Formazione, revoca agli Enti inadempienti. E se a sbagliare è la Regione?

Niente erogazione di denaro agli Enti formativi inadempienti. L’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, va duro su chi non ha rispettato il contratto collettivo di lavoro della categoria. Obiettivo: tutelare i lavoratori. Ma siamo proprio sicuri che questa decisione non danneggi ulteriormente gli addetti e, soprattutto, gli allievi?

Tentiamo di fare luce sulla vicenda che, da ieri, ha gettato nello stupore gli ambienti formativi. Cosa è successo ieri? La giovane Scilabra ha pensato bene di bacchettare gli Enti nell’intento di isolare gli inadempienti. Partiamo dalla dichiarazione resa proprio ieri al quotidiano siciliano e vediamo cosa è successo.

L’assessore accosta l’erogazione della seconda trance di acconto, pari al 25 per cento di finanziamento, con la verifica del rispetto, da parte degli Enti gestori, degli impegni assunti in materia di salvaguardia dei livelli occupazionali.

Così facendo, però, l’assessore Scilabra dimentica due cose. Primo: che gli Enti formativi della Sicilia fino ad oggi, hann ricevuto la metà delle somme loro spettanti secondo quanto previsto dall’Avviso 20/2011. Secondo: si svuota di significato la finalità che giustifica l’utilizzo di risorse comunitarie: la formazione degli allievi. Che, nel caso dell’Avviso 20/2011, poi, significa il rafforzamento del livello di occupabilità della popolazione di età lavorativa. Finalità che ricalca fedelmente la strategia dell’Unione Europea volta al raggiungimento degli obiettivi di occupazione che, posti dal Consiglio di Lisbona, hanno trovato conferma nella strategia Europa 2020.

Spontaneo allora chiedersi: qual è il vero fine dell’Avviso 20/2011? Erogare stipendi oppure formare allievi – giovani e donne disoccupate – per un migliore accesso nel mercato del lavoro? Non è forse questo l’obiettivo che si è posta l’Unione Europea, in sede di assegnazione agli Stati membri, di specifiche risorse finalizzate al miglioramento dell’occupabilità?

L’assessore, forse, fa un po’ di confusione, oppure è mal consigliata da qualcuno. Perché un fatto è chiaro: le attività formative non sono più regolate dalle norme regionali. Precisa è stata la scelta del precedente Governo regionale, allorquando il famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) decise di spostare il finanziamento e la gestione delle attività formative sul Fondo sociale europeo (Fse), creando uno strumento che ha assunto il rango di “lex specialis”.

Il riferimento è, ovviamente, al bando da quasi 900 milioni di euro, conosciuto da tutti col nome di avviso 20/2011. Erano le leggi regionali 24 del 6 marzo 1976 e 25 del 1 settembre 1993 che, nel disciplinare le attività formative, si ponevano il duplice obiettivo di trasferire competenze agli allievi, qualificandoli e garantendo, allo stesso tempo, i livelli di occupazione nel settore formativo.

Con il Bando pubblico dal titolo: “Percorsi formativi per il rafforzamento dell’occupabilità della forza lavoro siciliana periodo 2012/2014” e relativo al Programma operativo Obiettivo Convergenza 2007/2013 – Fondo sociale europeo – Regione siciliana – Asse II Occupabilità, la musica è cambiata.

Si finanziano progetti e non personale. Forse il Governo regionale vuole tornare alla legge regionale n. 24 del 1976? Se così fosse l’assessore Scilabra dovrebbe assumere ben altre iniziative. Ciò che più conta è l’effetto delle sue parole. Se non dovesse sentire la necessità di aggiustare il tiro, nelle prossime settimane potremmo assistere al crollo verticale del sistema formativo siciliano. Proprio così.

Infatti sono pochissimi gli Enti formativi siciliani – ad oggi – che possono dichiararsi in regola con il pagamento delle retribuzioni al proprio personale. Per tutti, esclusi quelli che hanno distratto le somme per altri fini – casi da accertare ovviamente – la mancata corresponsione degli stipendi è sempre stata strettamente collegata ai ritardi dell’amministrazione regionale nell’erogazione delle trance di finanziamento. E a confermarlo vi è proprio lo stato delle erogazioni a valere sull’Avviso 20. 

Morale: la Regione siciliana non può ritardare l’erogazione delle somme agli Enti formativi, secondo quanto stabilito dall’Avviso 20, e poi contestare l mancato pagamento degli stipendi al personale.  

Sia il Vademecum per l’attuazione del Piano operativo Regione siciliana – Fondo sociale europeo – sia lo stesso Avviso, prevedono una modalità di finanziamento tassativa. E cioè un primo acconto, pari al 50% del finanziamento, un secondo acconto (facoltativo), per un importo complessivo fino all’80% del finanziamento, allo svolgimento del 40% delle ore previste e il saldo del finanziamento spettante (determinato in base a quanto previsto dall’art. 11 dell’Avviso che prevede le decurtazioni al costo totale finanziato al verificarsi di precisi criteri) a seguito della verifica del rendiconto finale.

Ma gli Enti non hanno ricevuto che il primo acconto pari a 25 per cento, cioè la metà di quanto previsto nella “lex specialis”. E allora come funziona questo Avviso? Se si sbaglia, all’Ente si decurta il finanziamento con conseguente rischio di chiusura dei corsi di formazione e allievi mandati a casa! Dal punto di vista occupazionale, il danno si traduce nella dichiarazione di esubero da parte dell’Ente e avvio delle procedure di espulsione di lavoratori dal sistema formativo. Mentre se è l’amministrazione a disattendere le regole, nessuno “paga pegno”. E’ questa la qualità della riforma targata LAC?

Sicuramente no. Cosa intendono fare, allora, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore Scilabra su questa delicatissima partita? Dichiarare inadempienti tutti gli Enti? E poi, chi dovrebbe essere dichiarato inadempiente? Colui che ha sottratto somme di denaro destinate ai lavoratori o chi, non avendo ricevuto i finanziamenti, non ha pagato le retribuzioni?

Forse l’intento di “qualcuno dietro le quinte” è quello di consegnare il settore a pochi gruppi societari che possono permettersi di spostare somme di denaro da altri affari della società, e impegnarli nel pagamento degli stipendi ai propri dipendenti?

L’assessore Scilabra, sin dal suo insediamento, ha cercato, tra mille difficoltà, di dare una sterzata al settore nella direzione della legalità e dell’efficienza. La strada è quella giusta, ma ancora lunga e impervia. I lavoratori del settore hanno riposto massima fiducia alle intenzioni della giovane assessore. Gli stessi Enti formativi hanno salutato il suo arrivo come il cambiamento auspicato per risalire la china. Ma dichiarazioni come quella di ieri sembrano andare nella direzione opposta.

Sarebbe utile che il Governo chiarisca meglio le reali intenzioni sul settore e sani la “disattenzione”, evitando scadimenti demagogici e populisti. Ricordiamo ancora una volta, per evitare confusione, che il Governo, fino ad oggi ha versato soltanto la metà del primo acconto. Sarebbe opportuno erogare subito la seconda parte del primo acconto agli Enti per garantire un minimo di ossigeno ai lavoratori oramai allo stremo.

 


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