Giuliano Reyes è un trentenne catanese che è tornato in Sicilia per aprire il suo locale. Dopo qualche mese sono iniziati i controlli, diventati quotidiani in estate, fino all'avvio della procedura di revoca della licenza, a causa di una porta di troppo aperta. «Un'ordinanza che non è mai stata contestata ad altri», denuncia. Tutto nasce da problemi di convivenza con alcuni residenti, tra cui spicca il nome del senatore Firrarello che precisa: «A me nessun fastidio, mai fatto segnalazioni»
Giardini, 20 controlli in 2 mesi al Sottosopra Il giovane gestore: «Non ci piegheranno»
Per più di vent’anni Giuliano Reyes, catanese di origine, ha viaggiato per il mondo attingendo in ogni luogo dove ha vissuto idee da mettere un giorno in pratica. Prima seguendo la sua famiglia per motivi di lavoro del padre, poi da solo: Africa, Australia, Europa. Quando, a 30 anni, ha capito che il giorno in cui scommettersi in prima persona era arrivato, è tornato in Sicilia e ha aperto un locale tutto suo sul lungomare di Giardini Naxos, il Sottosopra. Un investimento da centomila euro e un esperimento che, nei primi mesi dopo l’apertura dello scorso dicembre, sembra riuscire. Fino a quando non iniziano i problemi, sotto forma di controlli. I primi ad aprile, ma è in estate che le legittime verifiche acquisiscono un’insistenza quantomeno anomala: 20 nel giro di due mesi, agosto e settembre. Una ogni tre giorni, in alcuni casi anche più volte a sera. Polizia, carabinieri, vigili urbani, ufficio del lavoro. Giunti a seguito di numerose segnalazioni da parte di qualche residente, infastiditi dai rumori e dalla musica.
Il Sottosopra viene passato al setaccio. Ma nessuna irregolarità viene riscontrata nei contratti con i cinque dipendenti, così come nelle autorizzazioni necessarie per la vendita di alcolici e per l’intrattenimento musicale, anche live (tre volte alla settimana si esibiscono gruppi locali). Vengono notificate però quattro sanzioni per un totale di quattromila euro e per qualche giorno Reyes è costretto a chiudere. Infine, a fine settembre, dopo aver pagato le multe, la polizia municipale comunica l’avvio della procedura di revoca della licenza dell’attività. La colpa è aver violato un’ordinanza sindacale (la numero 14 del 2013) che impone ai locali di tenere tutte le porte chiuse in caso di musica, live o anche diffusa via radio. Eppure basta passeggiare sul lungomare della prima colonia greca di Sicilia per verificare che sono molte le attività che diffondono musica fino a notte.
«Un’ordinanza che nessuno a Giardini rispetta e che non è mai stata contestata ad altri – denuncia Giuliano Reyes – Noi abbiamo un cortile interno e necessariamente teniamo un’anta della finestra quasi sempre aperta per passare i vassoi. È questa l’infrazione che ci contestano». Fuori dal Sottosopra da qualche giorno c’è una scritta: Ci hanno tolto il lavoro. Mentre online è stata lanciata una petizione, al momento con più di 1.300 firme, che chiede di mettere fine alla persecuzione nei confronti del locale. «Quando ho deciso di aprire un’attività in Sicilia molti me l’hanno sconsigliato – racconta Reyes – mi aspettavo che qualcuno venisse a chiedermi il pizzo, cosa che non è successo, ma non pensavo che fossero le istituzioni a costringermi a chiudere». Soprattutto perché il giovane proprietario alle regole ci tiene. «Rispetto quello che ho sempre preteso quando ero dipendente e raramente ho avuto, cioè tutti i diritti che spettano ai lavoratori», precisa. A questo si accompagna l’attenzione per l’ambiente e un tocco di originalità: l’arredamento interno è fatto in larga parte con pezzi di riciclo. «Siamo andati allo sfascio, recuperando vecchie marmitte, parti di frigoriferi dismessi e così via».
Negli ultimi due mesi le visite di vigili, carabinieri e polizia si sono moltiplicate. «Ci chiedevano di abbassare la musica senza aver misurato il volume, controllavano sempre le stesse licenze che già sapevano che avevamo e i documenti. Nel frattempo il locale puntualmente si svuotava». Una misurazione fonometrica viene effettuata, in assenza del gestore, il 12 settembre da parte dell’Arpa, nella casa di uno dei vicini che ha tempestato di segnalazioni le forze dell’ordine. Veniva registrato un volume superiore al limite consentito – ma mai specificato – che, di notte, è di tre decibel oltre il livello di quiete (che non è esattamente zero, ma quello dei rumori esterni in assenza di musica). Motivo che ha fatto scattare una sanzione di 1.032 euro. A cui, il 27 settembre, se n’è aggiunta una da 1.950 euro da parte dell’ufficio del lavoro che, pur trovando tutti i dipendenti in regola, multava il gestore «perché – spiega Reyes – un dj non aveva il regolare contratto di assunzione. Ma era iscritto nella lista Enpals (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per i Lavoratori dello Spettacoli) e avevamo pagato la Siae, come prevede la legge».
Ieri il giovane gestore, insieme al suo avvocato, ha incontrato il sindaco di Giardini Naxos, Pancrazio Lo Turco. «Mi ha invitato a trovare una mediazione con i residenti», afferma Reyes. Tra questi ce n’è uno d’eccezione: l’ex senatore Pino Firrarello, sindaco di Bronte, che proprio vicino al Sottosopra ha una casa di villeggiatura. «Sono a conoscenza del problema – spiega – forse i gestori hanno dimenticato che sopra di loro ci sono persone che devono dormire. A me comunque non danno nessun fastidio, perché per le prime due ore di sonno non sento assolutamente niente». Il politico precisa quindi di «non aver mai effettuato segnalazioni in merito».
Pochi sono stati i colleghi a esprimere solidarietà nei confronti di Reyes, nessuno tra quelli che gestiscono bar, lidi e locali nei paraggi del Sottosopra. «Mi sembra di lottare contro qualcosa di più grande; se fossi io, da semplice cittadino, a segnalare un problema, non riuscirei a smuovere tutti questi controlli. In alcuni momenti ho pensato di mollare, ma non me ne vado, perché ho investito i miei risparmi e ho anche ipotecato la casa. Siamo solo un lounge bar con clienti tranquilli e non vogliamo rompere le scatole a nessuno, ma – conclude il giovane gestore – non piegheremo la testa di fronte a una palese ingiustizia».