Formazione, il Governo moralizza il settore e licenzia i lavoratori?

Moralizzazione o azzeramento del settore della Formazione professionale? La domanda appare fondata per diverse ragioni. Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha lanciato da tempo la questione morale nel settore. Per la verità i risultati si sono visti. Nella rete della giustizia sono caduti diversi Enti formativi del Messinese e personaggi collegabili direttamente (per parentela) ad esponenti di sinistra, che per larga parte però sono riconducibili proprio ad esponenti di quel partito che ha determinato la vittoria alle scorse elezioni regionali della coalizione guidata dall’attuale governatore.

Quindi la questione morale è soltanto endogena al sistema di regole che governano la Formazione professionale oppure è più ampia e trascina anche il Partito democratico e lo stesso Megafono (l’altra faccia del Pd)? Lo stimolo alla moralizzazione con ogni probabilità, si gioca, per buona parte, proprio nella casa politica del presidente Crocetta.

C’è anche un dilemma che scuote il settore: azzeramento si, azzeramento no? Se si analizzano le scelte nel settore della Formazione professionale, poche per la verità, attuate dall’esecutivo in circa 9 mesi di governo della Sicilia, ci si rende conto che ruotano quasi esclusivamente lungo la direttrice di parole chiave come anticorruzione, antiparentopoli, antimafia e moralizzazione. Nessuno stimolo per la riorganizzazione amministrativa e burocratica del settore.

I segnali in tal senso arrivano con precisione svizzera. È il caso del nuovo bando per l’accesso alla cosiddetta “patente alle strutture per tenere i corsi” così come richiamato dal Giornale di Sicilia in un articolo dello scorso 21 luglio. L’idea di fare pulizia nel settore, di inasprire i controlli, di introdurre regole stringenti per una vera e concreta moralizzazione della Formazione professionale appare come giusta e necessaria. Pur tuttavia, non sembra convincere il progetto di riforma del sistema formativo nella sua interezza. E questo perché ad oggi appare monco il processo di cambiamento per la semplice ragione che nulla o quasi si conosce circa i tempi, le modalità e le tutele occupazionali.

Nulla o poco si conosce, nonostante luglio sia già in uscita e con agosto si slitterebbe a settembre, dei processi di rientro dei circa seicento lavoratori licenziati e mai più rientrati in alcun modo nel sistema formativo regionale. Nulla o poco si sa dei tempi necessari al riavvio delle attività didattiche e della copertura retributiva del personale nell’intervallo temporale tra la chiusura della prima annualità dell’Avviso 20/2011 (7 giugno 2013) e l’inizio della seconda annualità.

Si sa soltanto che gli Enti formativi dovranno depositare i progetti esecutivi entro il 28 luglio prossimo. Si sa che il prossimo 26 luglio, secondo quanto dichiarato dalla stessa assessore Nelli Scialbra nei giorni scorsi, dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (GURS) il decreto assessoriale che fisserebbe le nuove regole per l’accreditamento degli enti formativi.

Pare anche che una volta in vigore, il decreto sull’accreditamento dovrebbe prevedere una scadenza per la presentazione dell’istanza di 90 giorni ed una istruttoria successiva di 60 giorni, mentre i controlli sugli enti scatterebbero da subito. Ci chiediamo, ma i cinque mesi previsti per l’iter di accreditamento si incrociano con l’avvio della seconda annualità dell’Avviso 20? Oppure le due tempistiche sono autonome? E se le attività verranno avviate entro settembre, cosa accadrà agli enti formativi raggiunti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria?

In sede di avvio delle attività formative saranno già stati revocati gli accreditamenti di Ancol, Aram e Lumen? E se si, quale sarà il destino delle ore formative congelate? I lavoratori, dipendenti a tempo indeterminato degli Enti coinvolti nello scandalo giudiziario, saranno ricollocati?

Circolano insistenti voci che porterebbero questi lavoratori ed il pacchetto di ore formative verso il Ciapi di Priolo. Struttura formativa di proprietà della Regione siciliana che ad oggi non ha subito la stessa sorte della consorella di Palermo. È immaginabile che il bassissimo budget, di cui ha goduto ad oggi, non ne ha scalfito l’attività sul territorio della Sicilia orientale.

Sorgono due dubbi: con quali modalità si trasferirebbe il personale e le ore formative dagli enti Ancol, Aram e Lumen al Ciapi Priolo? Di certo non è aspetto di poco conto. Probabilmente serve una legge ad hoc. Va ricordato che i tre Enti citati, hanno partecipato ad una bando pubblico triennale riuscendo ad ottenere in assegnazione una quota di finanziamento. Adesso spostare personale e finanziamento non è cosa semplice.

