Dopo la frana che ha interessato il versante orientale del vulcano, un'ordinanza del prefetto di Catania ha vietato l'accesso alle quote sommitali e all'intera area desertica. Una decisione che ha sollevato molte polemiche online e sui social network. Il nostro blogger Sergio Mangiameli, presidente dell'associazione Piuma bianca, spiega per quale motivo secondo lui questa misura sia una nuova, l'ennesima, occasione mancata. «Se pericolo cè sullEtna - spiega - è molto limitato e può essere escluso con un percorso dintervento istituzionale diverso»
Etna, divieto di accesso alla valle del Bove L’ambientalista: «Un’opportunità mancata»
Non resisto a certe tentazioni, soprattutto quelle legate ai contorni di una posizione. Forse è colpa di mia madre, che non ha mai imparato a tacere. E mia, di averla ascoltata per metà della mia vita. Ma tantè. Ve la racconto così, lultima legge degli sceriffi dellEtna.
Venerdì pomeriggio in unatmosfera di urgente emergenza, viene col fiatone convocata una riunione nel palazzo dello Stato. Ci sono tutti gli sceriffi del territorio, gli scienziati riconosciuti e i santi soccorritori tinti di rosso. Tutti meno uno: non ci sono quegli uomini di un piccolo ente regionale che ha compiti di tutela della natura del vulcano, e che grazie a questo ente e soprattutto ai suoi uomini questo vulcano e la sua natura sono diventati lo scorso giugno Etna Sito Unesco Patrimonio dellUmanità. Pare che il fax di adunata sia stato mandato, e pare anche che nessuno lo abbia letto dallaltra parte. Nellera degli sms, dei cellulari che leggono email, messaggi su social network, whatsapp e varie faccine che sorridono, viene proprio difficile credere che «il cliente non è raggiungibile». Lo dico perché questo fatto alla fine della storia ha il suo peso, perché lassenza di questi uomini facilita il compito della riunione degli altri.
Alla luce di quanto verificatosi alla base del cratere in attività, della nube piroclastica in discesa libera verso la valle del Bove, prima di sera viene ratificata unordinanza. La legge approvata vieta laccesso alle quote sommitali e linterdizione dellintera Valle del Bove. Si mobilitano gli sceriffi con le divise di diverso colore, vengono attaccati gli avvisi ai pali di legno e i trasgressori verranno puniti a norma di legge.
Non esistono nubi piroclastiche sullEtna e quella che si è verificata nei giorni scorsi è stata semplicemente una frana, grande, con scivolamento del materiale misto a ghiaccio e neve. I flussi piroclastici delle nubi omonime sono molto pericolose e fanno parte di unaltra tipologia di vulcani. Se pericolo cè sull’Etna, è molto limitato e può essere escluso con un percorso dintervento istituzionale diverso. Nel giro di un pomeriggio, con una legge marziale del genere, si torna ai posti di blocco degli anni passati, con la differenza che andare a vedere per chi avesse voglia, cuore e gambe il lento fronte lavico che avanza nella Valle desolata, non ha alcun paragone con lintralcio che si poteva arrecare ai mezzi tecnici al lavoro sul fronte dell83 al piazzale del Sapienza.
Venerdì pomeriggio si è voluta mancare unopportunità. Sarebbe stato un esempio di Stato civile impegnarsi in unopera di coordinata informazione tra gli enti e le forze di polizia, per una corretta e controllata fruizione di un sito patrimonio delluomo. Perché non cè nessun divieto sulle Dolomiti patrimonio delluomo a praticare fuoripista in condizioni di pericolo valanghe; ci sono solo «percorsi sconsigliati». E i morti per valanga, si contano; quelli per colata etnea, no. Questa legge non è affatto dettata dallignoranza. E quel piacere tutto umano di detenere posizioni accreditate di conoscenza e di certuni, di umanissima voglia di farsi notizia; è questa patente dinfluenza che ha facilitato la semplicità del divieto sulla complessità dellinformazione e del presidio per la conoscenza di tutti.
Vi immaginate, cosa significherebbe unorganizzazione che permette di far vedere ai turisti di Taormina o di Siracusa il fronte lavico che avanza. O far capire agli studenti che la lava non è fuoco e che cè una spinta più forte della gravità, che si chiama Terra, il cuore vivo di questo mondo che è come il nostro, che ci fa amare e sbagliare per la sola passione di vivere. Vimmaginate, no? Sarebbe una follia.
La realtà invece è questa e io sto certamente sbagliando a descrivere i contorni della mia posizione.