Homo Faber, la mostra fotografica di Maria Di Miceli Città che parlano attraverso gli occhi dell’osservatore

Le città parlano. Anche (o soprattutto) a chi le visita per la prima volta. Ciò che comunicano però non è lo stesso messaggio per tutti. La cosa vista è insita nel modo di vedere dell’osservatore. Negli scatti di un artista/viaggiatore, ciò che diventa interessante è cosa il protagonista cerca spontaneamente là dove il viaggiatore trova accidentalmente. Nell’artista Maria Di Miceli, che inaugura domani 7 giugno – e visitabile fino al 19 dello stesso mese – alla Fabbrica 102 la propria mostra fotografica intitolata Homo Faber, è evidente la ricerca delle geometrie, l’ossessione e la ricerca di dettagli che decontestualizzano le cose dalla loro funzione abituale e scombinano le gerarchie. Sono spesso dettagli che non polarizzano abitualmente l’attenzione dell’osservatore comune ma l’artista li vuole al centro della composizione. 

La serie si presenta come una caccia al tesoro, durante la quale raccogliere gli indizi per ricomporre un luogo, le cose del luogo che l’artista ha cercato e il viaggiatore ha scoperto. Quando il viaggiatore si imbatte nella figura umana (a un certo punto addirittura nella propria, attraverso uno specchio), questa si imprime nello scatto. E l’artista viene colto impreparato, seppure sia ‘costretto’ a tenerne conto. Quindi solo ombre o riflessi o immagini finite per caso nella foto, come la donna al telefono di spalle. 

Eppure l’essere umano è costantemente presente nelle cose. Quello che l’artista/viaggiatore Maria Di Miceli ricostruisce è infatti un paesaggio strettamente connesso alle attività umane e per questo in continuo divenire. Già a partire dal titolo della serie, Homo Faber, la relazione dell’uomo con i luoghi è dichiarata, così come la possibilità che i luoghi offrono di un continuo atto creativo legato alla percezione. L’oggettività delle cose non esiste e se esistesse non sarebbe altrettanto interessante. Quella che osserviamo è la Sydney che il viaggiatore-artista Maria Di Miceli ha catturato nell’inverno del 2015 con la sua Nikon D5000.

Nota sull’artista

Maria Di Miceli nasce a Palermo nel 1979. Dal 1990 vive a Verona. Impiegata nel settore farmaceutico, da sempre subisce il fascino della fotografia e nel 2008 compra la sua prima Reflex, iniziando un percorso formativo con il maestro Fernando Zanetti. Con lui scopre il potenziale del mezzo e comincia una ricerca personale che, scatto dopo scatto, la spinge a decidere di portare la sua fotografia ad un livello maggiormente maturo e professionale. La visita al Vittoriale degli italiani, ultima dimora del celebre poeta Gabriele D’Annunzio, segna una svolta nella forma mentis di Maria e la nascita del suo primo progetto artistico organico, seguito da molti altri, in un work in progress di costante ricerca. Le sue fotografie si pongono come mezzo per trasmettere emozione e dialogo con lo spettatore. La stessa assenza di titolo mira a stimolare l’interpretazione personale, unica e soggettiva.


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