Giovanni Milazzo ha 23 anni e una passione per l'ecosostenibilità come strada per uscire dalla crisi. È per farlo che ha pensato di avviare una produzione di carta di canapa nella cartiera di famiglia. Ma la sua ricerca è andata oltre e adesso coltiva cinquemila metri quadrati di piante per svariati scopi
Giovanni e la canapa, dalla plastica alle terapie «Mia ricerca innovativa per il futuro dei siciliani»
Ama definirsi una persona curiosa e proprio la sua curiosità lo ha portato a sviluppare una linea di materiali compositi, si augura, prenderà il posto delle plastiche petrolchimiche. Giovanni Milazzo, catanese di 23 anni, è il fondatore di Kanèsis, una realtà che si propone di creare un network di persone mosse dallo stesso obiettivo: sviluppare prodotti industriali a partire dai campi coltivati. E, in particolare, dalla canapa. «Mi sono sempre chiesto come funzionano i meccanismi che stanno dietro le cose – racconta – Sono appassionato di green e di crisi economiche, che ho studiato per comprendere la situazione attuale».
Negli ultimi anni Giovanni si è inserito a 360 gradi nel mondo della canapa. Materiale che, come emerge dai suoi studi, prima della crisi globale del 1929, era utilizzato in tutto il mondo per ricavare carta, prodotti chimici, pneumatici. Secondo la ricostruzione di Milazzo, la canapa venne poi inserita nel novero delle droghe con la denominazione, per la prima volta, di marijuana. «Nell’autunno del 2013 ho fatto un viaggio in Spagna e ho visitato Celesa pulp, l’unica cartiera che produce carta di canapa in Europa per l’industria delle sigarette. A febbraio del 2014 ho elaborato la start-up Canapaper con cui, a maggio, ho vinto lo Start-up academy dell’università di Catania».
L’idea di Giovanni era quella di mettere a sistema un processo per produrre carta di canapa nella cartiera di famiglia, ma l’acquisto di cellulosa di canapa dalla Spagna per produrre carta a uso grafico non era economicamente sostenibile. Durante l’estate ha elaborato nuovi biocompositi e dopo un viaggio in giro per l’Europa nell’autunno del 2014 si mette alla prova, sperimentando un nuovo materiale. «Gli studi effettuati mi hanno dato modo di conoscere la situazione italiana precedente agli anni ’50, quando l’Italia era il secondo produttore al mondo, per quantità, di canapa da fibra. Questa industria in Italia si è ristrutturata nel ’98 ma ancora stimola poco il mercato».
Da qui l’idea di sfruttare i semilavorati provenienti dalla prima trasformazione della canapa, che uniti a resine termoplastiche di origine vegetale hanno dato luce a nuovi materiali più resistenti dell’alluminio e più leggeri e competitivi delle convenzionali plastiche. A dicembre 2014 Giovanni si è letteralmente messo ai fornelli e ha mescolato in un pentolino gli scarti con una resina termoplastica vegetale, utile per dare rigidezza. Il risultato è stato un materiale completamente biodegradabile che è riuscito a rompere «solo a colpi di martello sull’asfalto». Ma per rendere questo materiale di uso comune bisognava che fosse accessibile alle tasche delle persone.
A quel punto il 23enne catanese ha formato una squadra che collaborasse con altre aziende. A marzo 2015, con il supporto dell’università, ha sviluppato un filamento per stampa 3D. La prima bobina di filamento, realizzata a luglio, è stata presentata ad agosto a Expo. «Un materiale da cui si può ricavare qualsiasi cosa – spiega – dagli occhiali agli orologi, dagli strumenti musicali ai tubi per irrigazione. Proprio a Milano abbiamo incontrato una stilista londinese che realizza abiti in canapa e che utilizzerà il composito per i particolari e gli accessori dei suoi vestiti». Ma non solo. Da questo materiale se ne possono sviluppare infiniti altri, a seconda dagli scarti a disposizione che Giovanni recupera dalle più importanti piattaforme al mondo. «I nostri compositi speciali saranno il futuro della plastica, anche se ancora il mercato non è pronto».
Il lavoro del gruppo si allarga anche ai settori alimentare, terapeutico e industriale. Così con l’università è iniziata una coltivazione di cinquemila metri quadrati di canapa per la ricerca in questi ambiti. «Nella canapa – dice il giovane – ci sono più di 180 principi attivi e solo il thc è psicoattivo». Lo scopo è capire quali e quante varietà producono i principi attivi per semplificare le terapie dei malati che usano la cannabis per curarsi. «Il cbd è il più potente antinfiammatorio in natura ed è il prodotto su cui si sta investendo di più nel mondo in questo momento. È il futuro e noi vogliamo farlo provare a chi ne ha bisogno a Catania». Ma sulla canapa, secondo Giovanni, c’è troppa disinformazione. «Abbiamo creato tutto questo per i siciliani, abbiamo portato la canapa italiana biologica a chi utilizzava canapa cinese».