Forestali: a Piazza Armerina torrettista costretto ad abbandonare la postazione dopo aver segnalato incendio

I DANNI SI SOMMANO E LE RESPONSABILITA’ AUMENTANO. ARRIVERA’ PRIMA O POI IL MOMENTO DELLA RESA DEI CONTI. IN SICILIA LA PROGRAMMAZIONE DEL GOVERNO REGIONALE NEL COMPARTO FORESTALE NEL 2014 E’ FALLIMENTARE

Da giorni la Sicilia convive con il caldo, in qualche caso dovuto allo Scirocco – l’odiato e amato vento del Sud – e con le fiamme che imperversano in lungo ed il largo interessando tutta l’Isola. Dopo le ore drammatiche vissute a Palermo nei giorni scorsi, anche Piazza Armerina, in provincia di Enna, è stata interessata, la scorsa domenica, da un vasto incendio propagatosi tra i boschi della città dei mosaici, con le fiamme che hanno lambito la residenza estiva del vescovo, Rosario Gisana, a Montagna Gebbia, rischiando di coinvolgere e danneggiare le strutture della Curia.

Ricostruiamo brevemente il fatto di cronaca.

È stato il torrettista del turno pomeridiano, che era di turno nella torretta di contrada Rabotano, nel Comune di Piazza Armerina ed al confine con Barrafranca, a segnalare tempestivamente l’inizio incendio.

Dopo aver notiziato il Centro operativo di Enna dell’inizio incendio, il torrettista è stato costretto ad abbandonare la torretta il cui perimetro era interessato, nel frattempo, dalle fiamme con conseguente esalazione di fumo che ha invaso la struttura di avvistamento.

Sono intervenuti tre Canadair del Corpo forestale nazionale, che hanno dovuto effettuare 16 lanci per circoscrivere e ridurre il cerchio di fuoco.

Oltre ai vigili del Fuoco ed alla Protezione civile anche 6 squadre del servizio antincendio boschivo, intervenute con autobotti al seguito per domare, con professionalità ed abnegazione, il rogo di vaste proporzioni che, dai primi accertamenti, appare di origine dolosa.

Per domare l’incendio sono state necessarie oltre 2 ore di lavoro. L’attività antincendio è niziata alla 16,40 e si è conclusa intorno alle 18,50 di domenica.

Sembrerebbe anche che, da informazioni assunte, non ci fossero i viali parafuochi almeno in una parte della zona interessata dal vasto incendio. E non c’è da stupirsi di ciò, visto che la Regione siciliana trova si soldi per tutti, tranne che per tutelare i boschi della Sicilia.

Siamo soltanto agli inizi e, come riferito in altra parte del giornale, l’estate siciliana, quella che Giuseppe Tomasi di Lampedusa definiva “la lunga estate siciliana” si concluderà a metà novembre…

Epoca in cui si dovranno fare i conti dei disastri ambientali. Quanta responsabilità ricadrà sul Governo regionale del presidente Rosario Crocetta è difficile a dirsi. Siamo certi che le polemiche non mancheranno perché la mancata programmazione del piano antincendio boschivo siciliano e il ritardo nell’avvio dei manutentori, che ha impedito l’attività preventiva, costituiranno il punto di partenza per stilare il bilancio, certamente fallimentare, della gestione del comparto da parte dell’esecutivo, mostratosi inadeguato e impreparato.

 


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