Politica

Il presidente Ars Gaetano Galvagno: «Niente gara tra aula e governo. Deputati pensino alla Sicilia, non solo a casa loro» – Palazzi di vetro /6

Recordman di voti per Fratelli d’Italia e più giovane presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Sono i numeri di Gaetano Galvagno, alle prese in questi primi sei mesi di governo con cifre e dinamiche meno entusiasmanti: quelle del confronto con una giunta che appare poco affiatata, di un’aula spesso semi-deserta e della distrazione fatale di molti deputati per le elezioni Comunali di fine maggio che coinvolgono quattro capoluoghi di provincia, tra cui la sua Catania. In questa intervista, proviamo a fare il punto su difficoltà e prospettive.

Lei ha di recente esposto i numeri dell’attività del parlamento regionale in questi primi sei mesi: non incoraggianti per quantità delle sedute e partecipazione. Come mai?
«Abbiamo fatto un’operazione verità, con i numeri reali e senza remore, e abbiamo visto come il numero di sedute sia leggermente inferiore rispetto al passato, 41 contro 47. Non so se farne 50 ci avrebbe portato a chissà quale premio e probabilmente la spiegazione sta anche in una Finanziaria fatta in pochissime giornate. Lo stesso vale per le ore, 124 contro 132, leggermente inferiori per alcune modalità cambiate rispetto al passato. La distribuzione degli emendamenti, ad esempio: ricordo che è la prima Finanziaria che si fa con i tablet, mentre una volta a consegnare gli emendamenti, che sono sempre tantissimi, banco per banco erano i commessi. Noi vorremmo che questo confronto possa diventare abitudinario, così da essere trasparenti nei confronti dei giornalisti, dei siciliani e degli elettori che ci hanno dato fiducia, quindi tracceremo un bilancio di ogni semestre, com’è giusto che sia».

Quanto incide, secondo lei, sulle performance dell’assemblea il fatto che le commissioni lamentino di essere intasate da proposte che spesso si arenano, per il tempo o la copertura finanziaria necessaria?
«Il tema è la riduzione dei parlamentari, a cui non è seguito l’aggiornamento dei regolamenti, rimasti proporzionati ai 90 componenti dell’assemblea del passato anziché ai 70 di oggi. Ogni commissione è composta da 13 deputati e molti di loro siedono in due o addirittura tre commissioni diverse; com’è ovvio, non avendo ancora il dono dell’ubiquità, capita che manchi il numero legale. L’impegno dev’essere quello di stabilire orari differenti tra le varie commissioni, così da permettere di presenziare in tutte. È chiaro che ci sono delle difficoltà oggettive, ma cercheremo di superarle».

Le sottopongo una curiosità tecnica: quando in una commissione arrivano delle proposte, vengono trattate in ordine di arrivo o è possibile attribuire una certa priorità? Altrimenti si rischia di perdere qualcosa di urgente.
«I disegni di legge vengono presentati in assemblea e poi il presidente li destina alle commissioni di merito, accorpando in un testo unico quelli che trattano temi simili. In commissione, vengono discussi, emendati e riportati in aula, per dare la possibilità di discuterne ed emendare ancora il testo anche ai colleghi che non siedono in quella commissione. Detto questo, si può stabilire una priorità, magari su temi urgenti, mantenendo una certa discrezionalità, ma ci sono anche disegni di legge che hanno bisogno di una copertura finanziaria senza la quale è impossibile andare avanti con una norma».

A proposito della qualità, più che della quantità, del lavoro del parlamento siciliano, molti deputati hanno lamentato uno scarso confronto con il governo e i suoi assessori. Lei, in qualità di presidente dell’assemblea ma anche di componente della maggioranza, come la vede e come la vive?
«Allora, abbiamo fatto una Finanziaria molto corposa, con oltre 120 articoli che ha portato anche dei rischi di impugnativa che avevamo più volte sottolineato potessero accadere; e su questo ci auguriamo che l’intesa col governo nazionale possa farci superare questa fase. Con il governo regionale ci dev’essere un confronto serrato, per stabilire insieme le priorità; non vogliamo una gara tra governo e parlamento, la nostra intenzione è cercare di stabilire le maxi-riforme che vogliamo portare avanti, insieme. Poi ovviamente ci sarà un momento di spazio parlamentare ma, mi creda, non vogliamo fare a gara con nessuno, vorremmo semplicemente cercare di soddisfare le richieste dei siciliani».

Quanto spazio, energie e tempo sottrae all’iniziativa politica la litigiosità all’interno del centrodestra, che a tratti ha paralizzato il governo precedente e sembra non far bene neanche a questo?
«Noi ci auguriamo che ciò non avvenga. Oggi non si deve dare spazio a questo tipo di litigiosità, non dev’esserci una gara a chi fa il primo della classe. Bisogna sfruttare al massimo questo momento, che dal dopoguerra a oggi non è mai accaduto, con tutti questi soldi da poter investire nella nostra terra. L’allocazione delle risorse, scegliere cosa è meglio sotto il profilo di infrastrutture, sanità, servizi, formazione, sport, turismo sarà una scelta davvero importante, quindi ci auguriamo che la cornice non sia necessariamente il paese di residenza del singolo deputato come spesso accade. Cosa su cui non ho nulla in contrario, figurarsi se non lavoro per il mio territorio, ma se allargassimo la cornice dal Comune alla Regione magari anche nella scelta strategica di alcune vicende potremmo essere migliori degli altri».

Guardando proprio a tutta la Sicilia, quali sono secondo lei le tre priorità?
«Lavoro, infrastrutture e un sistema sanitario efficiente. Per quanto riguarda il lavoro, faccio riferimento ad agricoltura e turismo: la Sicilia può vivere di questi due settori, che possono anche dare risposta ai tanti giovani che oggi purtroppo vanno via. Una continua emigrazione che dobbiamo essere in grado di contenere con le migliori strategie. Sulle infrastrutture, per noi la priorità è il ponte sullo Stretto. Certo, c’è sempre chi si chiede se sia meglio il ponte o la viabilità interna…»

Dobbiamo scegliere?
«… Eh, ma ragionando sulla scelta, intanto, non si fa nell’uno e nell’altro, pertanto cominciamo da qualcosa. C’è anche una interlocuzione importante con Anas, di cui il presidente Renato Schifani è stato nominato commissario, una cosa che per noi rappresenta di certo un momento importante. Questa è insomma la migliore condizione possibile per fare e, qualora non dovessimo portare risultati in tempi ragionevoli, è giusto che gli elettori e i siciliani bacchettino la classe politica che sta governando la Regione».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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