Formazione, resa dei conti nel Pd

E’ guerra aperta nel Partito democratico siciliano e il campo di battaglia sembra proprio essere il settore della formazione professionale. Rosario Crocetta, presidente della Regione siciliana, ha confermato, con la conferenza stampa di ieri, di voler mettere ordine nel settore, anche se ha citato cifre che non rispecchiano il reale stato dell’arte di questo tormentato settore.

Nel mirino del presidente Crocetta sono finiti vati Enti formativi venuti alla ribalta durante la recente gestione politico-amministrativa del Pd. Tra questi, quelli vicini alla corrente “Innovazione” (Lumen, Training service) che fa capo al parlamentare messinese, Francantonio Genovese (recentemente invischiato in inchieste giudiziarie) e all’ex senatore Nino Papania ( oggi fuori dai giochi in seno al Pd e vicino allo Ial Sicilia). Crocetta, durante l’incontro di ieri con la stampa, ha fatto riferimento a 235 Enti formativi in odore di chiusura e 43 di questi destinatari già a subire il procedimento di revoca dell’accreditamento, che in buona sostanza significherebbe la revoca del finanziamento.

Numeri, quelli forniti da Crocetta che, seppur enfatizzati dalla stampa, abbiamo appurato essere lontani dalla realtà. È il caso di precisare che i 235 Enti formativi, a cui ha fatto riferimento il presidente della Regione, sono stati oggetto di controlli ordinari e ispettivi volti a verificarne la presenza dei requisiti per il mantenimento dell’accreditamento. Controlli che sono ancora in corso, per cui ogni pronunciamento definitivo è prematuro.

Forse parlare di 235 Enti da chiudere, in un momento di crisi e disperazione come quello che il settore sta vivendo, non rasserena i lavoratori. Anzi.

Da ieri c’è molto nervosismo tra i titolari di alcuni Enti formativi. Tali Enti sarebbero stati sottoposti all’avvio del procedimento di revoca dell’accreditamento perché non in regola con i pagamenti dei lavoratori, almeno stando a quanto dichiarato dal presidente Crocetta.

Questo passaggio andrebbe spiegato meglio. Intanto perché non risulta a verità che vi sia in corso tale procedura, almeno per buona parte degli Enti tirati in ballo. Inoltre, se il motivo della evoca è la non regolarità dei pagamenti al personale, ebbene, ciò significa che quasi il 100 per cento degli Enti formativi siciliani dovrebbero chiudere i battenti.

Non vi sono Enti formativi, in Sicilia, almeno in questo momento – tolto qualche sporadico caso – che possano dichiararsi in regola con i pagamenti degli stipendi in favore dei propri lavoratori. Il motivo è semplice. Perché, in questo momento, inadempiente è proprio l’amministrazione regionale che non ha erogato con regolarità i finanziamenti.

Il riferimento è al Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) del 2011 e alla prima annualità dell’Avviso 20/2011. Per non parlare dei ritardi accumulati sulle rendicontazioni finali relative alle attività formative concluse, rendicontazioni ferme a prima del 2002.

Forse è arrivato il momento di parlare dei ritardi accumulati dalla stessa Regione. E dei servizi esternalizzati a costi salatissimi per la stessa amministrazione regionale. Basti pensare a oltre 18 milioni di euro spesi soltanto per l’affidamento del servizio di assistenza tecnica: servizio che nulla di buono ha portato, visti i magri risultati.

Eppure, di questi bandi e avvisi per l’esternalizzazione di diversi servizi del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale nessuno parla. E dire che sarebbero volati via oltre 30 milioni di euro. Quindi, il coraggio della ‘Rivoluzione’, a nostro modesto avviso, dovrebbe significare, anche, cacciare chi non ha avuto la capacità di amministrare oculatamente risorse pubbliche, anziché scagliarsi su coloro che, a seguito di controlli, hanno dimostrato di avere amministrato correttamente.

Non produce nulla la “caccia alle streghe”. E poi il Governo dovrebbe spiegare a chi realmente si riferisce quando parla di 43 Enti caduti nella rete della revoca dell’accreditamento. Questo perché vari Enti contestano fermamente di esserne coinvolti.

L’Irfap di Caltanissetta, per esempio, non ha mai ricevuto comunicazione di avvio del procedimento di revoca. Questo vale anche per altri Enti come l’Istituto Mediterraneo per la ricerca e Comunicazione (Isme -Rc), l’Isfordd, Eureka. Eclatante, poi, il caso dell’Engim Sicilia tirato in ballo e trattato come una sorta di Ente “canaglia”. Eppure soltanto lo scorso 23 gennaio l’Ente cattolico, tra i più solidi del panorama nazionale, ha chiuso un verbale ispettivo positivamente, a seguito del riscontro, da parte dei funzionari assessoriali, della regolarità dei pagamenti delle retribuzioni e dei versamenti contributivi. Altro che avvio di procedimento di revoca dell’accreditamento! Intanto il presidente Crocetta lo ha citato nella sua conferenza stampa. Perché?

