Corrado Bonfanti, il 50enne bancario che è stato sindaco di Noto negli ultimi cinque anni, ha riconfermato la propria candidatura a primo cittadino. Sostenuto sia dal Partito democratico che dalle liste civiche Noto 2020 e Impegno per Noto, Bonfanti si ripromette di non rifare errori del passato e punta sul rispetto delle regole per affermare la fama turistica della città patrimonio dell’Unesco.
Perché ha scelto di ricandidarsi a sindaco?
«Perché ho iniziato nel 2011, non ho terminato e ho ancora l’entusiasmo per continuare a realizzare per la mia città un programma di governo con prospettive di sviluppo in termini di turismo, cultura e agricoltura».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Dalla pianificazione del territorio con la revisione del piano regolatore generale a quella di una organizzazione adeguata a una visione di sviluppo che non cementifichi ma lascia incontaminate alcune aree del territorio; da un network di aree museali al recupero dell’area archeologica di Noto antica; dal recupero del centro storio allo sfruttamento di fondi per metterci in rete con altre città dell’Unesco».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Non c’è una figura a cui mi ispiro, credo che ognuno debba sempre essere e rimanere se stesso».
In caso non riuscisse ad andare a ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Io parto dal presupposto che, nonostante i miei avversari in campagna elettorale stiano affrontando argomenti per mettermi in difficoltà parlando alla pancia della gente, sono sempre miei concittadini. Finito il balletto della politica chiassosa e autoreferenziale, decideremo se è necessario fare degli apparentamenti».
Elenchi le prime tre cose che farebbe appena rieletto primo cittadino.
«Partirei dall’organizzazione degli appalti per il rifacimento di alcune strade per ridare a ogni quartiere dignità e decoro. Accelererei i processi legati ai cantieri ancora in corso e cercherei di dare un ordine generale agli argomenti più importanti in ambito turistico e commerciale dettando regole più certe da far rispettare».
Qual è l’avversario che teme di più?
«Io rispetto tutti i miei avversari ma non temo nessuno. Li ritengo tutti in grado di prendere le redini della città ma devono fare i conti con me che non penso di essere un avversario così tenero perché non lascio niente al caso e lotterò fino alla fine».
Un pregio e un difetto della sua precedente amministrazione.
«Il pregio è che siamo stati una amministrazione stakanovista, ma lavorando tantissimo ci stiamo allontanati dalle esigenze più piccole. Abbiamo pensato ai grandi numeri e ai grandi investimenti pubblici per modificare l’immagine che il mondo ha di Noto, ma abbiamo perso di vista gli aspetti più locali».
Cambierebbe qualcosa rispetto a come ha governato la città nei cinque anni di attività amministrativa?
«Quello che mi sono prefissato e che diventerà il must per i prossimi cinque anni di attività sarà: più regole, più controllo e, quindi, più rispetto delle regole. Non possiamo perdere di vista che il nostro obiettivo finale è quello di consolidare il grande flusso turistico e per questo è necessario che la città venga presentata come ben organizzata».
Il Pd è stato suo sostenitore in questi cinque anni, e adesso?
«Rimane un mio sostenitore anche se io adesso sono espressione di due liste civiche Impegno per Noto e Noto 2020».
Il suo ex cognato Massimo Prado come avversario politico, come l’ha presa?
«È una persona a cui voglio bene, gli auguro ogni possibile successo, ma questo è il gioco della politica. Fra l’altro, se ci fossero le condizioni sarebbe molto naturale una nostra unione visti i nostri percorsi condivisi sia politici che personali».
La accusano di essersi occupato solo del centro storico facendo di Noto una città per turisti, come risponde?
«Io rispondo con i fatti, con le attività di riqualificazione di contrade in periferie che per decenni erano state dimenticate. Mi sono occupato del centro storico perché che rappresenta il bigliettino da visita della città».
La accusano anche di aver fatto anche un uso esagerato di affidamenti diretti per opere pubbliche, come si difende?
«Queste sono solo accuse strumentali, io ritengo di avere la coscienza a posto perché la mia amministrazione ha fatto più di 12mila atti pubblici, fra determine di settore e delibere di giunta. Dei 23 milioni di euro totali solo qualche centinaia di migliaia di euro sono stati dati con affidamenti diretti e, fra l’altro, erano per opere che non superavano i 20mila euro».
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