Formazione, levati tu che mi ci metto io!

Storicamente uno dei punti di forza della commedia all’italiana è il “predicare bene e razzolare male”. Significa, in buona sostanza, dare buoni consigli ma cattivi esempi. E’ una connotazione della società italiana che trova la massima espressione in un certo modo di “fare politica”. Quindi il passo dalla commedia alla politica è facile sopratutto se la si riconduce all’esperienza dei tecnici al governo Lombardo.

Una caratteristica, questa, che esplode nella sua negatività quando si parla degli effetti al contrasto alla dispersione scolastica in Sicilia e si analizzano gli strumenti messi in campo dal 2010 in poi. Tra questi, i percorsi di istruzione e formazione in obbligo scolastico (OIF).

Ed ecco entrare in scena la “coppia delle meraviglie” Mario Centorrino, già assessore regionale Istruzione e Formazione professionale (carica oggi ricoperta da Accursio Gallo) e Ludovico Albert, torinese, dirigente generale fina qualche giorno fa al dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale (carica oggi ricoperta da Anna Rosa Corsello).

In due hanno combinato più pasticci dell’armata Brancaleone, per citare il film (uscito negli anni ’60) tre volte Leone d’Oro del maestro Mario Monicelli. La trama del film ruota intorno alla compagnia sgangherata e raccogliticcia che cerca di compiere una grande impresa, fallendola miseramente. Simile al fallimento delle politiche poste in essere sull’OIF dalla “coppia delle meraviglie”.

Tanti Enti formativi, destinatari di finanziamenti a valere sui corsi formativi triennali, sono stati danneggiati dall’amministrazione attiva. Alcuni non sono partiti con le attività. Altri lo hanno fatto in ritardo. Ad altri sono state sospese le attività. Ad altri ancora non si è permesso di effettuare gli esami finali per il rilascio della qualifica professionalizzante. In tutti i casi citati si prefigura l’interruzione di pubblico servizio. Cosa per la quale le autorità competenti dovrebbero verificarne i presupposti ed intervenire.

La Fondazione Cas Onlus di Palermo è impossibilitata, per esempio, ad effettuare gli esami per il rilascio del titolo agli allievi che hanno concluso un triennio formativo. Un fatto inspiegabile, nostante i solleciti verbali e scritti e ben 10 atti di diffida. Dalle informazioni assunte dal nostro giornale, ad oggi l’Ente non ha mai ricevuto alcuna risposta o motiviazione di eventuale diniego.

Rocambolesco per certi versi. Inspiegabile il comportamento dell’amministrazione regionale. L’ultimo atto di diffida che ripercorre i 10 precedenti è datato 28 agosto 2012. Ma anche questo senza effetto. Ed i ragazzi attendono o la qualifica o il lascia passare per frequentare gli ultimi due anni di scuola superiore e diplomarsi sfruttando l’alternanza scuola formazione.

Pare che questo silenzio abbia una precisa spiegazione di matrice politica. Infatti sembra proprio che sia riconducibile al tentativo di far fallire l’ente Cas per effettuare, in un secondo momento, il salvataggio attraverso l’acquisizione per mano degli affaristi del Pd. Dal gruppo lobbistico, cioè, dotato di quella capacita’ finanziaria per comprarsi tutto. Anche la formazione professionale. Che liberatasi dal peso della legge regionale 24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche ed integrazioni, scrollatasi di dosso il personale dipendente attraverso i licenziamenti facili, trasformata in terreno di conquista da parte di società di capitali, poteva ed è stata per un terzo acquisita dalle stesse persone appartenenti al Pd.

Ma cerchiamo di capire meglio quali danni, in tema di contrasto alla dispersione scolastica, ha provocato la “coppia delle meraviglie” alla società siciliana e con quali incongruenze. E per farlo effettuiamo un suggestivo parallelismo tra Torino e di Palermo. E lo facciamo nella consapevolezza che trattasi delle ultime due città in cui si è “distinto” Ludovico Albert, il potente esperto del Pd romano. In una ha raggiunto ottimi risultati (Torino), nell’altra pessimi (Palermo). Disamore per la Sicilia od interessi economici? Vedremo.

