il presidente Rosario Grasso – Avremmo una composizione un po’ troppo anomala». Cioè lui stesso. Da solo.

A chiudere un’udienza più organizzativa che operativa è la colorata lista delle intercettazioni tenuta tra le mani dal pm Fanara. Un colore, un errore. «In rosso sono segnate le registrazioni di cui mancano le trascrizioni – spiega – In grassetto, quelle di cui il pubblico ministero ha sbagliato a comunicare il numero di registro e in blu, infine, quelle trascritte ma non richieste, almeno da noi». Di tutte, è stata finora mantenuta solo la trascrizione in lingua originale: il siciliano.

[Foto di bibendum84]


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Si avviava verso la metà uno dei processi più importanti in corso a Catania. Ma a niente sembrano essere serviti i tentativi di fare presto della procura etnea. La malattia di uno dei giudici a latere e il suo prossimo trasferimento hanno fatto rischiare oggi una sospensione secca del procedimento, portando comunque a un suo rallentamento. In aula, intanto, l'accusa fa il punto sulle registrazioni ambientali in mano ai periti: con una variopinta lista di errori

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