Secondo una classifica pubblicata sul sito del ministero dell'Istruzione che tiene conto di una serie di parametri, il dipartimento di Legge del capoluogo etneo arriva dopo solo quello di Bologna. «Non siamo sorpresi - commenta il direttore Roberto Pennisi - Conosciamo i nostri successi»
Giurisprudenza, a Catania la seconda migliore d’Italia «Siamo un’eccellenza, ma dei successi si parla poco»
Il dipartimento di Giurisprudenza dell’università di Catania è considerato tra i migliori d’Italia. A riconoscerlo è la graduatoria pubblicata sul sito del ministero dell’Istruzione, che tiene conto del rendimento di professori, ricercatori e assistenti degli atenei nazionali. Secondo solo a Bologna, il dipartimento di Giurisprudenza catanese è stato selezionato dal Miur tra i 180 dipartimenti di eccellenza della Penisola. «È un risultato che accogliamo con grande soddisfazione – commenta il direttore Roberto Pennisi -, ma non ci coglie di sorpresa. La nostra era già stata designata terza tra le facoltà di fascia media in Italia».
Per capire di cosa si tratta servono un po’ di acronimi e una formula matematica. Ispd è l’Indicatore standardizzato di performance dipartimentale, e la facoltà etnea ha ottenuto un punteggio di 100 su 100. A valutare i risultati raggiunti dal dipartimento, nell’ambito della ricerca, è stata l’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. E la selezione è stata fatta sulla base di una Valutazione della qualità della ricerca (Vqr). Questo vuol dire che il livello qualitativo della ricerca prodotta dalla facoltà di Giurisprudenza di Catania è stato giudicato eccellente, insieme a quello delle facoltà di Scienze giuridiche di Bologna, Ferrara, Firenze, Verona e Palermo. Non si tratta però solo di un riconoscimento di merito.
I dipartimenti inseriti in graduatoria hanno adesso la possibilità di ottenere il finanziamento di un progetto dipartimentale di sviluppo di durata quinquennale, che indichi gli obiettivi di carattere scientifico, l’utilizzo del finanziamento per il reclutamento di professori e ricercatori, le premialità, gli investimenti in infrastrutture per la ricerca e lo svolgimento di attività didattiche di elevata qualificazione.
«Anche noi presenteremo un piano di finanziamento – aggiunge Pennisi -, la consideriamo la nostra occasione. Proporrò al consiglio un iter di miglioramento della didattica, che preveda un percorso di eccellenza per gli studenti più meritevoli e parallelamente un progetto di ricerca giuridica ancorato al Paese, ma con un percorso di divulgazione e ricerca che vada oltre i confini nazionali ed europei».
La formula utilizzata dalla ANVUR per valutare la qualità della ricerca degli atenei italiani è la seguente:
«Sono un giurista, non una matematico – sottolinea ironicamente Roberto Pennisi -, ma so che il nostro Ateneo merita questo riconoscimento. Questa è l’occasione per evidenziare le eccellenze della didattica universitaria sul nostro territorio. Sui giornali si legge continuamente che l’università di Catania è ai margini del panorama europeo, ma si trascurano quei successi che non appaiono in nessuna classifica». Un esempio? Il numero di coloro che superano il concorso per l’accesso alla magistratura. «Su 300 posti che in media sono in concorso nelle procedure di selezione dei magistrati – conclude il docente – dieci, quindici sono assegnati a laureati catanesi, ma nessuno ne scrive».