I R.E.M. si sciolgono, Catania ricorda «Un concerto da centro del mondo»

«Un uomo saggio una volta disse: “La vera abilità nel partecipare a una festa è sapere qual è il momento giusto per andare via”. Insieme abbiamo costruito qualcosa di straordinario. Ci siamo riusciti, ma adesso è il momento di lasciare». Così Michael Stipe, cantante dei R.E.M, annuncia al mondo lo scioglimento della band dopo 31 anni di attività. Lo fa attraverso il sito ufficiale e la pagina Facebook.

Per i catanesi i R.E.M. rappresentano molto più di un gruppo storico del rock mondiale. Grazie a loro Catania è stata per un giorno al centro del mondo. Era il sei agosto del 1995 e la band statunitense si fermava allo stadio Cibali come unica tappa italiana del tour estivo. In una città che allora acquistava il 90% dei dischi del gruppo venduti in Italia.

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«Un gesto d’amore nei confronti di Catania, dell’amicizia e della semplicità di essere rock star». La sintesi di quell’evento sta nelle parole di Francesco Virlinzi, produttore discografico e amico della band. L’artefice di quel 6 agosto di sedici anni fa. Un rapporto speciale tra i R.E.M e Catania. Un amore ricambiato, come spiega efficacemente Giorgio, uno di quelli che «Io c’ero», in questo aneddoto.

Purtroppo è rimasto un caso isolato per la città. «Adesso per un concerto decente bisogna andare al nord – scrive Arturo sul gruppo Facebook creato per ricordare quel giorno – Non esistono strutture ed organizzazione, quello dei Rem è rimasto solo un ricordo, un evento storico». Dello stesso avviso Fabio: «È rimasto nella testa e nel cuore di chi allora aveva vent’anni non tanto per l’evento in sé, ma perché per la prima volta si materializzava a Catania, davanti a noi, qualcosa che sembrava impossibile da raggiungere. Fu molto più di semplice evento. Fu un concetto, un’idea».


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L'annuncio è arrivato dopo 31 anni di attività. Quella tra la città e il gruppo statunitense è la storia di un amore ricambiato, che tocca il punto più alto nel live del 6 agosto del 1995. Un'idea diventata realtà grazie a Francesco Virlinzi, ma anche un evento che è rimasto un caso unico nella storia catanese

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