Fusione CamCom, la guerra tra fazioni continua Fronte Confcommercio contro Lo Bello e politica

Pietro Agen cerca di mantenere un profilo basso. Ci riesce solo in parte. Nel corso della conferenza stampa convocata dal raggruppamento di sigle che ruotano attorno a Confcommercio, che con buona probabilità lo avrebbero eletto alla guida della super Camera del sud-est, il leader regionale dei commercianti non rilascia interviste video né dichiarazioni virgolettate. Poi però fa capannello con i giornalisti, li imbecca, li corregge bonariamente sui numeri e sulle date dell’intricata vicenda dell’accorpamento, culminata pochi giorni fa nello stop imposto dalla Regione e dal ministero per lo Sviluppo economico alla fusione dei tre organismi di Catania, Siracusa e Ragusa. Mentre al tavolo degli oratori si susseguono gli interventi dei rappresentanti delle categorie, Agen rimane seduto in un banco in prima fila nella sala Platania, al secondo piano dell’edificio camerale di via Cappuccini.  

Ad aprire il fuoco di fila sulla politica regionale e nazionale è Riccardo Galimberti. Il presidente provinciale di Confcommercio Catania ripercorre le tappe del percorso di aggregazione delle tre Camere del sud-est, in una prima fase condiviso da tutte le componenti produttive dei rispettivi territori. Compreso il vero convitato di pietra della conferenza stampa, il presidente nazionale di Unioncamere Ivan Lo Bello. Quel fronte unitario è stato spezzato negli ultimi mesi da Siracusa, provincia nella quale l’ex vice presidente nazionale di Confindustria ha maggiore radicamento. Secondo la cordata che fa capo a Confcommercio, Lo Bello avrebbe agito per smontare la super Camera una volta resosi conto di non aver raggiunto la maggioranza in Consiglio. «Probabilmente saremmo stati 24 a 7», sibila Agen. Oggi avrebbe dovuto riunirsi la prima assemblea della Camera allargata. 

Al microfono si alternano il direttore etneo di Confesercenti Salvo Politino, il presidente di Confcommercio Ragusa Enzo Buscemi, Giovanni Pappalardo di Coldiretti Catania, Michele Marchese di Casartigiani Siracusa. Il discorso di fondo è sempre lo stesso. «Debolezza della politica di fronte ai grandi interessi», la chiama Politino. E mentre spinge per completare la procedura di accorpamento, che però ormai sembra compromessa, la cordata spera per lo meno di poter rinnovare gli organismi della Camera di Catania. Prima della metà di giugno, quando, per legge, sarà proprio Unioncamere a disegnare gli accorpamenti.«Abbiamo i numeri per fare da soli», avverte Galimberti. Sullo sfondo c’è lo spauracchio della fusione con Messina, l’organismo camerale più indebitato della Sicilia. Solo un’ipotesi, allo stato.

La guerra tra fazioni contrapposte continua, dunque. Una guerra mediatica, politica, in ultimo giudiziaria. Galimberti, coinvolto nell’inchiesta della procura di Catania sulle presunte liste gonfiate di imprese (contestazioni respinte dallo stesso: «Sicuro del nostro operato», dichiarò il 21 febbraio scorso), prende le accuse e le rilancia dall’altro del campo. «Abbiamo dei forti sospetti su oltre 3800 imprese iscritte negli elenchi di associazioni artigiane avversarie», dichiara davanti ai cronisti. A questo proposito, una nota delle sigle confindustriali diramata nel pomeriggio parla di capovolgimento della realtà e invita Confcommercio a denunciare eventuali falsificazioni «con nomi e cognomi, assumendosene la responsabilità, come abbiamo fatto noi». Ora, in questo scenario burrascoso, tutti attendono di conoscere la data in cui la conferenza Stato-Regioni discuterà dell’accorpamento. 


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