Si chiama Iresa e fa parte della bozza di programmazione economica pensata dall'assessore Alessandro Baccei. In Italia, sono sei le regioni ad averla adottata, compreso il Lazio che in occasione di Expo si è visto fissare dal governo Renzi un tetto massimo all'imposta
Governo Crocetta pensa a tassa su biglietti aerei Esperto: «Un peso per passeggeri meno abbienti»
Si chiama Iresa e potrebbe diventare l’ennesima, piccola tassa che ci ritroveremo a pagare ogni volta che compreremo un biglietto aereo. Ad aver pensato all’istituzione dell’«imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili» è il governo Crocetta, inserendola nella bozza di finanziaria che prossimamente verrà discussa all’Ars.
La possibilità di veder lievitare ulteriormente i prezzi dei voli – in un periodo in cui il costo del trasporto aereo da e per la Sicilia ha registrato un aumento, anche se proprio in questi giorni alla Camera si è tornato a discutere di continuità territoriale – ha suscitato diverse critiche. Sono infatti molti a ritenere la proposta dell’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei un modo per fare cassa. A spese dei siciliani, e più in generale della capacità dell’isola di attrarre flussi turistici.
Nel documento, che rappresenta il punto di partenza per la programmazione economica, non si parla di cifre delegando a un «regolamento» il compito di disciplinare l’imposta. Tuttavia, nonostante il clamore generato, l‘Iresa non sarebbe un’invenzione del governo Crocetta. La tassa è stata ideata già 15 anni fa, quando il Parlamento la inserì nella legge 342/2000 riguardante le misure in materia fiscale. L’articolo 92 descrive i criteri con cui calcolare l’importo – all’epoca ancora in lire – che le compagnie aeree avrebbero dovuto pagare, in maniera proporzionale al peso del velivolo utilizzato.
Da allora, le regioni ad aver adottato l’imposta sono sei. Tra di esse, il Lazio dove l’Iresa è entra in vigore nel 2013. La storia della tassa sulle emissioni sonore è stata però parecchio travagliata, fino ad arrivare alla decisione da parte del governo Renzi che in vista dell’Expo decise di fissare il valore massimo del parametro a 50 centesimi. Una cifra nettamente al di sotto rispetto alle soglie previste dal governo regionale, che per questo motivo ha deciso di fare ricorso contro la presunta incostituzionalità dell’azione statale. Ricorso che però è stato rigettato dalla Corte costituzionale.
Ma al di là della cornice normativa, a far discutere è l’opportunità per la Sicilia di introdurre una nuova tassa. Tra i critici anche Andrea Giuricin, docente Finanza pubblica all’