Formazione/ Lo Snals Confsal chiede l’applicazione della legge 24 e del Contratto nazionale di lavoro

IL GOVERNO REGIONALE A GONFIE VELE VERSO CIAPI, UNIVERSITA’ E CONFINDUSTRIA. LE TESI DEL SINDACATO GUIDATO DA GIUSEPPE MILAZZO

La celebrazione dei tavoli tematici non ha portato nulla di nuovo e il settore della Formazione professionale resta imbavagliato, girando su se stesso senza superare alcuna delle criticità.

I giorni passano e la seconda annualità dell’attività formativa non decolla, le retribuzioni restano una chimera per i lavoratori e gli enti attendono ancora quote di finanziamento della prima annualità. Si dibatte e si discute ma il Governo regionale non schioda alcuna soluzione dal cilindro. Chissà perché.

Cresce sempre più il sospetto non solo tra gli operatori ma anche tra i lavoratori, che sotto vi sia un preciso progetto politico finalizzato a trasferire, magari dal prossimo anno, al Ciapi almeno il 50 per cento del finanziamento complessivo e alle Università siciliane l’altro 50 per cento per gestire la formazione professionale con il sistema delle imprese. Resterebbe in pool position Confindustria Sicilia. Dubbi che alimentano la riflessione sul da farsi.

Il progetto appare favorevole per i lavoratori che troverebbero conforto nel sapere che il datori di lavoro diventerebbe la Regione siciliana. Fermo restando che è da escludere l’avverarsi del sogno di passare nelle fila dei dipendenti regionali, progetto di vita impraticabile per motivi giuridici e contabili e per la ragione che la Sicilia è tecnicamente fallita, i lavoratori, stanchi dello stato di povertà in cui versano oggi, accetterebbero comunque una nuova situazione lavorativa pur di ottenere con regolarità gli stipendi. Sarà così?

Due cose non convincono, il passaggio del rapporto di lavoro a tempo determinato, sacrificando le tutele previste dalle norme regionali e il dovere lavorare solamente per l’arco temporale di attività formativa in aula. Ciò significa che per i mesi di inattività non avrebbe alcuna copertura retributiva.

Di quest’ultimo aspetto pare che l’assessore Scilabra non mostri alcun intento nel trovare una soluzione. L’aspettativa non retribuita non pare essere la panacea per i lavoratori. Né l’Albo può trasformarsi in un boomerang per i lavoratori. Lo strumento è strettamente collegato alla legge regionale 6 marzo 1976, n.24 e successive modifiche ed integrazioni.

Il che comporta la tutela del processo di mobilità con copertura reddituale attraverso il Fondo di garanzia di cui all’articolo 132 della legge n.4 del 16 aprile 2003. Se invece l’Albo deve costituire un contenitore dove attingere le professionalità per alcuni mesi all’anno, lasciando i lavoratori scoperti per i restanti,la cosa puzza di marcio.

Anche tra le rappresentanza sindacali cominciano ad emergere i distinguo sulla strategia da adottare nei confronti degli intenti mai manifestati apertamente dall’esecutivo regionale.

A distinguersi per chiarezza di posizione assunta lo Snals Confsal.

Per il sindacato rappresentativo e firmatari di Contratto collettivo di categoria (Ccnl), un punto fermo costituisce argomento di confronto con l’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, ed il dirigente generale al ramo, Anna Rosa Corsello.

Per lo Snals Confsal, la regola è che il personale della formazione professionale ed iscritto all’albo può essere allocato anche fuori dagli enti di formazione professionale presso strutture pubbliche, partecipate e convenzionate con enti pubblici.

Rispetto alla macelleria sociale in corso da parte del Governo regionale, stante la linea politica adottata sino ad oggi, il sindacato guidato in Sicilia dal responsabile di settore, Giuseppe Milazzo, la pensa diversamente.

In una nota precisa la posizione in ordine al regime di tutele e salvaguardia occupazionale in capo ai lavoratori del settore della Formazione professionale. Ecco la nota:

“In attesa della riforma organica del settore della Formazione Professionale, di una proposta dell’amministrazione regionale di Agenzia Unica, ed in seguito all’aggiornamento dell’albo degli operatori della formazione professionale, in applicazione dell’obbligo stabilito dalla legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976, in combinato disposto con le leggi regionali n. 25 del 1 settembre 1995 e n. 23 del 23 dicembre 2002, al personale iscritto all’albo deve essere garantita la continuità occupazionale e retributiva.

