Titolari di bar e alberghi della zona di Piano Pernicana si sono visti disdire prenotazioni da gitanti che cercavano pace, ma hanno trovato musica ad alto volume fino a notte. Sono state avviate delle indagini sulla tre giorni. «Abbiamo trovato una situazione sgradevole, ma la cosa ancora più sgradevole è che il Parco abbia dato il permesso», spiega il comandante Ferlito. Leggi i documenti
Etna, indagini sul festival di musica techno Corpo forestale: «Autorizzazioni superficiali»
«Camion dei panini, parcheggio a pagamento e musica a tutto volume». È la situazione che il corpo forestale si è trovato davanti a piano Pernicana, nel Comune di Linguaglossa, quando oggi ha raggiunto il sito dell’evento Etna burning festival. «Abbiamo ricevuto tante telefonate di esercenti di attività turistiche che si lamentavano, quindi siamo andati a controllare e abbiamo trovato una situazione decisamente sgradevole», spiega il comandante Luca Ferlito, che precisa: «Ma la cosa ancora più sgradevole è che il Parco dell’Etna abbia rilasciato l’autorizzazione per la manifestazione».
Si tratta di una tre giorni no stop di musica e campeggio gratuito, dal 24 al 26 aprile. L’evento è organizzato dal gruppo Tekinsicily23, su Facebook hanno confermato la partecipazione quasi 1.600 persone. Nella locandina dell’evento si parla di note ambient, sebbene gli assaggi musicali proposti nell’apposito gruppo Facebook siano più a base di musica techno. «Ieri ho cominciato a sentire musica a tutto volume e io sto più su di Piano Pernicana, dove si svolge il festival – ha raccontato a MeridioNewsUgo Esposito, dell’associazione Clan dei ragazzi – Ma come si fa ad autorizzare una cosa simile?».
Proprio su questo aspetto sta provando a fare chiarezza il corpo forestale che ha avviato delle indagini. «Si tratta di un sito di interesse comunitario e siamo in zona B del parco – spiega il comandante Ferlito – prima di rilasciare un’autorizzazione per una manifestazione di questo tipo serviva una valutazione di incidenza che non mi risulta essere stata fatta». A chiedere i permessi per l’evento, secondo quanto appreso dal Parco dell’Etna da fonti informali, non sarebbe stato un privato, ma il comune di Linguaglossa. Una garanzia maggiore. Ma i documenti invece dicono altro: il nulla osta rilasciata dall’ente segue la richiesta del 7 aprile di Gioele Alessio Coco, legale rappresentante del gruppo di organizzazione di eventi Tekinsicily23. Insieme al parere positivo del Comune di Linguaglossa e secondo la scheda tecnica approvata dallo stesso.
«L’autorizzazione è stata rilasciata in modo superficiale, senza nessun tipo di prescrizione o paletto – puntualizza Ferlito – Al Comune spettano alcuni permessi, come quello per l’uso del suolo pubblico, ma tutto quello che riguarda l’aspetto ambientale compete all’ente parco. Ricordo che lì siamo in zona B del parco e zona di Sic (sito di interesse comunitario, tutelato dalla legge, ndr) quindi serviva una valutazione di incidenza ambientale. Che viene normalmente richiesta, anche in casi di impatto gran lunga minore, ma che in questa occasione non mi risulta ci sia stata». Il corpo forestale ha raccolto le lamentele di alcuni titolari di bar e alberghi «inferociti perché in alcuni casi ci sono state anche disdette da parte di gitanti che avevano scelto quelle strutture per cercare un po’ di pace», spiega il comandante. Abbiamo provato a contattare telefonicamente la presidente del parco, Marisa Mazzaglia, ma non abbiamo ottenuto risposta.
In attesa di leggere i documenti, la sindaca di Linguaglossa, Rosa Maria Vecchio, spiega: «L’assessore Grasso mi aveva riferito che c’era una richiesta da parte di un’associazione per fare un festival di musica in montagna. Siccome sapevo che la zona era sotto la tutela del parco, ho chiesto che l’ente venisse informato e mi risulta che abbia dato regolare autorizzazione. Se poi – conclude – gli organizzatori hanno fatto qualcosa di diverso rispetto a quanto contenuto nella richiesta, saranno le forze dell’ordine ad accertarlo». «Dagli accertamenti in corso anche oggi, sembra ci sia uno scaricabarile tra Comune e Parco», conclude Ferlito.