Iniziamo la disamina. Partiamo col capire il fenomeno attraverso il suo significato. Secondo quanto descritto da www.wikipedia.org, la dispersione scolastica o “evasione scolastica” si riferisce all’insieme di comportamenti derivanti dall’ingiustificata e non autorizzata assenza di minorenni dalla scuola dell’obbligo. In particolare, la dispersione si riferisce al fenomeno nel suo insieme, mentre l’evasione si riferisce all’attività posta in essere, individualmente, dal minore. Il termine descrive la frequente assenza degli studenti di propria volontà e non è da confondersi con le assenze per motivi di salute, né con il doposcuola.

La dispersione scolastica raggiunge percentuali in Italia del 30% al Sud e del 20% al Nord. La dispersione scolastica è spesso causa di piaghe sociali: bullismo, violenza negli stadi, microcriminalità, droga, condotte devianti in generale, ecc. Può anche riferirsi a studenti che frequentano la scuola, ma non frequentano le lezioni. Il fenomeno della dispersione scolastica è un problema vasto e composito. Secondo quanto emerge dal sito istituzionale www.comune.torino.it, la città di Torino è tra quelle da tempo impegnate, con lusinghieri risultati, nel tentativo di fronteggiarlo in quanto problema sociale. E per farlo ha finanziato diversi progetti specifici. Ottenedo, peraltro, discreti risultati in termini di contrasto e di prevenzione.

Da queste esperienze è emerso come dietro al termine “drop out” si nascondano situazioni profondamente diverse. Tra gli allievi che lasciano precocemente la scuola si trovano: i “cacciati” che la scuola cerca attivamente di allontanare da sé perché essi causano difficoltà alla struttura. Vi sono poi i “disaffiliati”, ragazzi che non provano alcun interesse alla scuola e non desiderano essere in contatto con essa. Si tratta di ragazzi che non hanno voglia, pensano che la scuola sia inutile e sono. spesso sostenuti in ciò dalla famiglia, come Rom e Shinti che a fatica arrivano alla fine della scuola elementare. Vi sono poi i “deboli”, coloro che non hanno gli strumenti culturali e di apprendimento per completare il programma di studi quale viene loro proposto.

Infine vi sono i “drop out capaci”. Si tratta di studenti che hanno le capacità intellettive per affrontare la scuola, ma mancano di altre competenze di natura sociale ed emotiva ecc. Il fenomeno della dispersione riguarda anche coloro che nella scuola restano, ma solo formalmente, perché sono passivi, seguono il corso di studi senza trarne un reale beneficio e, alla fine della scuola dell’obbligo, sono in condizioni di semi analfabetismo. (a destra, foto tratta da pdtoscana.it)

Se si esaminano i numeri nella città di Torino, con riferimenti alla scuola superiore, il fenomeno esprime valori preoccupanti tra la prima e la seconda classe. Il fenomeno è stato contrastato efficacemente con progetti formativi che hanno avviato al lavoro molti di loro. Si tratta pur sempre di cifre contenute rispetto alla esplosione del fenomeno al Sud ed in Sicilia in particolare. Un costo che per la società in generale è divenuto insostenibile.

Una maniera per contrastare l’avvio di minorenni alla delinquenza od altro è quello, quindi, dei corsi di formazione professionale per il rilascio di una qualifica professionalizzante. Un modo incisivo per avviarli al mondo del lavoro. Ma Albert ha agito in maniera diversa a Palermo. Non si comprende il perché di tante difficoltà all’avvio dei percorsi triennali ed il perché della sospensione di molte seconde e terze annualità gettando allo sbaraglio famiglie e minori.

