Falcone: ventidue anni dopo nella palude mefistofelica crescono i draghi sanguinari di domani

LO STATO ITALIANO E’ INCAPACE PERFINO DI UN’OPERA MISSIONARIA: RICACCIARE IL MALE NEGLI ANGOLI NASCOSTI DELLA SOCIETA’

di Aldo Penna

Tra le date che segnano lo sgranarsi lento e insanguinato dei morti, il 23 maggio e il 19 luglio restano le colonne d’Ercole, il limite insuperabile che la mafia ha oltrepassato segnando l’inizio del suo lento declino.

Ma cosa è accaduto in questi 22 lunghi anni?
Intanto le stragi, l’urlo del drago sanguinario che tra il 93 e il 94 ha riscoperto l’uccisione di massa come strumento di pressione verso i suoi sodali nascosti nei palazzi. Affogati nel denaro e ubriachi di potenza hanno visto la Sicilia come la Colombia cercando di trattare da pari con uomini che in verità al chiuso di mura riservate si chinavano verso di loro in cerca di consensi o risorse per inspiegabili scalate finanziarie.
Poi è arrivata la reazione della società civile e a malincuore, tra resistenze e ipocrisie, quella dello Stato.

Le leggi sulla confisca dei patrimoni, il dilagare dei collaboratori di giustizia, la ribellione delle vittime del racket, tappe di un cammino di liberazione. Ma anche della tanta, troppa strada ancora da percorrere. In tutto il sud, a Napoli e a Palermo in particolare, resta una malavita diffusa che vede la mafia e i gruppi camorristi come i cavalieri oscuri, fonte di ispirazione ed emulazione. Di ricchezze da desiderare, carriere da percorrere, atteggiamenti da ripetere. Cosa si sta facendo in questa direzione?
L’idea di Falcone era di una mafia sconfitta non solo militarmente, ma nei patrimoni e nella paracultura che ne mitizza i capi e fa nuovi proseliti. Su questo campo siamo all’anno zero.

E’ bastata una fiction per far comparire scritte inneggianti alla mafia sui muri di alcune città. Nulla invece per piani di intervento profondi e radicati che sottraggano menti e braccia alla mafia del futuro.

 

La storia è stata teatro di cancellazioni violente delle identità nazionali e religiose di interi popoli. Lo stato italiano, totalitario prima, democratico poi, è incapace perfino di un’opera missionaria: ricacciare il male negli angoli nascosti della società. E così, anno ventiduesimo dal sacrificio di Falcone e Borsellino, celebriamo gli eroi uccisi dal tritolo nelle due Croma blindate, e assistiamo, anche noi impotenti, al permanere della palude mefistofelica che alleva i draghi sanguinari di domani.


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