L'avvocata catanese è una delle candidate alla sfida per arrivare a Bruxelles. Nel programma, tra i temi, c'è l'uscita dall'euro che «è una moneta priva di valore effettivo» e anche l'obiettivo di «fermare la sostituzione etnica in corso»
Europee 2019, intervista a Monica Grillo (Forza Nuova) «Salvini come Mussolini? Non ha le qualità del duce»
Monica Grillo, avvocata, è un’altra dei candidati catanesi alle Europee di domenica. Il suo nome compare nella lista di estrema destra Forza Nuova. Al partito guidato da Roberto Fiore è legata l’associazione Solidarietà nazionale – di cui Grillo è la responsabile a Catania – onlus impegnata nella raccolta di alimenti e generi di prima necessità ma rivolta soltanto a cittadini italiani indigenti. Non un debutto il suo. Alle Comunali del 2018 a Catania aveva provato la scalata al consiglio comunale, nella lista che metteva assieme i candidati della Lega e i forzanuovisti. Risultato: 55 preferenze. Patria, fede e famiglia sono le parole d’ordine del programma elettorale di Fn. Si punta sull’«uscita dall’euro» e la volontà di «fermare la sostituzione etnica in corso» da parte di «10 milioni di immigrati», secondo Grillo. Sebbene, stando agli indicatori demografici elaborati con i dati Istat al 1° gennaio 2019, i cittadini stranieri residenti siano 5 milioni 234mila e rappresentino l’8,7 per cento della popolazione totale.
Lei è la responsabile locale di Solidarietà nazionale. A Catania a chi vengono distribuiti? In quali quartieri?
«Da oltre quattro anni con la nostra associazione Solidarietà nazionale raccogliamo principalmente generi alimentari davanti ai supermercati. Non ci danno più spazio dentro perché siamo bollati come nazionalisti e discriminati dalle catene polically correct. Ad ogni modo, raccogliamo anche vestiti e giocattoli, e le distribuiamo alle famiglie italiane in difficoltà economiche; tre o quattro volte l’anno, poi, facciamo pubbliche distribuzioni nelle piazze catanesi».
Ripristinare la leva obbligatoria maschile è uno dei punti del vostro programma da sempre. Perché imporre a chiunque, anche a chi non è interessato a una carriera militare, un anno di servizio obbligatorio? E per chi avesse fatto una scelta non-violenta? Inoltre, non si possono sottovalutare casi di nonnismo che sono avvenuti – e che avvengono – all’interno delle caserme, alcuni dei quali hanno portato anche alla morte di ragazzi siciliani come Lele Scieri e Tony Drago.
«Ripristinare il servizio di leva obbligatorio non è nei nostri punti programmatici, ma riteniamo comunque che svolgere il servizio militare possa dare una sana educazione nazional-patriottica e possa servire alla maturazione civica dei nostri giovani che oggi ciondolano per le strade privi di valori e in preda a droga e alcolismo».
Nel video promozionale che avete preparato in occasione delle elezioni Europee, il vostro primo punto è «uscire dall’euro». La moneta unita è comunque il pilastro del libero scambio nel continente. Avere una moneta debole non espone al rischio di trasformare l’Italia in un Paese di villeggiatura per ricchi? E, al contrario, l’addio all’euro non metterebbe in difficoltà export?
«L’euro è una moneta priva di valore effettivo, è battuta da una banca privata, la Bce, che produce utili di milioni di euro per i proprietari che non sono gli Stati europei, contrariamente a quanto si pensa. Si deve dare uno sguardo alla composizione della proprietà azionaria della Banca d’Italia, per rendersi conto che quella che dovrebbe essere la banca dello Stato italiano è, invece, una banca di proprietà di privati. La soluzione per rilanciare l’economia nazionale e lanciare un grande piano di ricostruzione nazionale è uscire dall’euro, nazionalizzare la Banca d’Italia e battere moneta nazionale di proprietà del popolo Italiano».
Altra questione importante sono per voi le politiche a favore di natalità e famiglia «per fermare la sostituzione etnica in corso». Sulla base di quali dati parlare di sostituzione etnica?
«In evidenza nel nostro programma abbiamo una decisa politica per rialzare l’indice di natalità pro-capite, oggi sempre più in calo con media 0,9/1 nato per famiglia, con forti incentivi per i nuovi bambini nati e agevolazioni per le madri e le famiglie che devono essere aiutate con contributi, detassazione crescente e assegnazioni di case di proprietà tramite mutui immobiliari popolari a interesse zero e di emissione nazionale. La sostituzione etnica è in corso e già 10 milioni di immigrati sono sul nostro territorio, basterà che continuino a fare 5/6 figli a coppia e in 30 anni gli italiani non esiteranno più o comunque saranno una sparuta minoranza».
Il leader di Forza Nuova Roberto Fiore di recente ha dichiarato che molte delle vostre idee sono già al governo. Allo stato attuale, sarebbe Salvini il vostro premier ideale?
«Il riferimento di Fiore è al fatto che alcune soluzioni proposte, ma non attuate, dall’attuale governo sono propugnate dal nostro movimento da anni. Ma no, noi con Salvini abbiamo poco da spartire e non può essere il nostro premier perché ci divide un abisso dottrinario, politico, geopolitico e storico-identitario».
Le cronache degli ultimi giorni hanno visto protagonista l’insegnante palermitana sospesa per non avere censurato un video in cui gli studenti hanno paragonato Matteo Salvini a Benito Mussolini. Lei come giudica questo paragone?
«Sulla faccenda dell’insegnante palermitana direi che non è l’unico caso di insegnanti politicizzati a sinistra, e a Catania in questi giorni ne abbiamo avuto un altro esempio (rivelatasi una questione più di scappellotti che di politica, ndr), che da anni storpiano la storia nazionale e manipolano politicamente a sinistra i giovani italiani indirizzandoli verso disvalori anarchici, anti tradizionali e iniettando in loro sentimenti anti patriottici, immigrazionisti e mondialisti. La scuola non può essere lasciata in mano alla sinistra e si deve ritornare a un’istituzione che prepari gli italiani ad affrontare la loro futura vita con grande preparazione culturale, professionale ed etica. Nessun paragone è comunque possibile tra Benito Mussolini e Matteo Salvini: quest’ultimo infatti non ha nemmeno lontanamente le qualità di colui che fu duce d’Italia per 23 anni».