Governo, il Pd rincorre Rosario Crocetta…

C’è grande attesa, oggi, sotto il cielo della politica siciliana. Per la prima volta, a Palazzo d’Orleans, sede del Governo della Regione, siede un presidente che non è solo di Sinistra, ma – e qui sta la vera novità – che sta dimostrando anche di essere sganciato dai Partiti e, in generale, dalla politica tradizionale.

Nel passato la Regione è stata condizionata – e qualche volta anche governata – da personalità legate al mondo della Sinistra. Alla fine degli anni ‘50 Emanuele Macaluso era uno dei protagonisti dell’operazione Milazzo: ma operava per conto del segretario del Pci dell’epoca, Palmiro Togliatti.

Negli anni ’70 i comunisti governavano, di fatto, la Sicilia, insieme alla Dc, attraverso il gioco consociativo delle commissioni legislative dell’Ars, per l’occasione ‘insignite’ di poteri tipici dell’esecutivo. Ma, anche in questo caso, era il Pci romano che controllava tutto (compresi gli appalti pubblici in ‘quota’ comunista).

Nei primi anni ’90, con il Governo regionale di Giuseppe Campione, il Pci già Pds governava – e non governava male – per poco più di un anno la Sicilia: sempre sotto l’egida di Roma. E tutta romanocentrica è l’operazione, in verità un po’ trasformista, che alla fine degli anni ’90 porterà alla presidenza della Regione per meno di un anno il diessino, Angelo Capodicasa.

A giudicare dai risultati delle elezioni del 28 ottobre scorso, sembrava che la Sicilia dovesse essere governata dal Pd. Sembrava che Rosario Crocetta, oggi presidente della Regione, già eletto al Parlamento europeo nelle file di questo Partito, dovesse essere un presidente a tutti gli effetti del Pd. Le cose, invece, non stanno andando così. Che succede?

All’indomani delle elezioni regionali, una dichiarazione del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, passa inosservata. “I Partiti politici – dice Orlando – sono finiti”. Qualche giorno dopo gli fa eco il Sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi: “Ha ragione Orlando: i Partiti non ci sono più. Se nella mia città non sono candidato, il mio Partito, il Pdl, si ferma a meno di tremila voti. Si vado in lista i voti si moltiplicano. La gente non segue più i Partiti, segue le persone”.

Partiti politici senza più credibilità? Di certo con minore credibilità. A dimostrarlo, per chi li vuole ‘leggere’, ci sono proprio i risultati delle elezioni regionali. Il Pdl, che alle regionali non ha mai fatto grandi numeri, ma che era pur sempre un Partito di tutto rispetto, esce ridimensionato. Il Pd che, nel 2008, per una somma di fattori favorevoli (tre liste che si sono fermate per pochissimi voti sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento), aveva raccolto il 18 per cento dei voti e 36 parlamentari, scende al 14 per cento e perde oltre 20 parlamentari (volendoli contare, come ha fatto impietosamente Matteo Renzi nella sua recente visita in Sicilia, il Pd siciliano ha perso circa 200 mila voti).

L’ex Mpa di Raffaele Lombardo, oggi Partito dei Siciliani, nel 2008 aveva raggiunto il 14 per cento con la propria lista e un altro 9 per cento con altre due liste di appoggio (entrambe rimaste sotto lo sbarramento del 5 per cento); lo scorso 28 ottobre si ferma al 9 per cento, perdendo 14 punti circa di percentuale (circa 260 mila voti in meno rispetto a 4 anni fa).

L’analisi potrebbe continuare con altre forze politiche tradizionali, tutte, chi più, chi meno, ‘bastonate’ alle ultime elezioni regionali (alcune rimaste fuori dall’Ars non avendo raggiunto il 5 per cento, come Italia dei Valori, Futuro e Libertà, per non parlare di altre formazioni che, pur avendo superato a malapena il 5 per cento, hanno lasciato sul campo personalità di alto spessore risultate non elette).

La sorpresa – che poi tanto sorpresa non è stata – è rappresentata dal 15 per cento del Movimento 5 Stelte di Beppe Grillo. E dal successo della lista Crocetta (quasi l’8 per cento dei consensi partendo da zero).

E’ in questo scenario che si inserisce il post elezioni de presidente Crocetta. Che, a fronte di una crisi, a tratti anche drammatica, dei Partiti politici tradizionali, sta iniziando a costruire un percorso che tiene conto di un’indicazione forte venuta fuori dalle urne: e cioè che gli elettori, oggi, seguono sempre di più gli uomini e sempre di meno i Partiti tradizionali.

In queste ore assistiamo a un Pd siciliano, decimato dalle ultime elezioni regionali, che insegue Crocetta, provando a riproporre, di fatto, la vecchia politica. Un Pd che raccoglie il consenso attorno alla formazione professionale, con un rapporto a tratti un po’ ‘incestuoso’ con il sindacato (la riunioni romane, nella sede della Cisl, al cospetto del ‘capo’ Raffaele Bonanni, che designa Luigi Cocilovo quale assessore: con Crocetta che respinge la designazione, perché considera lo stesso Cocilovo espressione della vecchia Prima Repubblica).

Un Pd che, per bocca del suo in verità un po’ ‘fragile’ segretario regionale, Giuseppe Lupo, che ripropone gli assessori ‘politici’ da inserire nella giunta Crocetta: con il presidente che, almeno fino ad oggi, respinge la proposta, ribadendo che il suo dovrà essere un “Governo di alto profilo”.

Secondo alcuni osservatori, si starebbe ripetendo quello che abbiamo già visto con l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo. E cioè un presidente che, forte del proprio ruolo di inattaccabile (per mandare a casa un presidente della Regione, con l’attuale legge, l’Ars deve andare a casa), deciderebbe tutto. E’ un’interpretazione che nn ci convince.

Noi notiamo una differenza sostanziale tra Lombardo e Crocetta. La seconda fase del ‘lombardismo’ è stata sì caratterizzata dalla presenza di Confindustria Sicilia nel Governo. Ma è stata una presenza minoritaria e tenuta comunque sotto ‘osservazione’. Il ‘pallino’ lo teneva sempre Lombardo. Tant’è vero che la riforma dei Consorzi Asi – ed è solo un esempio – è stata osteggiata da una certa parte politica e da ambienti mafiosi. E, di fatto, è stata lasciata a metà.

Oggi lo scenario è mutato. La politica tradizionale – con tutto quello che c’è dietro (anche ciò che non è proprio edificante) – non controlla più la ‘macchina’. E’ questa la vera novità e la vera differenza tra l’esperienza di Lombardo e Crocetta.

Non solo. Come era prevedibile, il presidente Crocetta sta provando a ‘capitalizzare’ in termini politici (e secondo noi anche elettorali con riferimento alle ormai imminenti elezioni politiche nazionali), la propria esperienza di Governo. Anche valorizzando l’Autonomia siciliana che Lombardo ha utilizzato strumentalmente.

E’ probabile che Crocetta pensi a una nuova formazione politica. Magari con una nuova esperienza aperta al territorio. Magari seguendo la regola, ormai consolidata, stando alla quale il consenso non va più in direzione dei Partiti politici tradizionali, ma delle persone. Magari dei Sindaci…

 


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