Inspiegabile veramente. Dal sito www.palermo.blogsicilia.it riportiamo un recente articolo dove emergono i dati del fenomeno in Sicilia e nella città di Palermo in particolare. Dati che impressionano per l’impatto sulla società e le conseguenze per il futuro.

Il tasso di povertà minorile in Sicilia e’ il più alto d’Italia e si attesta al 44 per cento. Anche il tasso di dispersione scolastica è tra i più elevati: nel capoluogo siciliano nella scuola elementare è dell’1,01% rispetto a quello nazionale (0,55%), alle medie del 10,56% (8,6%), alle superiori del 16,52% (15%)”.

Si tratta di dati ufficiali comunicati, lo scorso 21 febbraio 2012, dalla vicepresidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia e l’adolescenza, Anna Maria Serafini, al termine di due giorni di incontri a Palermo, nel corso di una conferenza stampa in Prefettura. In merito alla situazione scolastica palermitana la Serafini ha sottolineato come “in Italia la percentuale media di frequentazione degli asili nido è del 12 per cento, mentre l’Europa ci chiede il 30 per cento”.

“Ci sono anche città – ha aggiunto – come Torino che si attestano al 40 per cento e sono vicine alle città del Nord Europa, ma città come Palermo sono lontane persino dalla media nazionale”. Ed allora facciamo il punto sulla situazione siciliana in tema di percorsi di Istruzione e Obbligo Formativo (OIF) per renderci conto come sia stata fallimentare anche questa esperinza per “la coppia delle meraviglie”. (a destra, Anna Maria Serafini)

Il quadro normativo ingarbugliato ne ha costituito il primo passo di una serie infinita di criticità. Veri e propri autogol. Esaminiamolo seppur in breve. Con Delibera n. 341, adottata dalla giunta regionale della Sicilia nella seduta dell’1.10.2010, è stato stabilito che gli Istituti Professionali di Stato, funzionanti nel territorio della Regione, a decorrere dall’1 settembre 2011, possono realizzare l’offerta formativa sussidiaria prevista dall’art.8, comma 2, del D.P.R. 15 marzo 2010,n.87. Cioè vengono autorizzati ad operare come strutture formative accreditate dalla Regione per la realizzazione di percorsi triennali di cui al Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005,n.226.

Con Delibera n. 342, adottata dalla giunta regionale della Sicilia nella seduta dell’1.10.2010, è stato recepito l’Accordo del 29 aprile 2010 tra il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano riguardante il primo anno di attuazione 2010/2011 dei percorsi di istruzione e formazione professionale, a norma dell’articolo 27, comma 2, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.

In data 26 gennaio 2011 è stato sottoscritto l’ Accordo territoriale tra l’assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, per la realizzazione a decorrere dall’anno scolastico 2011/2012 di percorsi di istruzione e formazione professionale di durata triennale. Percorsi attuati in regime di sussidiarietà, da parte degli Istituti Professionali Statali funzionanti nel territorio della Regione Siciliana, ai sensi dell’art. 2, comma 3 del D.P.R. 15 marzo 2010, n.87.

Con Delibera n. 231, adottata dalla Giunta regionale della Sicilia nella seduta del 13 settembre 2011, sono state approvate le Linee Guida per la realizzazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale nel territorio della Regione siciliana. Quindi, gli Organismi che possono attivare i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale per il conseguimento di uno dei 21 titoli di qualifica professionale riportate nelle Linee Guida sono gli Enti di formazione professionale che hanno realizzato la sperimentazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale di cui all’Accordo del 26 gennaio 2007 e che possiedono i requisiti indicati nelle Linee Guida approvate.

Ma sono anche gli Istituti professionali statali che possono fornire percorsi di qualifica di Istruzione e Formazione Professionale in regime di sussidiarietà (sia integrativa che complementare) sulla base del D.P.R. n. 87/2010 e dell’Accordo Territoriale tra Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale e Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia del 26 gennaio 2011 e delle successive integrazioni.

