I Sindaci occupano l’assessorato Autonomie locali. Elezioni di domenica prossima in forse?

Un gruppo di Sindaci dei Comuni siciliani – coni testa i primi cittadini della provincia di Ragusa – si accinge ad occupare la sede dell’assessorato regionale alle Autonomie locali.

I Sindaci sono arrivati stamattina a Palermo con quattro pullman. Una protesta dai toni duri, annunciata nei giorni scorsi. Motivo: la Regione siciliana non ha erogato agli Enti locali dell’Isola quanto stabilito dalla legge: e, cioè, 256 milioni di euro per l’anno in corso. Da qui la protesta.

Nei giorni scorsi i Sindaci dei Comuni del Ragusano – che da due mesi non hanno più i soldi per pagare i dipendenti – hanno annunciato che domenica prossima non apriranno i seggi elettorali. Se ciò avverrà potrebbero saltare le elezioni regionali, perché non potrebbero votare otto province su nove. Un gran casino. 

Va ricordato che la crisi finanziaria non colpisce soltanto i Comuni della provincia di Ragusa, ma un po’ tutti gli Enti locali dell’Isola. E’ stato calcolato che sono circa 200 i Comuni siciliani a rischio dissesto finanziario. Basti pensare che il Comune di Palermo, che a fine ottobre è ancora senza bilancio.

Perché quasi tutti i Comuni siciliani sono in deficit? Le responsabilità sono, in primo luogo, del Governo regionale. E’ stato il Governo presieduto da Raffaele Lombardo, nell’aprile di quest’anno, in occasione dell’approvazione della manovra economica e finanziaria, a rinviare l’erogazione delle somme in favore dei Comuni. Lombardo e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, a fronte di una situazione finanziaria difficile, hanno preferito privilegiare l’erogazione delle risorse finanziarie ad altri settori dell’amministrazione(in alcuni casi, foraggiando clientele:per esempio con la ‘mitica’ tabella H).

I conti di hanno fatti gli stessi Sindaci: la Regione deve erogare ai Comuni 256 milioni di euro circa. Cosa risponde il Governo Lombardo? Che in ‘cassa’, pronti per essere erogati, ci sarebbero 67 milioni di euro. Ovvero circa un quarto delle somme che i Comuni chiedono. Da qui l’interruzione del dialogo. E la decisione, stamattina, di occupare la sede dell’assessorato regionale alle Autonomie locali.

Naturalmente, la crisi finanziaria dei Comuni siciliani non è solo il frutto della mancata erogazione dei fondi regionali. A rendere difficile, se non impossibile, la vita di tanti Comuni siciliani sono state le scelte, adottate in questi anni dal Governo Lombardo-Pd, in materia di acqua e rifiuti.

Il Governo Lombardo, d’accordo con una screditata Assemblea regionale siciliana (il riferimento, ovviamente, è all’Ars uscente, che Dio l’abbia in ‘gloria’), ha impedito il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, così come previsto da un referendum popolare votato dagli italiani lo scorso anno. Gli stessi Sindaci, insieme con il Forum per l’acqua pubblica, hanno presentato all’Ars un disegno di legge di iniziativa popolare per il ritorno alla gestione idrica pubblica. Ma Governo Lombardo-Pd e Ars hanno affossato il provvedimento per tutelare gli affari dei privati. Un Parlamento e un Governo regionali al servizio delle lobby. Penoso. Di fatto, un modo per calpestare l’Autonomia siciliana.  

Non solo. Il Governo Lombardo-Pd, in questi anni, ha provato in tutti i modi ad agevolare gli affari dei privati in materia di gestione dell’acqua. Nonostante fosse dimissionario, il Governo Lombardo ha continuato a inviare commissari nei Comuni per agevolare le gestioni private.

Dal giorno in cui si è dimesso fino al pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) sulla legge regionale ‘blocca-nomine’, i Sindaci di tanti Comuni siciliani hanno dovuto lottare contro i commissari illegittimi inviati dalla premiata ditta Lombardo & company. Poi, com’è noto, è arrivato il pronunciamento del Cga che ha dichiarato illegittime tutte le nomine del Governo Lombardo successive all’entrata in vigore della legge ‘blocca-nomine’. 

Solo che il danno provocato dal Governo regionale ai Comuni siciliani è notevole. Perché le ‘bollette’ dell’acqua  rifilate ai cittadini, con l’arrivo dei privati, sono aumentate. E sono anche aumentati gli oneri per i Comuni. La vicenda dei Comuni è molto grave, perché ci sono casi in cui qualche assessore della giunta Lombardo si occupava di acqua poco prima di entrare nel Governo. Una brutta storia, insomma. Molto brutta.  

Ma il danno più grosso Lombardo e compagni (è il caso di dirlo, visto che la giunta regionale è stata sponsorizzata dai ‘compagni’ del Pd siciliano, con in testa il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici, e Giuseppe Lumia) lo hanno prodotto con la gestione dei rifiuti.

Di fatto, la Sicilia non ha un Piano per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Si va avanti con le vecchie discariche, in parte controllare dai privati (alcune discariche – per esempio quella di Siculiana, in provincia di Agrigento – da pubbliche sono diventate private). Gestori privati che si fanno pagare dai Comuni a ‘sangue di papa’.

Da qui la crisi finanziaria dei Comuni, che non hanno più soldi da dare ai gestori delle discariche private.

Riassumendo: niente soldi dalla Regione, che non ha ancora erogato ai Comuni i fondi previsti dalle leggi. E acqua e rifiuti sempre più costosi. Inevitabile il collasso finanziario.

I primi ad alzare bandiera bianca sono stati i Sindaci della provincia di Ragusa (anche se, in verità, la scorsa settimana anche Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, ha annunciato la dichiarazione di dissesto finanziario).

I danni prodotti dal Governo regionale sono gravissimi. A quattro giorni dal voto abbiamo il dovere di informare i cittadini siciliani dei danni provocati dal Governo Lombardo-Pd.

Con la vecchia legge, in caso di dissesto finanziario di un Comune a pagare era lo Stato. Con la nuova legge la musica è cambiata. A pagare, infatti, vengono chiamati i cittadini del Comune che va in dissesto con l’aumento di tasse e imposte o con nuovi balzelli.

A pagare, come al solito, saranno gli ignari cittadini.  

Un motivo in più per riflettere prima di dare il voto. Ammesso e non concesso, con l’aria che tira, che domenica si voterà.


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