Due parlamentari del movimento 5 stelle difendono anche l'assessore ai beni culturali, mariarita sgarlata
I grillini a Crocetta: “Da irresponsabili mettere fuori dalla Giunta Nicolò Marino”
DUE PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE DIFENDONO ANCHE L’ASSESSORE AI BENI CULTURALI, MARIARITA SGARLATA
Non ha risparmiato critiche a Confindustria Sicilia e, segnatamente, a Giuseppe Catanzaro, uomo forte dei rifiuti in Sicilia. Adesso il governatore Rosario Crocetta potrebbe presentargli il conto, sbattendolo fuori dalla Giunta in occasione del rimpasto.
In difesa dell’assessore all’Energia, Nicolò Marino, scendono in campo i parlamentari di Sala d’Ercole del Movimento 5 Stelle: E’ da irresponsabili – affermano le deputate Angela Foti e Valentina Palmeri – in un momento come questo, in cui si decide il futuro del servizio rifiuti e di quello idrico, pensare di rimuovere Marino. Non vorremmo che dietro questa decisione ci fosse il tentativo di mettere un amico dei poteri forti nella gestione di servizi fondamentali per la collettività. Crocetta ci ripensi.
Ma quanto conta Crocetta in questo Governo? La domanda non è peregrina, perché la Sicilia, da qualche anno a questa parte, è terra di conquista. Gli americani stanno avviando il Muos a Niscemi e se ne fottono della protesta della popolazione.
Ad Augusta le raffinerie inquinano da anni e non gliene frega niente a nessuno. A Gela l’Eni fa il bello e il cattivo tempo: inquina il mare e l’aria in cambio di 700-800 posti di lavoro. Nella Valle del Mela, in provincia di Messina, l’Enel piazza tralicci mortali dove gli pare. C’è da stupirsi se chi si è impossessato dell’acqua e, soprattutto, chi spadroneggia tra i rifiuti imponga al debole presidente Crocetta di ‘sbarellare’ dalla Giunta un assessore rompiscatole?
Le deputate grilline, da parte loro, sollecitano una retromarcia anche sull’assessore ai Beni culturali, Mariarita Sgarlata, che nei pochi mesi alla guida dell’assessorato ha dimostrato di essere tra gli assessori meno scandalosi della Giunta.
Troviamo che questo rimpasto – concludonono le parlamentari – sia dettato dall’esigenza di distribuire mance piuttosto che da quella di dare risposte ai reali bisogni della Sicilia.