Formazione, scippati alla Sicilia 350 milioni da Roma?

In una fase delicatissima di recessione dell’economia siciliana, il settore della formazione professionale è l’unico in crisi per eccesso di denaro. Un paradosso? Macché! La verità sulla parabola dei 2,1 miliardi di euro destinati alla Sicilia dall’Unione Europea, attraverso il Fondo sociale europeo (Fse) nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013 è in dirittura d’arrivo. Il 31 dicembre prossimo si “chiude bottega”.

Uno stanziamento considerevole, quello messo a disposizione nell’Isola. Una montagna di soldi che ha attraversato tre Governi regionali: da quello di Salvatore Cuffaro a quello di Raffaele Lombardo, fino all’attuale esecutivo di Rosario Crocetta. Una gestione che nelle premesse avrebbe dovuto costituire il volano della ripresa economico-produttiva siciliana in risposta alla compressione del denaro circolante e dei consumi. Nulla di tutto ciò si è verificato.

Le cronache registrano mesi e mesi di lavoro di esperti dell’assistenza tecnica, costata circa 21 milioni di euro. Un lavoro che ha prodotto una sequela di Avvisi (7, 8, 9, Informare e altri) bocciati poi dalla politica prima che dalla Corte dei Conti. Risultato, risorse disimpegnate con conseguente arresto dell’economia intorno al settore formativo. Basti pensare che, paradosso dei paradossi, anche buona parte dei lavoratori del settore della formazione professionale oggi, purtroppo, fa parte di diritto della categoria dei “nuovi poveri”.

L’attenzione, oggi, è concentrata sui 2,1 miliardi di euro del Fondo sociale europeo destinati alla Sicilia. Pare che della citata somma circa il 60 per cento sia volato via verso Bruxelles o Roma. Un dato è certo: circa 800 milioni di euro sono stati “messi in sicurezza”, per usare la terminologia cara all’ex dirigente generale, Ludovico Albert, che per primo pensò di attivare il meccanismo di trasferimento presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), proprio per evitare il cosiddetto disimpegno, il rientro cioè alla casa madre (Unione Europea) delle somme non spese e certificate entro le scadenze.

Infatti, con decreto dirigenziale del 22 novembre 2012, (prima che andasse via dal dipartimento regionale della Formazione professionale) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (Gurs) n.22 del 10 maggio 2013, Albert ha provveduto a trasferire oltre 178 milioni di euro al MIUR, individuandolo come Organismo intermedio responsabile della gestione di una quota della dotazione finanziaria complessiva del Piano operativo Sicilia FSE 2007/2013. Così come il Governo regionale del presidente Rosario Crocetta ha provveduto a trasferire ulteriori 132 milioni di euro con decreto dirigenziale a firma dell’attuale dirigente generale ad interim della Formazione professionale, Anna Rosa Corsello, pubblicato nella Gurs n.22 sempre del 10 maggio scorso.

Una coincidenza? Chissà. Volendo riepilogare alcuni conti, quelli oramai certi, possiamo affermare che sono almeno circa 800 i milioni spostati a Roma. Messi in sicurezza come già detto. Indiscrezioni di qualche ora fa ci riferiscono che solamente 452 milioni di euro degli 800, trasferiti come già detto al MIUR, sarebbero ritornati a Palermo, nella dotazione della Regione siciliana. E degli altri 350 milioni di euro o giù di lì che fine avrebbero fatto? Risorse originariamente nella titolarità della Sicilia. Che destinazione avrebbero preso questi soldi? Altro che messa in sicurezza. Più che di sicurezza sarebbe più consono parlare di regalo. O no?

Sempre le stesse indiscrezioni ci riferiscono che il Ministero, avendo un unico “calderone” di risorse provenienti dalle Regioni che non hanno speso le risorse comunitarie, li starebbe destinando ad altre attività in altre Regioni di cui all’Obiettivo Convergenza. Si tratta di Sardegna, Calabria, Puglia e Basilicata. Pare che proprio in Sardegna una parte delle risorse, originariamente assegnate alla Sicilia (nella dotazione del Piano operativo Fse 2007/2013) siano stati spesi, o starebbero per essere spesi per la formazione permanente in Sardegna.

Certo, non è facile effettuare una sorta di imputazione contabile perfetta tra quanto trasferito dalla Sicilia al MIUR e quanto lo stesso Ministero stia spendendo il Sardegna, o prossimamente in altre Regioni. Però il rischio di non rivedere in Sicilia i circa 350 milioni restituiti con i citati decreti è molto alto.

Quindi tornando al paradosso siciliano, ciò che emerge è che, mentre l’economia affonda sotto i colpi del fallimento delle banche d’affari americane e della finanza derivata, la Sicilia mostra impreparazione e incapacità di spendere i fiumi di denaro provenienti dall’Unione Europea. La politica tutta è responsabili di questo suicidio, compreso il Governo Crocetta che non ha avuto il coraggio e la forza di chiedere indietro le somme a Roma, anzi ha trasferito altri 132 milioni di euro.

Quali gli interessi? Non è facile capirlo, però strane operazioni albergano nella nostra Regione. Vi sarebbero, sempre secondo le citate indiscrezioni, casi di funzionari del MIUR che sarebbero impegnati in docenze presso Enti formativi operanti con l’Avviso 20/2011. Mentre altri sarebbero impegnati in docenze per erogare la formazione permanente nelle altre Regioni Obiettivo Convergenza e, nello specifico, nella Regione Sardegna. Quali siano i collegamenti tra tali funzionari, sempre che le indiscrezioni trovino conferme, e certa politica siciliana è tutto da verificare.

In Sicilia però nulla accade mai per caso. Forse perché il MIUR, per esempio, starebbe operando in house, con strutture operative ministeriali senza la necessità di ricorrere a bandi pubblici? Certo, stabilire che siano proprio le risorse trasferite dalla Sicilia a Roma ad essere utilizzate per altri fini in altre Regioni è esercizio difficile. Qualcosa però non quadra.

Il Governo regionale è intenzionato a battere ‘cassa’ a Roma? Perché la formazione professionale che gode di abbondanti risorse deve pagare un prezzo altissimo? Perché l’assessore Nelli Scilabra ha emanato una direttiva che prevede un taglio a danno di Enti e lavoratori? Il tentativo in atto del Governo regionale di sganciare i lavoratori dalla sorte degli Enti formativi è pericoloso se non assistito da un ventaglio di strumenti di salvaguardia delle retribuzioni e di tutela occupazionale, strumenti che ad oggi non avvistiamo.

Eppure le risorse non mancano. Sono oltre 40 i milioni liberati come economia dalla prima annualità dell’Avviso 20/2011. Sono 45 i milioni destinabili dal Piano giovani in favore dei processi di riqualificazione per i licenziati o esuberanti dalla seconda annualità del citato Avviso 20. Sono 25 i milioni di euro disponibili dal citato Piano per l’avvio della fase di pre-pensionamento di parte del personale che ha maturato i requisiti di accesso alla misura.

Intanto si parla di tagli praticati sul settore e sui lavoratori. Non ne comprendiamo il fine Forse le imminenti elezioni amministrative in Sicilia hanno suggerito un atteggiamento più misurato sulle scelte di governo? Chissà. Siamo certi, comunque, che il presidente Crocetta, il giovane assessore e la maggioranza che sostiene questo Governo troveranno adeguati rimedi per garantire i circa 9 mila lavoratori.

 

 


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