Il tribunale amministrativo regionale ha bocciato l'iter autorizzativo che avrebbe portato all'installazione di una centrale eolica da 137 megawatt sul litorale tra Gela, Licata e Butera. Numerosi i difetti di istruttoria riscontrati. Esulta il comitato No Peos: «Tutela del patrimonio di tutti»
Golfo di Gela, Tar blocca parco eolico sul mare «Vittoria di coloro che credono nella bellezza»
«Questa non è politica, è tutela del patrimonio di tutti, a qualsiasi colore si appartenga». Il pittore Giovanni Iudice è raggiante, e pazienza se dimentica che la politica dovrebbe proprio essere la tutela del patrimonio di tutti. Nel corso degli anni l’artista gelese è stato tra i principali promotori del Comitato No Peos, che da Licata a Gela, passando per Butera, si è battuto contro il progetto di una centrale eolica offshore da 137 megawatt per la produzione di energia elettrica nel Golfo di Gela, nel tratto di mare che riguarda la costa ricompresa tra Macchitella (Comune di Gela) e Punta delle due Rocche (Comune di Butera). Ieri il comitato ha festeggiato la bocciatura, attraverso una sentenza, che il Tribunale Amministrativo Regionale ha emesso nei confronti del maxi parco eolico che la Mediterranean Wind Offshore avrebbe voluto realizzare. Eppure il progetto, presentato nel 2014, aveva ottenuto le necessarie autorizzazioni ministeriali.
I giudici amministrativi hanno accolto quasi per intero le richieste formulate dai legali di associazioni ambientaliste e culturali del territorio, nonché dello stesso gruppo societario che possiede il Castello di Falconara, dove era prevista la realizzazione dell’impianto. Numerosi i difetti di istruttoria riscontrati nella Via (Valutazione di Impatto Ambientale) che era stata data. Ad esempio, scrive il Tar, «appare evidente l’illegittimità dell’esclusione della Soprintendenza del Mare dal procedimento, fermo restando che l’autorizzazione delle opere comporterebbe un danneggiamento irreversibile di beni di natura archeologica e culturale». Inoltre «l’area risulta interessata anche dal Castello di Falconara di assoluto pregio culturale, architettonico ed artistico e quindi l’opera doveva essere sottoposta ad autorizzazione paesaggistica». E ancora «il piano territoriale paesistico della Provincia di Caltanissetta nelle aree comprese tra i siti di interesse comunitario di Manfria e Rupi di Falconara vieta anche la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili».
Anche l’impatto visivo nell’autorizzazione è stato liquidato in due righe, mentre le pale eoliche sarebbero comunque sorte ad appena due miglia dalla costa. «Si consideri – specifica la seconda sezione del tribunale amministrativo – che l’opera finale consiste nella posa sul fondale di 38 turbine con una altezza della parte emersa pari a 80 metri e un diametro del rotore pari a 113 metri, mentre l’altezza raggiunta da una pala nel corso della rotazione è di circa 135 metri». A seguire il procedimento sono stati gli avvocati Giovanni Puntarello e Chiara Modica Donà Dalle Rose. Quest’ultima, che viene da Venezia, ringrazia inizialmente il pittore Iudice che «mi spinse a occuparmi di pale eoliche e della tutela della sua città». Per poi raccontare anche il contributo «dell’ottimo Soprintendente Sebastiano Tusa che condivise la nostra visione di tutela del paesaggio contribuendo con la sua sapiente eloquenza ed esperienza». Mentre l’artista gelese dedica la vittoria «a coloro che credono nella bellezza, elemento salvifico ed economico per il futuro dei nostri figli».