Enrico IV, degno padre e degno re d’Inghilterra

TITOLO: ENRICO IV
AUTORE: WILLIAM SHAKESPEARE
REGIA: MARCO BERNARDI
TRADUZIONE: ANGELO DALLAGIACOMA
RIDUZIONE: MARCO BERNARDI E ANGELO DALLAGIACOMA
LUCI: ANDREA TRAVAGLIA
SCENE: GISBERT JAEKEL
INTERPRETI: CARLO SIMONI (ENRICO IV),
CORRADO D’ELIA (PRINCIPE DI GALLES),
MARCO SPIGA (LORD GIOVANNI DI LANCASTER),
ANTONIO CALDONAZZI (ENRICO PERCY),
SIR JOHN FALSTAFF (PAOLO BONACELLI).
COSTUMI: ROBERTO BANCI
MUSICHE: FRANCO MAURINA
PRODUZIONE: TEATRO STABILE DI BOLZANO IN COLLABORAZIONE CON IL TEATRO STABILE DELLA SARDEGNA

Un padre vuole sempre il meglio per il proprio figlio, a costo di scendere a compromessi ed accettare tutte le stoltezze del suo rampollo. Tuttavia la sua saggezza sarà premiata ed il figlio un giorno riuscirà a capire qual’è la strada giusta da seguire.

Quando Enrico IV eliminò Riccardo II diventando re d’Inghilterra, dispose che un tutore di nome Falstaff, fannullone ed amante del piacere, si prendesse cura del suo primogenito, Enrico, principe di Galles e futuro re. Questa grossolana compagnia non fece altro che compromettere le sorti del nobile signore, il quale sin dalla sua giovinezza seguì le orme del suo tutore, prestandosi così soltanto ai piaceri della vita ed ai divertimenti.

Malgrado ciò, il rapporto che lega il padre con il figlio non è del tutto compromesso. Quando, infatti, ce ne sarà il bisogno il principe darà prova di tutto il suo valore, lottando al fianco del re in nome della propria casata.
Questo è ciò che accade nel secondo atto dell’Enrico IV, in cui il re sarà costretto a condurre una guerra contro i vassalli ribelli di Northumberland. Sarà proprio in quella occasione che il principe darà prova del suo valore e del suo coraggio, proteggendo il padre, altrimenti destinato ad una morte sicura, e sconfiggendo il suo rivale Enrico Percy, figlio del Conte di Northumberland.

Il secondo atto dell’Enrico IV decreta, quindi, la svolta del dramma, che bene si accosta alle scene più dinamiche ed ai dialoghi più appassionanti, dovuti in parte anche al fatto che si mette in scena una guerra. Tutto ciò in netta contrapposizione alla prima parte dello spettacolo, in cui le azioni sono molto più statiche e i dialoghi meno vivaci.
Questo è il genio di Shakespeare. Egli non rappresentò soltanto un ‘Historical play’, per descrivere le vicende avvenute durante il regno di Enrico IV, ma anche un dramma che rispecchiasse i nobili valori intercorsi tra un degno padre ed il proprio figlio. Il tutto è racchiuso attorno ad una complessa struttura, un’ampia vicenda storica, una grande varietà di personaggi ed una straordinaria ricchezza di linguaggi, che si alternano fra la prosa e la poesia.

Per questo l’Enrico IV, messo in scena dal 15 di febbraio 2007 al Teatro Stabile di Catania, può essere considerato il capolavoro di Shakespeare nell’ambito dei lavori dedicati alla storia della corona inglese.
Questa grande opera teatrale viene ora riproposta dopo molti anni, grazie al lavoro del regista Marco Bernardi, lieto di intraprendere questa sua nuova sfida ed essendo già al suo quinto incontro con l’autore di Strafford upon Avon. Nella sua versione, modificata soltanto per il taglio di alcune scene, in presenza delle quali l’opera drammatica sarebbe risultata troppo ampia, il regista, attraverso le azioni ed i monologhi dei tre personaggi protagonisti, Falstaff, l’immortale ‘prediletto della luna’, re Enrico e l’amletico principe di Galles, mette in scena le tematiche della caduta e del riscatto, contorniate dalla contrapposizione fra gli interessi della corte, del potere fine a se stesso ed il contrastante universo della svogliatezza.

Quando ormai si delineerà chiaramente il riscatto del principe Enrico, ora pronto a diventare il nuovo re di’Inghilterra, il mondo rappresentato da Falstaff non avrà più alcun senso. Egli infatti aspetterà che Enrico V lo richiami di nuovo al suo fianco, ma la sua attesa sarà vana.
Le cupe luci delle varie scene rendono lo spettacolo un po’ lugubre, ma danno spazio ai monologhi dei personaggi protagonisti che sono unicamente illuminati, come quasi splendessero di luce propria, in mezzo ad un mondo privo di luce. Solo durante le battaglie e gli incontri fra il principe e la sua combriccola di nulla facenti, le luci appaiono più intense.

La scena è principalmente essenziale, povera di elementi decorativi ed ornamentali, ma efficace a descrivere azioni, dialoghi e monologhi di tutti i personaggi.

Gianluca Nicotra

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