Il primo cittadino vanta i risultati sulla sanità per centrare il secondo mandato. Lo sostengono tre liste civiche. Sulla lotta alla mafia dice: «Il Comune con la mia amministrazione, per la prima volta, si è costituito parte civile in tutti i processi contro le mafie. Ha adottato il codice Vigna per gli appalti e continuerò su questa linea»
Elezioni a Niscemi, il sindaco La Rosa tenta il bis «Ospedale? Non ricordo gli altri candidati con me»
Le sue iniziative hanno spesso fatto breccia nei media regionali. Come la protesta plateale a difesa dell’ospedale Suor Cecilia Basarrocco, lo sciopero della fame e il consiglio comunale organizzati davanti al pronto soccorso. Quando cinque anni fa Francesco La Rosa si candidò alla carica di sindaco di Niscemi, appariva come il candidato più debole. Eppure, arrivato secondo al primo turno, riuscì a ribaltare i pronostici al ballottaggio. Adesso ritenta con tre liste a supporto: La voce del popolo, La Rosa sindaco e Rete Democratica. Assessori designati: Valentina Spinello e Rosario Giuseppe Meli. Si conferma un indipendente: «Io mi sto rimettendo in gioco, ho il mio programma e il mio progetto. Continueremo ad amministrare questa città perché Niscemi lo vuole». A lui, come agli altri candidati, abbiamo formulato cinque domande su cinque tematiche calde per la città: mafia, Muos, acqua, ospedale, agricoltura.
Sindaco La Rosa, non c’è dubbio che Niscemi sia stata spesso agli onori della cronaca per la presenza di una mafia ben radicata.
«Il Comune con la mia amministrazione, per la prima volta, si è costituito parte civile in tutti i processi contro le mafie. Ha adottato il codice Vigna per gli appalti e continuerò su questa linea».
Lei si è sempre espresso contro il Muos, eppure il movimento No-Muos non la ama.
«Io posso parlare della mia posizione sul Muos, perché sono un No Muos. La mia posizione è quella che il Muos non lo vogliamo, come non lo abbiamo mai voluto e pretendiamo controlli certi sull’inquinamento delle onde elettromagnetiche. C’è stato un incontro con il sottosegretario alla Difesa Michele Latorre e a breve monteranno le centraline di rilevazione».
Come abbiamo detto in premessa, sul mantenimento dell’ospedale lei ha fatto una battaglia. Siete soddisfatti o manca qualcosa con la nuova rete ospedaliera?
«Non ricordo di avere avuto gli altri odierni candidati accanto a me nelle battaglie per l’ospedale. Il sindaco è stato una spina nel fianco dei governi regionale e nazionale, perché non mi sono limitato a un discorso locale. Alla fine hanno portato avanti tutto quello che avevamo chiesto: il pronto soccorso autonomo, il rafforzamento della diagnostica e se possibile avremo anche altre branche di medicina o specialistiche a Niscemi. Poi stabiliremo quali. Intanto l’ospedale è stato salvato e il pronto soccorso sarà autonomo, io su questo ho fatto notti in bianco e scioperi della fame, altri non ricordo di averli visti».
La distribuzione idrica a Niscemi è un problema da anni irrisolto. Soprattutto in estate, quando la turnazione a volte avviene con cadenza di 15 giorni. Cosa è possibile fare?
«Le bollette si pagano a consumo e l’aumento che portano i signori di Caltaqua lo hanno sottoscritto in tempi non sospetti i miei predecessori. Stiamo vedendo come rivedere il contratto, dove si può intervenire ed abbiamo chiesto a Caltaqua un risarcimento di due milioni di euro. C’è stata la prima udienza e siamo l’unico Comune che si è costituito, in tempi lontani dalla campagna elettorale. Sono convinto che Caltaqua, attraverso Siciliacque e un nuovo governo regionale, firmerà il decreto di finanziamento per il quarto e quinto lotto della rete idrica e avremo meno perdite e con una piccola dotazione in più di acqua avremo la distribuzione ogni giorno o quantomeno ogni due giorni. Chi parla solo di quantità è perché non sa da dove arriva l’acqua».
Niscemi è la città del carciofo ma non solo. L’agricoltura è una delle principali attività economiche. C’è chi la considera la prima fonte di reddito. Eppure il settore ha vissuto cicli di crisi.
«L’agricoltura non è solo il carciofo. Già nel 2012 e fino ad oggi siamo intervenuti per far rivedere al governo e alla Comunità europea l’entrata di prodotti da paesi terzi. Fino a quando non ci sarà il fermo alle importazioni dei prodotti non finiti, avremo sempre gli stessi problemi, perché non possiamo competere con il nord Africa. Nella nostra città stiamo investendo su piani strategici attraverso il Psr, cercando di far dare finanziamenti alle piccole imprese a cui cederemo, con prezzi calmierati, gli spazi nella zona Pip per la trasformazione dei prodotti ortofrutticoli. Su iniziativa dei privati nascono piccole attività di trasformazione come quella della farina di tumminìa o del carciofo, incentivando il piccolo commercio. Chi dice di avere soluzioni le metta in campo e insieme riusciremo a dare un sollievo, a meno che non abbia il solo interesse di prendere in giro gli agricoltori».