Quale la finalità? Quella di garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione con l’acquisizione, al termine del triennio, di una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale e non inferiore al secondo livello europeo. Ma anche l’ampliamento, nell’ottica della prevenzione/contrasto della dispersione scolastica, del numero dei giovani che completano con successo il proprio percorso educativo nella prospettiva dell’occupabilità.

I percorsi di Istruzione e Formazione Professionale sono rivolti a giovani di età inferiore ai 18 anni ed in possesso del titolo conclusivo del 1° ciclo di istruzione. Dal quotidiano www.livesicilia.it riportiamo la dichiarazione rilasciata lo scorso novembre dall’assessore regionale pro tempore alla istruzione e formazione professionale, Mario Centorrino. Rileggendola oggi emergono nettamente incoerenza e fallimento. Cioè è come dire: “predicare bene e razzolare male”.

Sono stati 203 i corsi previsti dal Piano regionale definitivo dell’Offerta Formativa per l’Obbligo d’Istruzione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, relativo ai primi anni. Piano da realizzare da parte degli Enti di formazione professionale, a partire dal Piano per l’anno scolastico 2011-2012. L’importo massimo di finanziamento per ciascun ente beneficiario è stato 100 mila euro per ciascuna annualità di ogni percorso triennale di istruzione e formazione professionale. Mentre l’importo di 65 mila euro è stato destinato per ciascuna annualià e per ciascun percorso previsto all’interno degli Istituti penitenziari, per fare fronte alle spese relative all’Ente di formazione.

“Il Piano – ha detto, in quella occasione, l’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale, Mario Centorrino – è stato varato con il supporto degli uffici che in assessorato lavorano a ranghi ridotti in attesa del completamento dell’organico”. Centorrino ha voluto sottolineare che “il Piano permetterà agli allievi la frequenza dei corsi, alcuni dei quali già iniziati in via provvisoria, e che ora hanno piena legittimazione”.

Con l’attivazione del Piano circa 4mila studenti siciliani potranno frequentare i corsi di formazione professionale, ottemperando all’obbligo scolastico e al termine del percorso triennale ottenere una qualifica professionale valida a livello europeo.

“Questi percorsi di istruzione cofinanziati dal ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca – ha aggiunto l’assessore – costituiscono un valido strumento per combattere e arginare la dispersione scolastica con un’azione capillare e ramificata su tutto il territorio siciliano “.

Peccato però che sono state solo parole perché per molti Enti formativi la gestione dei percorsi triennali autorizzati e finanziati da Centorrino/Albert si siano rivelati dei veri e propri calvari, anche e sopratutto per le famiglie dei minori che hanno frequantato corsi OIF. E’ il caso della Fondazione Cas Onlus di Palermo, come già sottolineato. Albert e Centorrino sono stati incapaci o in mala fede?

Lo si saprà nei prossimi mesi quando alcuni ricorsi giungeranno a definizione. Un contenzioso forte anche in questo ambito del sistema formativo. E la politica? E’ stata in silenzio, un vero suicidio. La vicenda della Fondazione Cas Onlus non è orfana. Appare grottesco questa gestione dell’OIF della “coppia delle meraviglie”. Una commedia all’italiana con protagonista l”armata Brancaleone.


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Storicamente uno dei punti di forza della commedia all’italiana è il "predicare bene e razzolare male". Significa, in buona sostanza, dare buoni consigli ma cattivi esempi. E' una connotazione della società italiana che trova la massima espressione in un certo modo di "fare politica". Quindi il passo dalla commedia alla politica è facile sopratutto se la si riconduce all'esperienza dei tecnici al governo lombardo.

Storicamente uno dei punti di forza della commedia all’italiana è il "predicare bene e razzolare male". Significa, in buona sostanza, dare buoni consigli ma cattivi esempi. E' una connotazione della società italiana che trova la massima espressione in un certo modo di "fare politica". Quindi il passo dalla commedia alla politica è facile sopratutto se la si riconduce all'esperienza dei tecnici al governo lombardo.

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