Rocco Mondello e Nunzio Adesini sono finiti in carcere perché avrebbero pagato i funzionari del Genio civile di Catania in cambio di appalti a favore della Nurovi. Amministratore della ditta è Emanuele Mondello, uno dei volti più noti tra i costruttori siciliani
Genius, chi sono gli imprenditori al centro dell’inchiesta Dalle denunce delle estorsioni all’accusa di corruzione
«Tutti ora?» La domanda di Rocco Mondello nasce dopo avere ricevuto la richiesta di fare un bonifico da 63.800 euro. L’imprenditore gelese, il 30 aprile scorso, si rivolge al cognato Nunzio Adesini che gli risponde: «Se lo chiedo vuol dire che c’è un motivo». I messaggi, e con essi anche la foto di un pizzino, sono stati estrapolati dal cellulare di Adesini e sono finiti agli atti dell’indagine Genius, che ha portato all’arresto dei due imprenditori della Nurovi e di tre funzionari del Genio civile di Catania, tra cui l’ormai ex direttore Natale Zuccarello. Per la procura, quelle somme sarebbero servite a corrompere i dipendenti pubblici con l’obiettivo di ottenere in cambio degli appalti. Dagli accertamenti compiuti dalla finanza, è emerso che effettivamente, pochi giorni dopo il dialogo, un versamento di importo pari alla somma indicata sarebbe stato fatto dal conto della Nurovi verso quello intestato ad Adesini.
Per il gip Santino Mirabella la causale del trasferimento di denaro – «pagamento stipendi» – sarebbe fittizia. «Adesini – scrive il giudice – riceve uno stipendio annuo da Nurovi per un imponibile addirittura inferiore al bonifico». Agli atti d’indagine, inoltre, ci sono anche altri versamenti che il 37enne avrebbe ricevuto dalla società per cui lavora. «Solo nel 2021 (nel periodo gennaio-giugno, ndr) si rilevano in particolare altri bonifici per un importo complessivo di 104.418,06 euro», si legge nell’ordinanza. Parte di quei soldi sarebbe finita nelle tasche dei funzionari del Genio coinvolti nell’indagine, tra i quali Zuccarello. Secondo il gip, un passaggio di denaro – 5000 euro, con la promessa di farne arrivare altri 25mila – c’era già stato qualche mese prima. A fine gennaio, Adesini e Zuccarello si erano appartati in un «anfratto» dell’ufficio, ma il trojan installato nel cellulare dell’ingegnere aveva comunque registrato una frase pronunciata dall’imprenditore: «Ne ho portati cinque, poi altri venticinque. Sei contento?»
Co-protagonisti dell’ultimo scandalo giudiziario scoppiato nel mondo degli appalti siciliano, Nunzio Adesini e Rocco Mondello sono i volti più giovani della storia imprenditoriale della famiglia gelese. Amministratore della società Nurovi è ancora oggi il 62enne Emanuele Mondello. Suocero e padre dei due arrestati, non è tra gli indagati. Il suo, però, è un nome importante nel mondo dei lavori pubblici, con commesse ottenute anche fuori dalla Sicilia. Nel corso della propria carriera, Mondello è finito anche all’attenzione delle procure, che da una parte hanno parlato del rischio di infiltrazioni della criminalità e dall’altro hanno accolto le denunce dell’imprenditore.
A fine anni Duemila, i magistrati de L’Aquila ricevettero una segnalazione da parte della Direzione investigativa antimafia in cui si diceva che la Igc – una delle società del gruppo Mondello – impiegava nei cantieri post-sisma lavoratori con precedenti di polizia. Nella nota, la Dia aveva parlato di «collegamenti tra la società e personaggi riconducibili alla famiglia mafiosa capeggiata dai fratelli Rinzivillo». La stessa ricostruzione viene riportata, nel 2013, dal gip del tribunale di Catania nelle carte dell’inchiesta Reddite Viam, riguardante alcuni appalti gestiti da Anas. Ai Mondello, estranei alle vicende al centro dell’indagine, aveva fatto riferimento una dipendente di Anas nel corso di una conversazione intercettata.
Dove vengono meglio approfondite le vicende imprenditoriali di Emanuele Mondello e dei suoi familiari è senz’altro l’inchiesta Tetragona del tribunale di Caltanissetta. È infatti anche sulla scorta delle dichiarazioni dell’imprenditore che, nel 2011, la polizia e la guardia di finanza riescono a chiudere un’indagine che porterà poi all’emissione di un mandato di cattura per oltre sessanta persone. Emanuele Mondello rivelò di essere stato costretto per anni a finanziare Cosa nostra gelese. Gli inquirenti quantificano in oltre 200mila euro la cifra estorta in meno di un lustro da un esponente degli Emmanuello. Il pizzo sarebbe servito a garantire a Mondello la possibilità di portare avanti gli affari, in una fase in cui l’imprenditore era stato capace di ampliare il proprio raggio d’azione in tutta Italia, dando lavoro a centinaia di operai. Nei verbali, Mondello dichiarò anche di avere pagato in una sola serata vestiti per 40mila euro a un esponente dei Rinzivillo.
A essersi rifatto il guardaroba era stato Rosario Vizzini, poi diventato collaboratore di giustizia. Ai magistrati Vizzini ha raccontato che proprio la gestione delle estorsioni ai danni dell’imprenditore aveva rischiato di riaccendere la faida tra i Rinzivillo e gli Emmanuello che negli anni Novanta aveva insanguinato le strade di Gela. «Crocifisso Rinzivillo, nel 2008, mostrò una lista di appartenenti agli Emmanuello che dovevano essere eliminati – si legge nelle carte dell’inchiesta Extra Fines del 2017 – La decisione fu presa da Rinzivillo dopo che Mondello si era rifiutato di incontrarlo a Roma. Per tale motivo, Rinzivillo aveva ritenuto che gli Emmanuello lo avessero ormai in mano e che fosse diventata una risorsa esclusiva del loro clan».
Con le proprie ditte i Mondello hanno lavorato anche all’avvio del cantiere per la realizzazione a Gela del mega-parco fotovoltaico Ciliegino. Il nome nasceva dall’idea di installare i pannelli solari sopra le serre, ma il progetto, di cui si è tornati a parlare l’anno scorso, non ha mai visto la luce per via di problemi finanziari. Ed è nell’ambito di queste difficoltà che – secondo l’ex assessore regionale all’Energia Niccolò Marino – l’allora governatore Rosario Crocetta si sarebbe mosso insieme ad altri per cercare di dare una risposta alle istanze di Mondello. Le dichiarazioni di Marino sono contenute nell’ordinanza Double Face che ha portato all’arresto di Antonello Montante. L’ex assessore parlò di una riunione «avvenuta a Palazzo dei Normanni e convocata da Lumia». Tra i partecipanti Marino indica anche l’imprenditore gelese. «In quell’occasione – si legge nell’ordinanza – si cercò di trovare una soluzione ai pagamenti che si dovevano effettuare al Mondello per le opere di sbancamento che erano già state effettuate».