Qualcuno potrebbe obiettare lo scorrimento della graduatoria degli idonei del citato Avviso 20. Per tornare, quindi, ai propositi del presidente della Regione, Crocetta, i dubbi sul processo di riforma del settore formativo restano. Soltanto lo scorso 16 maggio, supportati da tre mila lavoratori scesi in piazza per manifestare contro il Governo Crocetta, le organizzazioni sindacali confederali criticavano gli assessori regionali al lavoro, Ester Bonafede e alla Formazione professionale, Nelli Scilabra.

La stessa, quest’ultima, che lo stesso Crocetta a candidato alla segreteria regionale in Sicilia del Partito democratico. I sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola proprio in occasione dello sciopero dello scorso 16 maggio avevano lanciato l’allarme sostenendo che il proposito del Governatore era quello di distruggere il sistema formativo regionale. Da allora ad oggi poco si è mosso nella direzione della riorganizzazione della Formazione professionale e dell’assunzione di precisi atti amministrativi vincolanti con contenuti condivisi e incisivi, solo la sottoscrizione di un accordo, peraltro ampiamente disatteso dallo stesso Esecutivo fino ad oggi.

Secondo diversi osservatori del sistema formativo si delineerebbe la chiara volontà del Presidente Crocetta di continuare il suo progetto, volto a lasciare i lavoratori senza stipendi, portare gli Enti alla chiusura e proclamare, senza atti convincenti, per bocca del suo assessore Scilabra, la garanzia di tutto il personale assunto dagli Enti fino al 31/12/2008 ( manovra legata all’aggiornamento dell’Albo).

Sembra una demagogia bella e buona, sempre secondo alcuni, perché il personale assunto dagli Enti fino al 31/12/2008 è garantito, ma il Governo regionale non dice come e non indica con quali risorse e in quali tempi. Così come non si conosce, ad oggi, il futuro dei circa 600 licenziati, nonostante le ripetute dichiarazioni del presidente Crocetta di garanzia occupazionale per costoro.

L’idea di azzerare gli Enti, sembrerebbe forse l’unica vera rivoluzione della giunta Crocetta, che sicuramente andrebbe ad attuare una omogenea programmazione dell’offerta formativa, ma ad oggi non ha detto come, e non ha neanche detto di come potrà evitare la “macelleria sociale” del personale impegnato in tale attività.

Ritornando sul nervo scoperto, già da qualche mese gli oltre 600 lavoratori del Cefop e dell’Anfe, con anzianità ventennale, sono stati licenziati e sono in attesa che il Governo regionale adotti strumenti di ricollocazione lavorativa. Così come tantissimi altri lavoratori riceveranno, a causa del taglio del dieci per cento del finanziamento in sede di avvio della seconda annualità finanziata con le risorse del “Piano giovani”, le lettere di preavviso di licenziamento (o mobilità ai sensi della circolare n.10/94)). Ed a questi chi penserà? Tante, troppo le domande senza risposta che lasciano l’amaro in bocca.

Qualche settimana fa, proprio Cgil, Cisl e Uil hanno preso le distanze dal modo di agire del Governo regionale sul settore della Formazione professionale. I sindacati confederali stanno cercando di scongiurare quanto i loro uffici legali hanno lapidariamente annunciato, ovvero, che il personale della Formazione Professionale ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato di diritto privato, al quale il datore di lavoro, che non è la Regione Siciliana, se entro un congruo lasso di tempo non assegnerà una nuova commessa, dovrà applicare la legge 223/91, cioè, licenziare il personale per giustificato motivo oggettivo.

Qual è ad oggi lo scenario invece? Riepiloghiamolo. Assenza di un progetto di riforma del settore, allungamento dei tempi di avvio della seconda annualità, taglio del 10 per cento del finanziamento, cronica lentezza nell’erogazione dei finanziamenti agli enti, atavica ingessatura delle modalità di pagamento delle retribuzioni maturate in favore dei lavoratori, dipendenti degli enti formativi, che ha superato soglie di sostenibilità (da sei a punte di 24 mesi di stipendi maturati), assenza di certezza lavorativa per gli operatori degli Sportelli multifunzionali e di coloro che operano nel segmento dell’Obbligo formativo (Oif), mancanza di un futuro lavorativo per i licenziati.

Questa è la crociera omaggio offerta dal Presidente Crocetta a tutti i lavoratori della formazione professionale, ritrovare la dignità di lavoratori, di non avere pagato lo stipendio anche per 24 mesi, ma di avere un dignitoso licenziamento a norma di legge nazionale 223.


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