Ex Province, elezioni e tensioni nella maggioranza Raciti: «Nessun braccio di ferro tra Crocetta e Renzi»

Le frizioni nella maggioranza, lo sfogo del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, la riforma delle Province che ancora non decolla e, alle porte, le elezioni amministrative del prossimo giugno. Mentre in Sicilia atterra oggi il premier Matteo Renzi. Insomma, tutto fuorché un periodo tranquillo per il segretario regionale del partito democratico, Fausto Raciti, che annuncia per la prossima tornata elettorale: «Chiederemo a tutti i circoli quali siano i carichi pendenti di tutti i candidati». La discriminante per essere accolti nelle liste del Pd? Dipenderà dai dati che emergeranno, in base a quello si deciderà.

Sulla riforma delle Province, è in atto un nuovo braccio di ferro tra i governi nazionale e regionale?
«No, non c’è nessun braccio di ferro. Sinceramente non vedo un governo nazionale ostile nei confronti del governo regionale».

Eppure l’impugnativa sulla riforma delle Province non è stata ritirata.
«La riforma delle Province è stata approvata dall’Assemblea regionale col voto ponderato per i sindaci metropolitani, nonostante il Pd avesse indicato l’automatismo nell’elezione della carica per i sindaco del capoluogo. Poi l’Aula ha semplicemente deciso un’altra cosa. È chiaro che, visto che il governo regionale aveva concordato le modifiche alla norma con Palazzo Chigi, non si era opposto al ricorso alla Corte Costituzionale. Su questo comunque discuteremo nei prossimi giorni».

Quindi non c’è ancora stato un vertice all’interno della maggioranza, dopo il duro sfogo del presidente Ardizzone, secondo cui i rapporti con Roma «non vanno lasciati alla discrezionalità del governo regionale»?
«No, non ci siamo ancora confrontati, ma penso che le parole di Ardizzone rispecchiassero la sua linea di modifica della legge sui liberi consorzi. Sinceramente io non credo che ci sia un elemento di discrezionalità nei rapporti col governo nazionale. L’Ars ha votato una norma che non prevedeva l’automatismo nell’elezione della carica di sindaco metropolitano e quindi questo ha causato la decisione del governo di mantenere l’impugnativa. Il tema non riguarda il governo regionale, che si è rimesso all’Aula».

Insomma, la colpa è dell’Ars, non di palazzo d’Orleans.
«Non penso che sia possibile scindere le responsabilità del governo regionale da quelle dell’assemblea. E comunque un’impugnativa non è una colpa, è un conflitto, e sarà la Corte a dirimerlo».

Intanto a giugno i siciliani saranno chiamati alle urne per il rinnovo di molte amministrazioni locali. Nel Catanese non sembrano essere proprio rose e fiori tra Pd e Articolo 4.
«Ci sono delle difficoltà rispetto al processo di integrazione all’interno del Pd, che non si è ancora concluso. Io penso che nel Catanese bisognerà valutare per il futuro lo strumento delle primarie».

Sul piano della trasparenza delle liste, in base a quali criteri state scegliendo i candidati?
«Abbiamo appena firmato una lettera che partirà oggi verso tutte le federazioni del partito, nella quale stiamo chiedendo a tutti i candidati di rendere noti alla commissione di garanzia i propri carichi pendenti, qualora ve ne fossero. Come diceva qualcuno, prevenire è meglio che curare. Ci sembra il modo migliore per onorare la memoria di Pio La Torre»

Manca meno di un anno, invece, alle amministrative di Palermo.
«Abbiamo chiesto che fosse il territorio ad indicare un indirizzo e fare una proposta di lavoro. Stiamo aspettando le loro valutazioni, soltanto da lì potrà partire il confronto interno al partito». 

In città si fa sempre più insistente la voce di Francesco Cascio candidato della coalizione.
«Ritengo che i fatti abbiano smentito questa voce».

Oggi, però, Renzi incontrerà Leoluca Orlando.
«Si tratta di un puro incontro istituzionale. Eccezion fatta per la Campania, dove a Napoli è in corso la campagna elettorale e il Patto per il Sud è stato siglato insieme al presidente della Regione, nelle restanti città il premier sta incontrando direttamente i sindaci».


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