Gli abusivi dello shampoo e del pettine

Sono tanti. Forse troppi. Parrucchieri, estetiste, massaggiatori e via continuando. Girano di casa in casa proponendosi per questa o quell’attività artigianale. Lavorano ma non pagano le tasse. Abusivi a tutti gli effetti. Protagonisti di un’economia ‘sommersa’ che crea non pochi problemi a chi, invece, cerca di svolgere la propria attività nel rispetto della legge. Questione complessa e complicata in una Sicilia sempre più povera dove, ogni giorno, migliaia di persone si alzano la mattina inventandosi la giornata e, forse, la vita.
Che fare davanti a chi invade, spesso senza professionalità e con poca sicurezza per gli ignari utenti, le professioni altrui? Se ne è parlato ieri in un vertice convocato dalla commissione Attività produttive dell’Ars. Dove a darsi da fare sono due parlamentari che amano andare ‘dentro’ i problemi della Sicilia: Salvino Caputo, Pd, presidente della commissione legislativa, e Pino Apprendi, Pd, vice presidente della stessa commissione. Alla riunione erano presenti i rappresentati di Cna, Confartigianato, Claai, Lega delle cooperative, Casartigiani, Agci, i Comandanti della Polizia Municipale di Palermo e di Messina, i rappresentanti delle Camere di Commercio della Sicilia, i rappresentanti di Inail e Inps. E sono stati proprio gli esponenti di tutte queste categorie a fornire al parlamento dell’Isola un quadro allarmante della situazione.
“I rappresentanti delle categorie – spiega Pino Apprendi – hanno ribadito le ragioni per le quali bisogna intensificare la lotta all’abusivismo. Primo fra tutti il danno che può creare alla salute dei cittadini quell’esercito di parrucchieri, barbieri ed estetisti che, con la valigetta in mano, girano per le abitazioni non garantendo il minimo di igiene delle attrezzature e la qualità dei prodotti usati. E’ stato ribadito – aggiunge il parlamentare del Pd – che occorre disinnescare la concorrenza sleale che in questo particolare momento di crisi aggrava le condizioni di chi le tasse le paga regolarmente”.
Non è mancata, nel corso dei lavori della commissione legislativa dell’Ars, un’analisi sui ‘numeri. I rappresentanti di Inps e Inail hanno fornito un quadro allarmante della situazione, anche rispetto alla mancanza di personale dedicato ai controlli in questo settore. “E’ impensabile – aggiunge Apprendi – che si faccia la lotta alle attività abusive con pochissimo personale a disposizione. Ciò nonostante, Inps ed Inail, insieme, hanno scoperto in Sicilia 5850 casi di lavoratori in nero. L’Inail dispone soltanto di 13 ispettori per tutta la Sicilia. Il Comandante e il vice comandante dei Vigili urbani di Palermo hanno dichiarato che il Corpo, in un anno, ha svolto 7000 controlli, di cui 23 ad artigiani parrucchieri”. Nel corso dell’incontro è emerso che urge creare una unità di coordinamento che metta in rete i dati di ciascun ente.
“La Polizia Municipale di Palermo – racconta il presidente della commissione Attività produttive dell’Ars, Salvino Caputo – negli ultimi tre anni ha effettuato sette mila controlli con contestazioni di illeciti amministrativi e con deferimento di atti alla Procura della Repubblica. Ha inoltre scoperto evasioni tributarie per olre 35 milioni di euro, mentre su alcuni controlli disposti dai funzionari dell’ Inail su 47 imprese commerciali e artigianali, 40 non erano in regola con le norme di sicurezza e con personale in nero”.
Secondo Caputo, a Palermo si contano circa 4 mila imprese artigianali abusive. “E’ arrivato il momento – dice il presidene della terza commissione dell’Ars – di avviare iniziative finalizzate a contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale ed artigianale che, oltre a creare problemi di concorrenza e di lavori irregolari, crea pericoli per la sicurezza dei cittadini, visto che si tratta di attività che vengono svolte in abitazioni private o in magazzini privi dei più elementari requisiti di sicurezza” .
“Abbiamo raccolto il grido di allarme dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria – aggiunge il presidente della commissione Attività produttive dell’Ars – e oggi abbiamo avuto la conferma della necessità di intervenire per reprimere un fenomeno che sta creando sacche di illegalità, reclutando, in particolar modo, personale senza requisiti professionali e privi di qualsiasi copertura assicurativa e previdenziale”. “Abbiamo chiesto – conclude Caputo – di creare una banca dati comune a tutti gli uffici preposti ai controlli per ottenere una visione completa del fenomeno dell’abusivismo commerciale”.
Caputo e Apprendi si non impegnati a presentare un disegno di legge che recepisca la normativa nazionale in tema di Profilo unico e di scuole botteghe per favorire l’apprendistato.

 


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