Le immagini del sistema di videoscatti del parco divertimenti di Belpasso sono state acquisite e visionate dai carabinieri di Paternò. Da lì sarebbe stato rintracciato un gruppo di cinque o sei giovani. «Avrebbero potuto ucciderlo», dice la testimone a MeridioNews
Etnaland, una donna ha tentato di fermare il pestaggio «Picchiato anche a terra». Individuati presunti autori
«Quando sono arrivata io erano solo in quattro ma, da lontano, avevo già visto che ad accerchiare il giovane e suo cugino erano molti di più». È la testimonianza della signora intervenuta nel tentativo di sedare l’aggressione di ieri a Etnaland. I presunti autori sono stati individuati dai carabinieri di Paternò che hanno acquisito le immagini del sistema di sorveglianza attivo all’interno del parco divertimenti di Belpasso. «Non abbiamo le telecamere di videosorveglianza che copra l’intera superficie del parco ma – spiega a MeridioNews il direttore Francesco Russello – un moderno sistema di videoscatti che fanno foto di qualità decisamente superiore rispetto a quelle delle videocamere». Tutto il materiale è stato consegnato dalla direzione alle forze dell’ordine che, dopo avere visionato le immagini, hanno individuato un gruppetto di cinque o sei giovani. Adesso, probabilmente verrà chiesto alla vittima e alle persone che erano con lui di fare il riconoscimento.
A raccontare a questa testata quanto accaduto, nel frattempo, è la donna che ha tentato di interrompere il pestaggio: «All’inizio sembrava che stessero scherzando ma presto si è capito che non poteva essere un gioco. Molti sono rimasti lì a guardare la scena, io ho cominciato a correre verso di loro e a urlare – racconta – Continuavano a picchiare il ragazzo anche mentre era a terra, sul prato, in una pozza di sangue. Per provare a fermarli, ho anche dato uno schiaffo a uno di loro. Temo – conclude – che se non fossi intervenuta per tempo lo avrebbero potuto uccidere».
Per il ragazzo di Bagheria, malmenato dopo una lite nata per il presunto furto delle ciabatte al cugino che era insieme a lui, la prognosi è di 30 giorni e i carabinieri stanno procedendo d’ufficio. «Non abbiamo ancora depositato una denuncia formale – dice Tony Tarantino, il padre della vittima – perché mio figlio non è in condizioni essendo ancora frastornato e sedato ma, insieme ai nostri avvocati, abbiamo già tutto pronto». Il giovane, che è stato colpito anche con due pietre, dovrà essere operato al setto nasale, ha uno zigomo fratturato, la mandibola scomposta e l’occhio tumefatto. «Venerdì verrà ricoverato al policlinico di Palermo», conferma il genitore.
«La cosa che mi sembra più assurda è che, oltre a una signora che ha cominciato a urlare per provare a farli smettere, nessuno dei molti presenti è intervenuto per bloccare gli aggressori di mio figlio». Stando alla ricostruzione fatta dal signor Tarantino – che non era presente nel parco divertimenti – a pestare il ragazzo sarebbero stati «circa una decina di suoi coetanei, tra i 22 e i 23 anni, con i quali non c’era stata nessuna precedente interazione. Quando si sono accorti del furto delle ciabatte, mio figlio e mio nipote – aggiunge – sono andati per farsele ridare ma si sono sentiti rispondere: “A noi le hanno già rubate e, quindi, le abbiamo rubate a nostra volta“». Futili motivi che hanno scatenato una inaspettata violenza.
«Mio figlio – lamenta Tarantino – sul posto non è stato visitato da nessun medico e sono stati i carabinieri, una volta arrivati, a chiamare l’ambulanza che lo ha poi portato al pronto soccorso». Sul punto, però, il direttore Russello chiarisce che all’interno del parco «c’è un servizio di guardia medica con due medici e due infermieri per turno. Il ragazzo – continua – è stato visitato, medicato e stabilizzato. Poi abbiamo chiamato l’ambulanza che è arrivata e ha portato via il ragazzo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, che io stesso ho allertato». Quando i carabinieri sono arrivati a Etnaland, però, «gli aggressori si erano già dileguati a bordo dei loro motorini», nonostante sia all’ingresso che all’interno del parco ci sia un servizio di sicurezza. «Abbiamo fornito il maggiore supporto possibile ai carabinieri e – conclude Russello – siamo sconvolti da tanta violenza e vicini alla giovane vittima e alla sua famiglia».