Lo storico consigliere comunale tenta il grande salto, sorretto da una coalizione senza simboli di partito ma con una forte caratterizzazione di centrodestra. «Inevitabile, i riferimenti di quest'area non esistono più». La sua è una proposta in forte controtendenza rispetto alla sindacatura uscente
Elezioni a Noto, Veneziano oppositore da 15 anni «Il sindaco uscente ci lascia 16 milioni di debiti»
Consigliere comunale di opposizione da 15 anni, Salvo Veneziano ha deciso di scendere in campo per la poltrona di primo cittadino. L’insegnante 46enne è capogruppo consiliare di Noto nostra, una delle sei liste civiche che appoggia la sua candidatura. Si presenta con un movimento trasversale senza nascondere, però, che nella sua coalizione ci sono molti esponenti del centrodestra.
Come nasce l’idea di candidarsi a sindaco?
«Più che una scelta è stato un processo che è partito dal basso, dal coinvolgimento e dall’aggregazione di tanti soggetti politici, associazioni culturali e singoli cittadini che si sono messi assieme e me l’hanno chiesto».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Il nostro programma si fonda essenzialmente su sei punti che abbiamo voluto racchiudere in altrettanti atti principali: la promozione del lavoro in tutte le sue forme, la rielaborazione del piano regolatore generale, la realizzazione di alcune opere pubbliche strategiche, il risanamento del bilancio comunale eliminando la spesa parassitaria, la sistemazione della macchina municipale attraverso la riqualificazione dei dirigenti, e il ripristino della legalità nell’azione amministrativa».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Il riferimento della mia lista civica è la gente con cui parliamo, le persone comuni. La nostra è una lista civica e quindi, in quanto tale, trasversale. Non abbiamo punti di riferimento né nazionali né internazionali ma siamo molto legati al territorio in cui viviamo e in cui vogliamo concentrare il nostro impegno».
In caso non riuscisse ad andare al ballottaggio, con chi si alleerebbe al secondo turno?
«Non è una eventualità che abbiamo preso in considerazione».
Elenchi le prime tre cose che farebbe appena eletto.
«Metterei mano ad alcuni regolamenti comunali che limitano l’attività imprenditoriale: innanzitutto l’abrogazione del regolamento per l’utilizzo delle energie alternative, poi la modifica di quello edilizio nelle zone agricole e l’istituzione di un regolamento anticorruzione».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Io rispetto i miei cinque avversari politici e, quindi, li temo tutti».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Per me che sono stato consigliere di opposizione per 15 anni, è difficile trovare un pregio nell’amministrazione uscente. Il difetto più grosso è quello di avere indebitato il Comune in maniera esponenziale, portandolo a più di 16 milioni di euro di debiti».
Da consigliere di opposizione, cosa ha fatto per correggere il tiro della precedente amministrazione?
«Sono stato promotore di molte mozioni, ordini del giorno e consigli comunali aperti, e alcuni fra questi sono stati approvati all’unanimità dal consiglio comunale. Per esempio quelle sull’ospedale Trigona, sugli ex lavoratori precari e sulla sicurezza. Tutte iniziative che hanno avuto un respiro strategico per la città e che sono state approvate all’unanimità. Purtroppo, molto spesso, l’amministrazione ha disatteso quanto era stato deliberato in consiglio comunale».
Lei dice che la sua coalizione è fatta di liste civiche, ma fino all’altro ieri era evidente il suo legame con Forza Italia e Fratelli d’Italia. C’è stato davvero un allontanamento o è solo strategia?
«Non sono mai stato legato a nessun orientamento politico, ma all’interno della mia coalizione ci sono molti esponenti del centrodestra e non lo nascondiamo. Questo, però, non connota la mia coalizione come di centrodestra, perché all’interno coesistono personalità di orientamento politico diverso».
Una tale costellazione di liste civiche è sintomo di paura verso i simboli partitici visti come sinonimi di malapolitica?
«Nel nostro caso i partiti di riferimento del centrodestra in questo momento non esistono. A livello provinciale non sono nemmeno strutturati. A livello locale, dunque, la sintesi migliore ci è sembrata quella delle liste civiche».