L'uomo e la sua famiglia vivono in condizioni di disagio abitativo. La speranza arriva con la concessione di una casa tolta alla mafia. Dopo due giorni però in quell'immobile entra un'altra famiglia, non iscritta a nessuna lista per l'emergenza, ma con l'autorizzazione del Comune
Gli assegnano un bene confiscato, ma danno le chiavi ad altri La storia di Enzo Di Piazza, con moglie e figlie in cerca di casa
«Ho subito un abuso dal Comune di Palermo, dal settore Dignità dell’abitare». Ne è convinto Enzo Di Piazza, 45 anni, che con sua moglie e le sue quattro figlie vive in condizioni di grave disagio abitativo e da qualche mese è finito suo malgrado in una vicenda che ha dell’incredibile. Di Piazza perde il lavoro alcuni anni fa, si trattava di un’occupazione precaria, che non è più stato in grado di mantenere a causa di un brutto incidente. Da allora solo dei lavori saltuari e nel 2018 arriva anche lo sfratto per morosità. Dopo diverse vicissitudini, alla fine, la speranza arriva con lo scorrimento della lista per l’emergenza abitativa e la possibilità dell’assegnazione di un bene confiscato alla mafia.
«Il 20 aprile vengo convocato insieme alla mia famiglia per visionare un alloggio confiscato alla mafia – racconta a MeridioNews – Abbiamo accettato immediatamente. Il giorno successivo viene comunicato alla dirigente tramite relazione che si poteva procedere all’assegnazione. Il 22 aprile, invece, le chiavi di quella casa vengono consegnate a un’altra famiglia. Una famiglia che non ha nessun problema legato all’emergenza abitativa, anzi, siamo venuti a conoscenza che sono titolari di due case di riposo per anziani».
La vicenda assume i contorni di un errore burocratico e Di Piazza decide di reagire. «Abbiamo comunicato a tutti questa brutta vicenda e tutti sono consapevoli di quanto sta succedendo, anche il sindaco Orlando – continua – Il segretario personale del sindaco ci ha assicurato un incontro con lui due giorni fa, ma questo non è avvenuto. È la prima carica del Comune di Palermo, che comunque non sta intervenendo e io e la mia famiglia a oggi ci troviamo ancora fuori casa». Per questo da giorni Enzo Di Piazza, con la moglie e le bambine, ha parcheggiato la sua auto a piazza Pretoria, nella speranza anche solo che qualcuno si prenda in carico la sua situazione
«Mi sono dovuto rivolgere allora alla guardia di finanza – dice ancora – ho fatto una querela e un’integrazione. Sono ritornato a Piazza Pretoria con la mia famiglia e con la gente che ci sta appoggiando e sostenendo per far sì che mi vengano concessi i miei diritti. Al momento abitiamo all’interno di due vani dalle suore cappuccine di viale della Regione, ma siamo in scadenza, tecnicamente sarei dovuto essere fuori il 30 aprile».
La storia di Di Piazza, in effetti all’interno del palazzo delle Aquile c’è anche entrata, con una consigliera comunale che ha fatto richiesta di accesso agli atti chiedendo copia della determina dirigenziale con la quale è stata assegnata a casa all’altra famiglia, quella che tuttora la abita. «Dopo che la dirigente è stata informata della richiesta agli atti – conclude Di Piazza – solo allora ha formulato la determina, un mese dopo, giusto il giorno prima del controllo». Da palazzo delle Aquile, intanto, solo voci di corridoio, che sembrano finalmente essere orientate verso la giusta direzione, ma di Enzo Di Piazza e della sua famiglia, ancora si sa poco.