Tornano a farsi sentire le «mogli, figlie, madri» dei lavoratori esclusi dalla riconversione della Raffineria. Attraverso una lettera in cui chiedono al primo cittadino: «Chi ci ridarà la nostra dignità?». Messinese risponde, invitando a sperare «con l’ottimismo di chi, dopo una caduta, sa rialzarsi più forte»
Gela, le donne degli ex operai scrivono al sindaco «È amaro il Natale di chi vive nella disperazione»
«Ormai il Natale è alle porte e per noi sarà amaro, duro, difficile a causa della situazione che stiamo vivendo, senza lavoro, senza futuro». Le «mogli, figlie, donne, madri» degli ex operai dell’indotto di Gela, dopo mesi di silenzio, decidono di riprendere a dare voce ad ansie ed esigenze che non sono solo le loro, ma riguardano un’intera città, ancora bloccata ad oltre due anni di distanza dalla firma del protocollo d’intesa che doveva riconvertire la Raffineria di Gela e invece ha significato perlopiù una stasi ancora evidente.
Lo fanno a modo loro, con una lettera spedita al sindaco Domenico Messinese. «Chi ci ridarà la nostra dignità? Cosa metteremo in tavola questo Natale? – domandano -.Da mogli, da compagne non è facile stare accanto a delle persone che non hanno il lavoro, disperate, che hanno poca fiducia nella politica, nelle istituzioni, che vivono in primis questo dramma. È un’esperienza bruttissima.Un trauma psicologico ed economico che impatta sulla vita di coppia e familiare, essere di sostegno al marito e ai figli non è per niente facile in un contesto del genere».
Sostengono di «non vedere nulla di concreto, di risolutivo per gli operai dell’indotto e della nostra città, mentre di concreto esiste il disagio, la sofferenza, le difficoltà economiche: mutui da pagare, bollette, figli da crescere e da mandare a scuola con dignità, e bisogna pur mangiare». Traspare, nonostante tutto, un amore molto forte per Gela. Nella missiva le donne affermano di non volere «lasciare questa città» perché «è nostra». Affermando che «non vogliamo sussistenza, vogliamo ciò che ci spetta: il lavoro per tutti».
E Domenico Messinese ha risposto a Milena, Maria, Stefania, Nunzia, Concetta, Ilenia Marisa, Angela, Fiorella, Eleonora, Giovanna,Valentina, Francesca, Sara, Paola, Maria, Floriana, Milena, Daniela, Giuseppina, Sonia, Roberta. Utilizzando lo stesso canale di comunicazione. «Il vostro dramma non è un disagio isolato e circoscritto», ha esordito l’ex sindaco pentastellato. Per poi sostenere che «fermarsi a leccarci le ferite non darebbe giustizia della nostra identità» e ricordare le azioni intraprese durante la propria gestione amministrativa, sottolineando come «non so se la bioraffineria, i fondi di compensazione, il Patto per la Sicilia, i finanziamenti europei, l’agricoltura, l’artigianato, il turismo, saranno sufficienti a segnare la svolta economica di questa città, sicuramente non è un cammino facile». Messinese rassicura di non avere «lasciato nulla di intentato per il futuro delle vostre famiglie» e guarda «all’anno che attendiamo con l’ottimismo di chi, dopo una caduta, sa rialzarsi più forte».