Dopo la rinuncia all’iscrizione in A1 della Hcu Catania, il gruppo di atlete che componevano la squadra ricomincia dal campionato di serie A2, stavolta difendendo i colori della Polisportiva hockey Valverde. Il presidente Antonino Corsaro spera così di riportare l’hockey etneo ai massimi livelli
Hockey prato, Hcu Catania ricomincia da Valverde Il presidente della Polisportiva: «Adesso ripartiamo»
Dallo scudetto del 2014 alla rinuncia alla partecipazione alla Serie A1. È stata questa la triste parabola della Hcu Catania hockey femminile, iniziata lo scorso marzo con l’inagibilità della struttura di Valverde a causa di voragini e avvallamenti che lo hanno reso impraticabile. Da allora, le ragazze allenate dall’argentina Trinidad Canon sono state costrette a giocare in trasferta le rimanenti partite casalinghe di campionato: elemento che, assieme alla penalizzazione di due punti ricevuta per non aver disputato la partita contro il Cernusco, ha di fatto eliminato le etnee dalla corsa scudetto. La necessità di organizzare trasferte supplementari, poi, ha messo in grande difficoltà economica il club che, in vista dell’inizio della stagione 2017-2018, ha deciso di formalizzare il doloroso passo indietro.
La chance di una rinascita, adesso, è fornita dalla Polisportiva hockey Valverde, che permetterà al gruppo di giocatrici ex Hcu Catania di ricominciare dalla Serie A2: questo grazie al fondamentale lavoro svolto dal presidente della Polisportiva Antonino Corsaro. «L’iscrizione alla Serie A2 è arrivata tardivamente: dopo aver rinunciato alla A1, l’Hcu ha infatti richiesto la partecipazione al campionato di categoria inferiore che, però, la federazione non ha potuto concedere a causa della precedente rinuncia. Abbiamo quindi pensato di continuare l’attività con la Polisportiva Valverde: un modo – afferma Corsaro – per garantire che il gruppo di ragazze potesse proseguire ad allenarsi e giocare».
«A livello simbolico – prosegue Corsaro – questa ripartenza è fondamentale. La decisione di andare avanti è stata ovviamente concertata con le ragazze: potevano decidere di dire basta, invece l’attaccamento e la voglia di continuare è stata tanta. Queste atlete hanno ancora voglia e interesse di scommettersi». La squadra vede intatto il suo gruppo storico, anche se deve soffrire le partenze delle straniere Huertas, Alvarez e Novillo e soprattutto di tre elementi cardine come le nazionali azzurre Eleonora Di Mauro, Dalila Mirabella e il portiere Giuliana Marletta: Di Mauro è andata a giocare in Belgio, mentre Marletta e Mirabella sono approdate alla San Saba (Roma). «Inseriremo qualche ragazza delle giovanili, per farla crescere un po’. Obiettivi stagionali? Vogliamo evitare di fare proclami – ribadisce Corsaro – per adesso pensiamo a consolidare la nostra situazione, passo dopo passo. Ci siamo iscritti, ci stiamo allenando e vediamo di verificare l’aspetto economico. Il gruppo è tranquillo e motivato, molto unito, con la voglia di tornare al posto che gli compete: ci stiamo muovendo meglio anche per rivedere il settore giovanile. Paradossalmente questa situazione (il campionato di A2 comincia in primavera, ndr) ci sta permettendo di lavorare con meno stress, programmando tutto con più calma».
I mesi che separano Valverde dall’inizio della stagione, poi, saranno importanti anche per capire quale sarà la sede deputata a ospitare gli incontri casalinghi. La situazione più facile dovrebbe riguardare il campo Dusmet: «L’iter per ottenere il finanziamento è concluso. Il Coni adesso dovrà indire la gara per i lavori, sperando che la ditta vincitrice prima si occupi del manto e poi del resto. Per ciò che riguarda il campo di Valverde – precisa Corsaro – sulla carta i lavori sarebbero più semplici, ma ci sono incognite che riguardano l’amministrazione comunale e l’attesa di ulteriori indagini geologiche». In mezzo a tanti dubbi, purtroppo, emerge una certezza amara: «Da parte delle istituzioni appare un disinteresse assoluto, a tutti i livelli. Non appare neanche la volontà di risolvere i problemi: c’è stata solo qualche voce dovuta. Abbiamo avuto forse più solidarietà dall’esterno: a livello locale, invece, ci si limita a prendere atto delle situazioni, rinviando le decisioni».