Pietro Russo, il componente italiano dell'organo deputato al controllo dell'utilizzo delle risorse comunitarie, è intervenuto a Catania nell'ambito di una conferenza organizzata dal dipartimento di Scienze politiche e sociali. «Non è un problema soltanto siciliano», dichiara
Fondi europei, l’analisi della Corte dei conti dell’Ue «Ingerenze politiche, ma il problema è di tutta l’Italia»
Uffici poco organizzati e troppe ingerenze da parte della politica. Sono questi i principali motivi che condizionano in negativo la gestione dei fondi europei, una carenza che in Sicilia in questi anni si è fatta parecchio sentire, con una spesa – in termini di quantità e qualità – che spesso ha lasciato a desiderare. Ne è convinto il componente italiano della Corte dei conti europea, Pietro Russo, intervenuto nei giorni scorsi a Catania nell’ambito di una conferenza organizzata dal dipartimento di Scienze politiche e sociali. «Più che di sprechi, parlerei di mancanza di spesa – dichiara Russo a MeridioNews -. Il problema però non riguarda solo la Sicilia, quanto tutta l’Italia dove non si arriva al 50 per cento di utilizzo delle risorse europee. Le cause? Mancanza di organizzazione, e forse anche un eccesso di politicizzazione nella programmazione, che fa spesso partire i lavori in ritardo, comportando il blocco costante di attività che invece andrebbero velocizzate».
Le occasioni sprecate dalla Sicilia nell’ultima programmazione 2007-13 non sono poche: dalla perdita delle risorse per rinnovare l’impiantistica sportiva alla lettera con cui la commissaria europea Marianne Thyssen ha contestato alla Regione l’utilizzo di 367 milioni di euro per la formazione, legati addirittura ai fondi Fas 2000-06, passando per il bando per l’agricoltura biologica sospeso dal Tar per un’irregolare gestione della graduatoria. I soldi che l’Unione europea destina ai vari Stati sembrano essere gestiti con poca cura. In un momento in cui, peraltro, i bilanci degli enti locali consentono a stento di navigare a vista, senza poter pensare a grossi investimenti.
La materia europea – in termini politici ed economici – rimane così sospesa tra l’immagine di manna dal cielo, da attendere per risolvere i problemi interni, e quella di qualcosa che comunque ha poco a che vedere con le cose nostrane. Effetti, questi, anche di quell’integrazione che ancor’oggi manca tra singoli Stati e Unione. «Ai cittadini europei consiglierei di assumere un atteggiamento equilibrato, senza esagerare nelle critiche verso le istituzioni europee, cosa che oggi va parecchio di moda – commenta Russo -. Bisognerebbe informarsi, senza finire né nel populismo e neanche nell’accettazione passiva di ciò che arriva dall’Europa, che senza dubbio può essere migliorato».
A monitorare l’utilizzo delle risorse comunitarie è proprio la Corte dei conti europea: «Nostro compito è vigilare, insieme alle corti nazionali, sui fondi che vengono dati ai singoli Paesi, e che derivano dalle tasse dei cittadini – spiega Russo -. Non è solo l’Italia a usarli male, si tratta di problemi diffusi. Anche se negli ultimi anni ci sono stati dei miglioramenti, in particolare nelle spese agricole e nell’uso dei fondi strutturali».