«Questa vicenda mi ha amareggiato, non sono sereno», ha ammesso l'ex deputato dem alla sua prima uscita pubblica dopo l'avviso di garanzia nell'ambito di un'inchiesta per un presunto voto di scambio politico mafioso. L'ex deputato non si spiega le accuse del pentito Tantillo: «Forse per il mio impegno antimafia»
Ferrandelli si difende: «Accuse infamanti» «Sono candidato di tutti, non un cuffariano»
Ricostruisce i fatti carte alla mano e difende a spada tratta la sua storia politica «perché parla da sola». Sugli alleati fa melina: «Non sono un cuffariano e non ho mai votato Cuffaro ma accolgo tutti i soggetti liberi da appartenenze che vogliono sottoscrivere il nostro programma». Del resto quello delle alleanze in vista delle amministrative di Palermo non può essere, in questo momento, il primo pensiero di Fabrizio Ferrandelli, candidato con il suo movimento dei Coraggiosi, che lunedì è stato interrogato dai magistrati della Procura nell’ambito di un’inchiesta per presunto voto di scambio politico mafioso. «Non posso usare frasi di rito dicendo che ‘sono sereno’ – ammette -. Questa vicenda ha amareggiato me, la mia famiglia e la mia squadra». Ma, precisa subito, «non intendo mollare, si va avanti. Mi tirerei indietro solo in caso di condanna».
«Sono una persona libera dai condizionamenti degli apparati – attacca l’ex deputato Pd -, l’unico che si è dimesso dall’Ars rinunciando a 15mila euro al mese e al vitalizio. Sono fiero della mia provenienza, della mia storia e del mio lavoro, vivo solo di quello e lo rivendico a maggior ragione oggi dopo le accuse infamanti che un pentito mi avrebbe rivolto». Ma allora perchè Giuseppe Tantillo avrebbe fatto proprio il suo nome? «Forse per il mio impegno antimafia. Di Tantillo sapevo solo che era un fruttivendolo con un chiosco a Borgo Vecchio e nel 2012 non lo conoscevo più di quanto potessi conoscere il pizzaiolo o il panettiere di zona. Purtroppo il clamore delle notizie riportate dalla stampa e delle parole di un delinquente che poi si è pentito possono fare più rumore di anni di storia. Conoscendo le imputazioni, però, non posso temere nulla: ho fiducia nella magistratura, sono certo della mia estraneità ai fatti, così come li sto ricostruendo con i miei legali documenti alla mano, e andrò avanti con la campagna elettorale occupandomi del futuro di Palermo».
Già, ma quali sono questi fatti? Le accuse puntano dritto sulla campagna elettorale delle elezioni comunali del 2012: soldi e un concerto neomelodico in cambio di voti. «Non abbiamo organizzato solo un concerto a Borgo Vecchio ma diversi concerti per sostenere la mia candidatura. Per ciascuno posso presentare regolare bonifico emesso tramite Banca Etica. Anche chi si è occupato del volantinaggio è stato regolarmente pagato tramite bonifico. Tantillo sostiene poi di avermi incontrato sempre a quattr’occhi senza mai un testimone, quando io invece non sono mai rimasto solo ma ero costantemente accompagnato dal mio staff. Secondo questo tale Tantillo, avrei pagato quattromila euro per un pacchetto di 100 voti a Borgo Vecchio per una competizione elettorale che ne richiedeva almeno 160mila. A Borgo Vecchio le mie liste presero mille voti, io ne presi 700, cioè 300 in meno della sommatoria delle mie liste».
Le dichiarazioni del pentito riguarderebbero anche le successive elezioni regionali, che assicurarono a Ferrandelli una poltrona all’assemblea regionale. «Qui andiamo nel grottesco: nonostante il flop delle comunali sarei tornato da Tantillo dandogli in fiducia tremila euro per le regionali». Sulle presunte accuse di un secondo pentito Ferrandelli smentisce tutto: «Ho letto sulla stampa che ci sarebbe un secondo pentito ma non ne ho avuto alcun riscontro». Poi l’affondo a Orlando: «Questa vicenda dimostra quanto siano pericolose le parole di chi poche settimane fa ha dichiarato che la mafia a Palermo è ininfluente». Per l’esattezza il sindaco uscente, durante l’ultima commemorazione di Piersanti Mattarella, ricordò l’ex presidente della Regione «ucciso da un sistema di potere politico affaristico mafioso che governava questa città. Palermo fortunatamente è cambiata e non è più governata dalla mafia».
Dopo la rinuncia ufficiale di Francesco Greco il commissario di Forza Italia Gianfranco Miccichè ha indicato nell’ex Idv il cavallo sui cui il centrodestra deve scommettere: «Non mi piacciono i rumors e le veline e non mi piace il cortile della politica. Sarò io a informarvi dei miei incontri con altre forze politiche». Per Ferrandelli non è una questione di appartenenze «ma di programmi. La nostra piattaforma è aperta a tutti i soggetti che vorranno sottoscrivere il mio», fossero anche Forza Italia o Saverio Romano, «perché sono il candidato di tutti, altrimenti mi sarei candidato con un partito. Se esponenti di altre aree politiche decidono di sostenere un candidato io non ci vedo niente di male. Ma niente bandiere, non avremo né padrini né padroni». Certo l’endorserment di Totò Cuffaro ha fatto parecchio discutere. Ferrandelli prima para il colpo («Non è una persona che fa politica attiva, non ricopre una carica e non posso impedire a nessuno di fare valutazioni sulle persone. Può fare solo piacere ricevere tanti apprezzamenti in maniera così plurale e trasversale») poi i toni si fanno più netti: «Non ho mai votato Cuffaro nè sono mai stato un cuffariano e Cuffaro non è un mio sponsor. E poi voglio ricordare che anche nella giunta Crocetta ci sono stati molti cuffariani e una settimana fa un altro cuffariano molto rispettato, Cardinale, ha fatto il suo endorsement per Orlando. La politica ormai è questa, siamo in uno scenario liquido in cui le alleanze cambiano in continuazione. E io sono qui per vincere, non per partecipare».