Sono diversi gli esempi di Enti formativi citati dal presidente Crocetta come prossimi alla chiusura che invece risultano essere in regola con i controlli già effettuati dagli ispettori della Regione siciliana. Abbiamo raccolto lo stupore e l’indignazione di molti presidenti di Enti formativi coinvolti in questo ennesimo annuncio-scandalo che nulla hanno a che spartire con le affermazioni riportate dalla stampa.

Non mancano altre affermazioni che lasciano perplessi. Si chiude con la stagione dell’Avviso 20/2011, avrebbe dichiarato il Governo. Ci può stare, noi per primi l’abbiamo criticato per mesi e mesi come il folle progetto di aprire il settore della formazione professionale alle società di capitali e al profitto. L’abbiamo definita la “macchina infernale” che ha mostrato tutti i suoi difetti gestionali a partire dalla piattaforma “Faros”, costata oltre 1,5 milioni di euro, ma che non ha apportato alcun beneficio in termini di snellimento procedurale.

Sulla decisione richiamata anche dall’assessore regionale alla formazione professionale, Nelli Scilabra, di chiudere al 31 luglio 2013 l’esperienza del citato Avviso 20, avanziamo l’idea che la scelta miri a mettere la parola fine a un certo modo di gestire il sistema formativo.

Con questa mossa il Governo lascerebbe intendere di voler tagliare con tutto ciò che è stato nelle mani della componenti pidiessina legata al citato parlamentare Francantonio Genovese, a Nino Papania, a Baldo Gucciardi (oggi capogruppo all’Assemblea regionale siciliani del partito di Pierluigi Bersani), a Franco Rinaldi (cognato di Genovese e marito del presidente dell’Ente di formazione Lumen tra i colpiti dall’annuncio di revoca del finanziamento). Tutti personaggi che hanno spadroneggiato durante la gestione di Mario Centorrino, già assessore alla Formazione professionale e Ludovico Albert, l’allora dirigente generale al ramo.

Ci chiediamo: prima di pensare alla messa in riqualificazione di circa 7 mila lavoratori, a partire dal primo luglio 2013, perché il Governo regionale non chiarisce l’ammanco di 400 milioni di euro? La storiella del trasferimento di circa 500 milioni di euro a Roma, confluiti nel Piano giovani, in accordo con il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ci convince poco. Pensare di utilizzare la seconda annualità dell’Avviso 20/2011, inserita nel finanziamento del Piano, per altre finalità politiche può anche starci, ma quello che ci chiediamo è: che fine hanno fatto i 286 milioni di euro serviti per finanziare la prima annualità del citato Avviso e mai spesi?

Ricordiamo, infatti, che nell’anno solare 2012 la Regione siciliana ha speso qualcosa come 253 milioni di euro dei 282 impegnati con totale copertura dal bilancio regionale. Quindi l’ammanco dovrebbe essere di almeno 700 milioni di euro. Risorse destinate dal Fondo sociale europeo alla formazione professionale in Sicilia per il settennio 2007/2013.

Non solo. Se si pensa che le risorse comunitario destinate agli Avvisi 7, 8, Infor-Mare, Linea 2 del Piano regionale dell’offerta formativa del 2010 non sono state mai più spese per via del ritiro degli stessi bandi da parte del trio LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), il buco si avvicinerebbe al miliardo di euro. Ammanco che il nostro giornale ha denunciato circa otto mesi addietro, subendo diverse critiche. Oggi non siamo più da soli a chiedere il resoconto sull’utilizzo di circa un miliardo di euro.

Il linguaggio sciolinato ieri dal presidente Crocetta denota la precisa volontà di azzerare il settore della formazione professionale siciliana e di chiudere con l’esperienza del passato. Poco però è stato detto sul futuro del personale che, tra Servizi formativi (Sportelli Multifunzionali e Scuola/Lavoro), Interventi formativi (corsi di formazione) e obbligo scolastico (Oif), sono oltre 10 mila. Su questa delicata partita il Governo regionale si è sempre dichiarato contrario alla ‘macelleria sociale, ma concreti provvedimenti volti alla salvaguardia della platea dei lavoratori non se ne intravvedono.

La chiusura al rifinanziamento della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 non può certo costituirne una soluzione. Anche il riferimento fatto dall’assessore Scilabra sulle tutele riconosciute dalla citata legge, in assenza di una vera programmazione delle attività e risorse finanziarie certe, non pone in sicurezza i lavoratori. Sulle beghe tutte interne al mondo pidiessino a pagare sembrano essere, ancora una volta, i lavoratori.

Lascia perplessi, infine, l’insensibilità mostrata dal Governo regionale, almeno ad oggi, sulla formazione professionale operata da diversi rami dell’amministrazione regionale. Sono in tanti a gestire una fetta della formazione come l’assessorato regionale alla famiglia, alle Politiche sociali e al Lavoro, l’assessorato alla Risorse agricole e forestali (formazione in agricoltura e pesca), l’assessorato ai beni culturali, l’assessorato alla Salute, l’assessorato alla Funzione pubblica.

Intanto, preoccupato per l’impatto sulla stampa dello sciopero annunciato dal Comitato spontaneo dei lavoratori della formazione professionale al quale ha aderito l’Unione lavoratori liberi, Crocetta ha disposto che l’assessore Scilabra incontri il prossimo 25 marzo i fautori di questa protesta.

 


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