Destra-centro a raccolta alle Ciminiere di Catania per ascoltare Giorgia Meloni. Ci sono tutti gli esponenti di primo piano di Fratelli d’Italia come il senatore Ignazio La Russa, l’ex sindaco catanese Salvo Pogliese, l’uscente assessore regionale al Turismo Manlio Messina e il presidente Nello Musumeci. Ma anche rappresentanti di Forza Italia e dell’Udc. Giorgia Meloni decide di iniziare il suo intervento elencando i risultati ottenuti dal governo Musumeci. «In molte classifiche questa Regione è prima – ha detto – e questo testimonia che tutto è possibile e che il declino è una scelta». Passa subito a citare i sondaggi e alla crescita di consenso registrato. «Se siamo al 25 per cento – precisa – non è merito mio ma di una squadra dirigente che non scende a compromessi». Ed è qui che l’intervento si intreccia con quello di apertura dell’incontro, affidato a Nello Musumeci: «Mi dicevano – ha sottolineato il capo della giunta regionale – attento al fuoco amico. Io sarei stato ricandidato se solo avessi accettato i compromessi ma avrei tradito la mia tradizione di uomo di destra e il popolo siciliano».
La platea si scalda solo quando inizia l’attacco alla sinistra. «Basta con il lavoro in base alle tessere del Partito Democratico. Bisogna premiare il merito», tuona la presidente di Fratelli d’Italia. E guardando alla campagna elettorale in corso, parla di «violenza» nei toni e nelle espressioni utilizzate «solo per screditare ciò che dico». Dunque le polemiche intorno alle questioni devianza e sport. «Non accetterò le provocazioni perché la violenza è sempre una implicita ammissione di inferiorità». E poi via all’elenco dei grandi temi: imprese, fondi, opere pubbliche. E in terra di Sicilia una precisazione sul futuro del reddito di cittadinanza sembra necessaria: «Voglio realizzare un sistema di assistenza per chi non può lavorare e invece trasferire le risorse, per chi può lavorare, per fargli trovare un lavoro».
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