Prendono le distanze dalla giunta, chiedono che venga espulso dal Movimento, passano all’opposizione. Insomma: chi di conferenza stampa ferisce di conferenza stampa perisce. All’annuncio del sindaco Domenico Messinese, che ieri ha fatto fuori tre assessori su sei, gli esclusi hanno prontamente risposto questa mattina con lo stesso metodo comunicativo. Rimandando al mittente tutte le accuse. Soprattutto quella più infamante, cioè di essere inconcludenti. «Abbiamo lavorato 12-14 ore al giorno, mai preso un giorno di ferie e soprattutto senza i continui viaggi che invece sindaco e soci continuano a concedersi alle spalle della collettività. La verità è che non ci siamo fatti governare dalla logica del pensiero unico. Non siamo degli yes men. Siamo persone pensanti e agiamo da gruppo».
A presenziare alla conferenza stampa, c’erano anche quattro consiglieri pentastellati (la quinta, Sara Cavallo, è vicina da sempre alle posizioni del primo cittadino) che hanno dichiarato di passare all’opposizione. Se questa vicenda fosse un film, per Ketty Damante – che fino all’altro ieri si occupava di istruzione, servizi sociali e sport, il titolo sarebbe – «le bugie di Messinese continuano». Pare anzi che tra gli attivisti della prima ora stia circolando un dossier sulle malefatte dell’attuale giunta, scaricata da molti di essi soprattutto sui social. Per i contestatori, i punti critici sono sempre gli stessi: politiche con Eni e risanamento ambientale, gestione rifiuti, scarsa trasparenza, zero condivisione, assenza di fedeltà alle linee del M5s, continuità con le vecchie amministrazioni di centrosinistra.
Anche gli ex assessori, che finora si erano tenuti in disparte nel dibattito politico, sono adesso fiumi in piena. «Per parlare con lui si doveva inoltrare una domanda protocollata, con noi questo problema non c’era – dice Nuccio Di Paola, il più giovane della ex giunta -. Noi le nostre critiche le portavamo in giunta, non le abbiamo mai esternate alla stampa. Ma sembra che neanche questo si potesse fare». Poi replica alle recenti esternazioni di Messinese nei loro confronti. «La prima grossa bugia, cioè il fatto che non andavamo in giunta o non firmavamo atti da 20 giorni, la si può smentire semplicemente consultando il sito del Comune. L’ultima delibera da me firmata risale al 22 dicembre. Inoltre su circa 200 delibere di giunta, da giugno ad oggi, ne ho firmate più del sindaco e dei suoi compari». Proprio così: anche gli ex colleghi vengono disconosciuti. Segno che i rapporti non erano mai stati felici all’interno della squadra.
Lo conferma Pietro Lorefice, che prima di diventare assessore a tempo era un conosciuto attivista di Legambiente nonché uno dei fondatori del meetup di piazza Salandra. «Volevamo che all’interno della giunta ci fossero delle regole – chiarisce da parte sua –. Perchè noi da anni abbiamo costruito un percorso, non come alcuni arrivati dell’ultima ora, che sono giunti poco prima della campagna elettorale. Uno dei motivi per cui siamo fuori è proprio questa pretesa di determinate regole su tematiche importanti». Tra tutti, Pietro Lorefice era notoriamente il più vicino alle posizioni di Fabrizio Nardo, anch’egli cacciato da Messinese dopo appena 18 giorni dall’insediamento. In molti si sarebbero aspettati già allora una presa di posizione forte. «Il motivo per cui sono rimasto – spiega Lorefice – è che difendevamo il progetto, non certo la singola persona. Il rammarico più grande è che noi abbiamo creato un’aspettativa così alta e non possiamo darne seguito».
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