I Forestali, gli sprechi e gli incendi

La legislatura siciliana si è interrotta alcuni mesi prima della scadenza, l’estate è costellata da incendi devastanti e qualcuno si chiede perché mai, nonostante un vero esercito a difesa degli esigui boschi siciliani, si debbano subire sconfitte così devastanti.

Da 60 anni si è molto più abili a incrementare le truppe a difesa dei boschi che le aeree boschive. La Sicilia è fanalino di coda insieme alla Puglia come superficie boschiva in rapporto al territorio. Il comparto assorbe 400 milioni di euro con una spesa per ettaro di circa 1500 euro contro i 350 della Campania che virtuosa certo non è.

Auguriiiiiii!!!!!

I numerosi governi che si sono succeduti, e soprattutto i due ultimi presidenti investiti dal consenso popolare, si sono ben guardati da immaginare soluzioni alternative. Quando poi si passa a esaminare la produttività del bosco, la capacità di essere fonte di reddito e non solo di spesa, le moderne concezioni che coniugano salvaguardia del patrimonio naturale con utilizzo delle risorse e tutela della fauna e delle specie rare, la distanza dagli esempi più validi divengono abissali.

Calabria, Sicilia e Campania con poco meno del 15% delle aree boschive nazionali e una spettacolare simmetria tra clientela e spreco, mafia e vanificazione delle risorse, assorbono oltre il 70% della spesa nazionale destinata alla salvaguardia dei boschi.

Come è possibile uscire dal pantano che costringe i Siciliani a guardare ogni estate le proprie montagne bruciare, i media interrogarsi sulle origini degli incendi, e i rituali quanto inutili buoni propositi dei responsabili di turno? All’arrivo delle piogge tutto svanisce, la natura si addormenta e anche i progetti di riforma entrano nel loro letargo stagionale.

La Norvegia ha un esercito di circa 19000 uomini, la Regione siciliana, 27.000 forestali. Potremmo continuare con le cifre, raffrontare la Sicilia alle altre regioni, paragonarla al Canada o all’Inghilterra. Ne trarremmo soltanto triste e sconsolate considerazioni.

Ma i candidati alla Presidenza della Regione non possono sottrarsi a questo problema. Occorre fantasia e determinazione. L’Italia e il mondo sono pieni di buoni esempi da seguire, ma si tratta di accettare che uomini e donne tenuti sotto scacco dai loro referenti politici conquistino la libertà.

La disarticolazione delle vecchie alleanze rende possibile processi nuovi. Vedremo chi troverà il coraggio di affrontare uno dei nodi scorsoi della politica siciliana.

Nota a margine

Non è mi abitudine intervenire sugli articoli di chi scrive nel nostro giornale. In questo caso intervengo per segnalare due questioni. 

In primo luogo, va detto che, quest’anno, il numero,l’estensione e i danni prodotti dagli incendi nelle aree verdi della Sicilia sono il risultato non soltanto del caldo – che in Sicilia, in estate, è una costante – ma della disorganizzazione che è il frutto di un Governo regionale imbelle.

Noi siamo testimoni:i sindacalisti già a maggio, se non prima, hanno chiesto al Governo di approntare le risorse per la prevenzione degli incendi. Se a luglio e ad agosto il sottobosco non è stato ripulito dalle sterpaglie, gli incendi sono una conseguenza quasi matematica. Purtroppo, né il presidente Lombardo, né i suoi assessori ‘tecnici’ hanno compreso questo principio elementare.

La verità è che in Sicilia, quest’anno, abbiamo trovato i soldi – decine e decine di milioni – per la tabella H, per i consulenti e per mille altre clientele che non sto qui ad elencare, ma non si sono trovare le risorse per avviare nei tempi prestabiliti le attività di prevenzione degli incendi nei boschi. Questo è un fatto oggettivo.

In secondo luogo va detto che non tutti i 27 mila operai della Forestale sono addetti alle attività antincendio. Le attività della Forestale, in Sicilia, dovrebbero essere molteplici: ma questo presuppone un assessore regionale all’Agricoltura degno di questo nome e dirigenti generali altrettanto validi. Spiace dirlo, ma negli ultimi quattro anni non abbiamo avuto né l’uno, négli altri.  

Forse da quando è arrivato Francesco Aiello – che di certo è uno dei migliori assessori all’Agicoltura che la Sicilia può avere in questo momento – qualcosa è mutata. Ma lo stesso Aiello ha trovato una situazione deteriorata.

Forse, finita l’emergenza, con un nuovo Governo un po’ più responsabile dell’attuale, sarebbe opportuno avviare un serio dibattito sulla gestione non solo dei boschi, ma di tutte le aree protette della Sicilia.

Certo, 27 mila addetti sono tanti. Ma se utilizzati bene potrebbero essere una risorse e non un problema. Nei Paesi seri la forestazione produttiva non è uno slogan, ma una cosa seria.  La Sicilia ha le università, ha le risorse finanziarie (i fondi europei che non riusciamo a spendere), ha le intelligenze professionali. Manca la politica, quella con la ‘P’ maiuscola. Con la buona politica tanti problemi potrebbero essere risolti.  

g.a.


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