Dopo la messa al Foro Italico, il Santo Padre ha proseguito la sua visita pastorale facendo tappa prima alla Missione Speranza e Carità, dove ha pranzato, e poi a Brancaccio, accolto da centinaia di lenzuola bianche, per rendere omaggio al Beato don Pino Puglisi nel 25esimo anniversario della sua uccisione
Folla di oltre centomila fedeli per Papa Francesco a Palermo Il monito in Cattedrale: «Pietà popolare non s’inchini a mafia»
Bagno di folla per Papa Francesco che oggi è stato accolto da oltre 100 mila fedeli accorsi a Palermo da tutte le parti della Sicilia e del Sud Italia. Numeri significativi quelli diramati dalla sala Stampa del Vaticano e che testimoniano come questo uomo, semplice, con il suo accento argentino e il suo sorriso sia entrato nei cuori dei fedeli ma non solo. Dopo la messa celebrata sotto il sole cocente del Foro Italico, il Papa a bordo di una golf blu che lo attendeva alla stazione centrale, ha raggiunto la sala mensa della Missione Speranza e Carità fondata dal missionario laico Biagio Conte nel 1991. Appena varcato la soglia della sala pranzo, l’occhio del Pontefice è caduto sull’istallazione a forma di barca realizzata da in falegname tunisino sordomuto alla cui base sono state disposte delle statuette per lanciare il messaggio: «Siamo tutti nella stessa barca per costruire insieme un mondo migliore».
Ed è proprio questo l’obiettivo della Missione di via dei Decollati che da anni ospita uomini di nazionalità diverse come gambiani, siriani, tutti coloro che hanno affrontato un passato difficile e sono arrivati alla ricerca di un futuro migliore. E in questo clima di fratellanza e solidarietà che il Pontefice ha consumato il suo pasto. Un menù semplice che prevedeva fettine di pane con olio, olive condite, formaggio, insalata di riso e come secondo petto di pollo, insalata mista, sorbetto di limone, pasticcini e cannolicchi. Fuori, ad attendere un semplice gesto o un sorriso, una cinquantina di fedeli che composti si sono assiepati lungo la piccola via, a pochi metri dalla Stazione Centrale.
Subito dopo il Pontefice ha ripreso il suo tour per i luoghi significativi del capoluogo e non poteva, a distanza di venticinque anni dall’omicidio di don Pino Puglisi, non recarsi nel quartiere di Brancaccio. Per l’occasione le strade sono state addobbate con le bandierine bianche e gialle e con il simbolo della città del Vaticano ma, soprattutto, dai balconi attigui piazza Anita Garibaldi (da oggi piazza Puglisi) centinaia di lenzuoli bianchi lungo i balconi. Segno che il sacrificio del Beato non è stato vano, le lenzuola bianche da anni simbolo di legalità e di contrasto alla mafia. Il Papa, giunto sul luogo dell’eccidio, ha ricevuto da una ragazza disabile un cuscino di rose che ha deposto ai piedi del busto del Beato, poi accompagnato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha visitato la Casa – Museo.
Lì ha incontrato i fratelli di Puglisi, Francesco e Gaetano, visibilmente emozionati e Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro. Tappa successiva per il Santo Padre il luogo religioso per eccellenza, la cattedrale. Qui è arrivato scortato dai motociclisti della polizia, a bordo della papamobile, uscita poco prima dal Palazzo Arcivescovile. Un cambio di auto che gli ha permesso di salutare i fedeli lungo Corso Vittorio Emanuele. A fare gli onori di casa, l’arcivescovo che ha pronunciato un discorso incisivo e significativo sul ruolo che ogni religioso deve svolgere all’interno della comunità, prendendo ad esempio Don Pino.
«Oggi siamo chiamati come lei ci ricorda – sottolinea Lorefice – a una conversione pastorale e missionaria. Dobbiamo rivolgerci al nostro gregge, agli altri, ai nostri fratelli, per essere pastori. Senza pretese di dominio perché nell’ascolto impariamo le strade nuove e promettenti proprio dalle sorelle e dai fratelli che ci sono affidati. La testimonianza presbiteriale del Beato Puglisi, giudizio e dono per la chiesa palermitana, co chiamo alla conversione e ci rilanci nell’annuncio del Vangelo». In una Cattedrale gremita di presbiteri, 200 seminaristi e varie cariche religiose hanno tuonato ancora una volta, soprattutto contro la mafia, le parole del pontefice: «Quando la Madonna fa l’inchino davanti la casa dei mafiosi, questo non va. Vi chiedo perciò di vigilare attentamente, affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa, perché allora, anziché essere mezzo di affettuosa adorazione diventa veicolo di corrotta ostentazione».
Parole che mettono il sigillo a una giornata che tra le difficoltà organizzative è stata accolta con entusiasmo. E l’incontro con i giovani della Conferenza religiosa e dei centinaia che hanno affollato il Politeama accompagnate da musica e canti, hanno chiuso questa lunga e intensa tappa palermitana per un Papa che continuamente viene messo a dura prova ma che ancora una volta senza giri di parole non si è tirato indietro, condannando ogni forma di criminalità ma anche forme ideologiche che allontanano la Chiesa dalla gente.