Bisogna aggiungere, altresì, le regole sancite dal Ccnl di categoria, di cui agli artt. 33 e 34 con rimando speciale all’Allegato n. 12 del contratto relativo al periodo 2011-2013, che espande il vigore dell’art. 26 del vecchio Ccnl 1994-1997.

In queste norme si prevede la soluzione per il caso della mobilità del personale in esubero rispetto all’attività formativa.

L’art. 33 CCNL dispone che, mediante accordi, è possibile attuare la mobilità del personale da un ente ad un altro, ovvero tra enti ed istituzioni pubbliche.

L’Allegato 12, richiamando gli artt. 17 e 26 del richiamato contratto nazionale del periodo relativo al 1994-1997, dichiara che si può attuare la mobilità del personale dipendente all’interno del sistema regionale della Formazione professionale. La mobilità si attua attraverso l’istituzione di tavoli trilaterali regionali tra agenzie formative, istituzione formative della Regione e le organizzazioni sindacali. Si segnala, all’uopo, la lettera f) del predetto art. 26 che dispone – qualora manchino le condizioni per il reinserimento, le parti attivano il confronto con la Regione al fine di individuare le condizioni di una nuova collocazione dei lavoratori in mobilità in altre attività, anche all’esterno del settore della formazione professionale”.

Lo Snals Confsal nella sua disamina sull’argomento richiama, a suffragare la tesi sulla gestione del personale della Formazione professionale, quanto disposto dalla legge regionale n. 25 del 1 settembre 1993, art. 2 bis.

Riportiamo per esteso il testo dell’articolo citato. “L’Assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato ad attuare per il personale della Formazione professionale, rimasto totalmente privo di incarico, i processi di mobilità previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro degli operatori della formazione professionale”.

Occorre ricordare che il principio esposto dal sindacato è stato impresso nella deliberazione di giunta regionale del 4 ottobre 2010 n. 350, oggi richiamata dal decreto assessoriale n. 38 dell’11 ottobre 2013, che dispone che il personale in esubero rispetto al piano dell’offerta formativa può essere impiegato in progetti triennali rinnovabili presso la pubblica istruzione, l’università degli studi ed altri settori della pubblica amministrazione.

Secondo lo Snals Confsal la disamina logico-giuridica esposta consente di rilevare, lo ripetiamo, la regola che il personale della formazione professionale ed iscritto all’albo può essere allocato anche fuori dagli enti di formazione professionale presso strutture pubbliche, partecipate e/o convenzionate con enti pubblici.

A completare il ragionamento, il sindacato aggiunge altri spunti necessari a fare luce sulla gestione sociale del settore. Per lo Snals Confsal va accelerato il processo di fuoriuscita del personale iscritto all’Albo attraverso la quiescenza anticipata (o prepensionamento) del personale della formazione professionale, così come programmato dall’amministrazione regionale, seguendo il dettato della Legge 28/06/2012 n. 92 art. 4, commi 1-7, così come modificata dal “Decreto Sviluppo bis” (decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, convertito in legge 17/12/2012 n. 221), ai quali dà attuazione la Circolare Inps n. 119 del 2013.

Tuttavia occorre intervenire in tempi brevissimi, onde evitare ulteriori illegittimità, disagi e danni al personale posto in mobilità ed ancora non collocato in servizio.

Bisogna procedere con urgenze, aggiunge il sindacato, all’assegnazione dei corsi di formazione della prima annualità dell’Avviso 20/2011 a quegli enti di formazione, come l’Enaip di Caltanissetta e l’Ecap di Caltanissetta, cui la magistratura amministrativa ha ritenuto fondati i motivi del ricorso avverso l’esclusione dal piano citato. Misura resa necessaria in modo da impiegare da subito diverse decine di lavoratori della provincia di Caltanissetta, o di altre province in casi similari.

Inoltre, con la stessa sollecitudine lo Snals Confsal ritiene che l’amministrazione debba farsi carico di assegnare le ore ed il personale degli enti sottoposti a procedura di revoca dell’accreditamento al Ciapi di Priolo, o già revocati, per garantire il servizio della seconda annualità dell’Avviso 20/2011. Decisione che consentirebbe la ricollocazione di un migliaio di lavoratori, lo svolgimento di un servizio obbligatorio, evitando la perdita di un finanziamento specifico.

Infine, in applicazione del quadro normativo specificato, per il sindacato si possono realizzare progetti di fuoriuscita del personale, anche con finalità di riqualificazione e ricollocazione per un triennio rinnovabili presso altre strutture private o pubbliche con finalità di istruzione e formazione, ma anche con altre finalità.


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