Ieri la II sezione del Tar del Lazio ha deliberato la sospensione dellavvio del progetto che riguarda il tratto di costa compreso tra Gela, Butera e Licata e che prevede linstallazione di 38 pale eoliche. La società aggiudicatrice dellappalto, la ligure Wind Mediterranean Offshore, ha rinviato i lavori fino al verdetto definitivo del Tar. Esultano gli avvocati e gli attivisti del comitato No Peos. «Abbiamo fatto quel che avrebbero dovuto fare le istituzioni» commenta lartista Giovanni Iudice
Gela, stop alla costruzione del parco eolico Tar: sì a sospensiva. Comitati: «Una vittoria»
«Se i lavori fossero partiti ripristinare lo stato dei luoghi sarebbe stato impossibile». È la considerazione a caldo dellavvocato Giovanni Puntarello, il giorno dopo il pronunciamento del Tar del Lazio. Il litorale compreso tra Gela, Butera e Licata è, almeno per il momento, risparmiato dallinstallazione di 38 pale eoliche. In seguito allintervento ad adiuvandum dellassociazione Italia nostra (ugualmente rappresentata e difesa da Puntarello e dalla collega Donà Dalle Rosee) gli avvocati hanno evidenziato come, sulla questione, la Commissione Europea abbia rivolto alle autorità italiane una richiesta di Eu Pilot (procedura che precede quella di infrazione), in relazione al mancato rispetto della direttiva Habitat. Per questo motivo la società ligure Mediterranean Wind Offshore ha preferito rinviare linizio dei lavori fino alla conclusione delludienza e al verdetto di merito del Tar. «Il presidente ha lasciato intendere che verosimilmente ciò potrebbe accadere a febbraio chiarisce Puntarello. A fronte dellimpegno della società a non eseguire le prime installazioni noi abbiamo accettato il rinvio. È una vittoria e come tale va celebrata».
Un iter travagliato in ogni caso quello del parco eolico offshore a ridosso della costa meridionale siciliana. La richiesta presentata dalla Mediterranean Wind, un investimento di 150 milioni di euro per 38 aerogeneratori dallaltezza massima di 35 metri a circa quattro chilometri dalla costa, ottiene nel 2009 lapprovazione della Via (valutazione di impatto ambientale). Poi si susseguono i pareri negativi da parte della Regione Siciliana, dei Comuni interessati (Gela, Butera e Licata) e del Ministero dei Beni Culturali. Malgrado la riduzione del numero della macchine (da 113 a 38), la distanza dalle aree Sic (siti di interessi comunitari) e Zps (zone di protezione speciale) e le modifiche e prescrizioni imposte dal Ministero dellAmbiente, lopposizione al progetto permane.
E anzi si fa più forte dopo il 12 febbraio 2014, quando i neonati comitati locali No Peos promettono battaglia di fronte la concessione rilasciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dapprima con una serie di incontri culminati con la manifestazione a Gela del 12 aprile, con la partecipazione di migliaia di persone (addirittura un concorso, con tanto di premio, per il cartellone più bello). E poi attraverso un ricorso al Tar di Palermo. A maggio però la saga si arricchisce di unaltra puntata. I giudici siciliani si dichiarano non competenti in materia in quanto le risorse costiere e marittime appartengono di competenza ai ministeri. Ieri dunque la sospensione dei colleghi laziali. I motivi di opposizione al parco eolico li spiega lartista gelese Giovanni Iudice, uno dei più attivi allinterno del comitato No Peos. Con la premessa che nessuno è contrario in sé alleolico ma è la scelta del luogo a rendere questo progetto non apprezzabile. Il mare che va da Gela a Licata vanta infatti fondali ricchi di ricchi reperti archeologici, nonché lultimo castello che esiste sulle coste della Sicilia meridionale. Inoltre è un corridoio di migrazione importante per gli uccelli. Oltre limpatto ambientale si teme che le enormi pale eoliche possano far desistere i turisti.
Chi si oppone agli oppositori sostiene a sua volta che sono ben altri i motivi di minaccia per il territorio, dalla Raffineria al Muos. E in ogni caso confermano gli appetiti voraci che minacciano lisola. Nonché linerzia delle istituzioni. «Abbiamo fatto quello che avrebbe dovuto fare il nostro Ministro che non ha fatto ha spiegato Iudice esternando il suo pensiero con una nota su facebook. Abbiamo fatto quello che avrebbe dovuto fare il Presidente della Regione, che non ha fatto. Abbiamo fatto quello che avrebbero dovuto fare i Sindaci […] non difendendoci da queste aggressioni e invece si scoprono inquietanti complicità».