Emergenza casa, la proposta di Sunia e Cgil «Protocollo per dare beni confiscati a mafia»

Affrontare l’emergenza abitativa utilizzando il patrimonio confiscato alla mafia. È la proposta presentata oggi in prefettura da Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini e assegnatari, ndr) e Cgil. «Chiederemo che i Comuni facciano un atto di indirizzo per destinare questi immobili a fini abitativi», spiega Giusy Milazzo, segretaria del Sunia. «Chiederemo anche un protocollo di intesa con gli Iacp di Acireale e Catania, perché siamo convinti che possano riqualificarli e gestirli come alloggi popolari».

La proposta nasce da un lavoro realizzato in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati a Cosa nostra. «Il numero attuale per la provincia di Catania non è noto, perché l’Agenzia sta monitorando i nuovi ingressi», spiega Pina Palella, segretaria confederale della Cgil. Secondo l’ultimo censimento, realizzato due anni fa, gli appartamenti e le case erano 500 nell’intero territorio etneo. «Che non sono poca cosa», sottolinea Palella. Quello che serve adesso è «verificare i nuovi ingressi, togliere quelli già assegnati, verificare quelli di nuova destinazione». E, soprattutto, «non limitarci ai beni arrivati con le confische di secondo grado, ma avere la possibilità di utilizzare anche per periodi limitati quelli di primo grado», prosegue la segretaria. Un modello che potrebbe partire da Catania e allargarsi, «con dei protocolli, ad altri Comuni».

«Non basta certamente a risolvere l’emergenza abitativa, ma stiamo costruendo un puzzle inserendo vari tasselli», commenta l’assessore comunale al Welfare Angelo Villari. Assieme alla richiesta di accedere al patrimonio confiscato, le altre misure sul tavolo sono la «costruzione di immobili che saranno concluse nei prossimi mesi», il capitolo che riguarda le «case occupate abusivamente che vanno date a chi ne ha diritto», la «possibilità di utilizzare immobili comunali per far fronte all’emergenza». La soluzione passa anche dal rapporto con l’Istituto autonomo case popolari, che nel passato è stato protagonista di scandali e traversie. «Stanno lavorando per ristrutturare molti immobili fatiscenti per metterli a disposizione attraverso una convenzione con noi», dice Angelo Villari. Ma la possibilità di dare risposte e case, tiene a precisare l’assessore, è legata anche a «una ripresa dell’economia catanese – sostiene – Troppi, non avendo una occupazione, vivono in una situazione non dignitosa. Vogliamo che riparta l’economia e riprenda il lavoro e in attesa dobbiamo fronteggiare l’emergenza per far sì che queste sofferenze così grosse possano essere alleviate». 

La voce critica viene dal comitato Casa x tutti, che negli ultimi mesi ha appoggiato gli occupanti di via Calatabiano e sostenuto gli ormai ex residenti di via Furnari, sgomberati due settimane fa. «Queste sono vetrine piene di apparenza, con poca sostanza», attacca Fabrizio Cappuccio, uno dei referenti. «La liberazione di alcune centinaia di case occupate da persone con reddito non può garantire la soluzione del problema». Sull’assegnazione degli immobili tolti alla mafia, «siamo senza dubbio favorevoli – spiega Cappuccio – Siamo stati i primi a proporlo». Quello che il comitato chiede è un incontro ufficiale con l’assessore al Welfare. «Troppo facile organizzare una riunione con la Cgil, considerando che Villari viene proprio da lì», aggiunge Cappuccio riferendosi al passato da rappresentante confederale del rappresentante della giunta. «Chiediamo un confronto più schietto».


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Secondo i dati che risalgono a due anni fa, sono 500 gli appartamenti tolti a Cosa nostra nel territorio etneo. «Chiederemo che i Comuni facciano un atto di indirizzo per destinare questi immobili a fini abitativi», spiega la sindacalista Giusy Milazzo. Critiche dal comitato Casa x tutti: «Vetrina con poca sostanza»

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