Dal 2002 al 2012 è stato il sindaco centrista. Poi, per cinque anni, una sorta di apnea. Eppure la scena politica non l'ha mai lasciata e adesso vuole tornare da protagonista. Sebastiano Nucifora guida la lista Ricomiciamo. «Troveremo montagne di debiti, sarà difficile ripartire», dice
Elezioni 2017 a Fiumefreddo, il ritorno di Nucifora «Debiti e vincoli stringenti su Marina di Cottone»
Sebastiano Nucifora non ha mai realmente lasciato la scena politica di Fiumefreddo di Sicilia e adesso, dopo cinque anni in apnea, prova a riprendersi il ruolo del protagonista. L’ex sindaco centrista, già in carica dal 2002 al 2012, guida la lista Ricominciamo puntando apertamente a riannodare il filo con l’esperienza interrotta dalla stagione del primo cittadino Marco Alosi, non più ricandidatosi. Così le Amministrative di fatto sono diventate un referendum tra l’operato di Nucifora e quello dei suo avversari politici di sempre, visto che a sfidarlo, oltre a Giosuè Malaponti del Movimento 5 stelle e a Roberto Rapisarda per CambiAmo Fiumefreddo, c’è Marinella Fiume. La scrittrice, sindaca nei dieci anni precedenti a Nucifora, ha ricompattato sul suo nome gran parte della maggioranza che non ha creduto ad un secondo mandato per Alosi. Dell’opposizione alla giunta uscente Nucifora è rimasto il leader naturale, anche quando ha ceduto lo scranno di consigliere e pur scegliendo una linea low profile anche alla luce della sua vicenda giudiziaria. Il candidato è sotto processo per il presunto abuso d’ufficio in concorso negli appalti del servizio di manutenzione della condotta idrica comunale, fatti risalenti al suo secondo mandato. Un tema rimasto fuori dalla campagna elettorale e sui cui sviluppi futuri l’ex sindaco si mostra «fiducioso».
Sebastiano Nucifora, già dal nome della nostra lista si intuisce che i vostri trascorsi politici sono prima di tutto per voi un punto d’orgoglio.
«Noi rivendichiamo il valore di tutte le cose fatte a Fiumefreddo. In quei dieci anni abbiamo trasformato un paese che era bloccato sotto ogni aspetto. Ci si vantava ad esempio della raccolta differenziata, nel 2002 praticamente inesistente così come i finanziamenti per le opere pubbliche e i relativi progetti. Noi questa tendenza l’abbiamo invertita, dai servizi sociali alle opere pubbliche, cambiando il volto del paese».
Davanti al fatto che, al netto delle due novità Malaponti e Rapisarsa, ci siano in campo due sindaci con vent’anni d’amministrazione alle spalle, non crede che si ponga un serio problema di ricambio della classe politica?
«Non avevo nessuna intenzione di ricandidarmi, consideravo chiusa la mia esperienza con gli ottimi risultati dei dieci anni, anche perché adesso troveremo montagne di debiti e sarà difficile ripartire. Ma le richieste da parte dei cittadini erano tantissime e alla fine anche le primarie lo hanno confermato».
Ad aprile infatti il gruppo Ricominciamo ha tenuto delle primarie fra lei e due ex assessori – Marinella Cascino e Filippo Vecchio – della sua giunta. Secondo gli avversari un’operazione di facciata, utile solo a ri-legittimarla visto che il risultato non era in discussione.
«Sono legittimato da quello che sono e dal mio passato da sindaco, non c’era bisogno delle primarie. Gli altri piuttosto sono delegittimati dai loro scadenti risultati alla guida del Comune. Il dato è che noi abbiamo fatto le primarie, gli altri pensavano a litigare, fra sindaci uscenti e beghe di famiglia. Altra nostra scelta chiara è stata di non avere nulla a che fare con l’amministrazione Alosi perché riteniamo che questa pagina vada chiusa al più presto».
Si direbbe che sia arrivata l’ora della resa dei conti con Marinella Fiume. Non vi eravate infatti mai confrontati elettoralmente in prima persona, sebbene la vostra contrapposizione abbia segnato la storia politica di Fiumefreddo.
«Nessuna resa dei conti, anche perché non c’è partita. La maggioranza uscente ha fatto la scelta di salire sul carro di Fiume, una scelta perdente, anche perché la candidata a loro non aveva certo riservato giudizi lusinghieri. Poi però ha dovuto aprire a loro le porte, altrimenti la lista non l’avrebbero chiusa. Sono due storie totalmente diverse: dalla mia parte ci sono i fatti, dall’altra le parole».
Fra bilanci non approvati ed una situazione debitoria da chiarire, primo nodo da sciogliere sarà appunto la questione finanziaria. A lei si addebita il peso di mutui contratti nei suoi anni, che ancora graverebbero sui conti del Comune.
«Non c’è nulla da aggiungere su questo perché alle falsità non si può rispondere. Noi siamo stati l’amministrazione che ha speso meno soldi in mutui della somma di tutte quelle che ci hanno preceduto. Con quegli impegni abbiamo finanziato quattro opere: il cimitero, la prima parte di via Di Vittorio, via Regina del Cielo e la posa dell’asfalto su varie altre strade. Somme spese anche in investimenti, come nel caso del cimitero che negli ultimi cinque anni ha fruttato un milione di euro».
Il sindaco Alosi però ha dovuto revocare altri, di mutui, per i dubbi sull’effettiva necessità di contrarli.
«E ha sbagliato. Ha revocato mutui per un milione e 400mila euro e ne ha stipulati altri per un milione e 200mila. I nostri erano mutui per realizzare le opere e c’era la capacità di pagarli, loro li hanno aperti invece solo per pagare i servizi. L’amministrazione uscente al suo insediamento ha emanato una delibera di ricognizione dei debiti che certifica che noi abbiamo lasciato i conti in ordine».
La spaventa l’ipotesi di non poter evitare il dissesto dell’ente?
«No, non penso si arriverà a tanto. Noi faremo sicuramente un piano di rientro per tutti i debiti che ci lasceranno, ma non vogliamo arrivare al dissesto perché non possiamo portare le tasse al massimo. Bisogna tagliare laddove si può. In ogni caso la situazione non è chiara, perché questa amministrazione è stata ermetica. Le uniche notizie le abbiamo avute chiedendo da opposizione le carte direttamente alla Ragioneria».
Nei programmi di tutti i candidati compare il rilancio di Marina di Cottone. Dove peraltro si addensano tutte le incognite sul futuro della cartiera ex Siace, di proprietà dell’ex Provincia di Catania. Come può materialmente intervenire il Comune?
«Il turismo a Fiumefreddo è stato assassinato dall’amministrazione uscente, perché non si è riusciti a fermare l’apposizione, da parte della Soprintendenza, di un vincolo totale di tutela paesaggistica dalla fascia costiera fino alle porte del paese. Su questo tema la prima cosa che faremo sarà un Consiglio comunale aperto a tutta la città, per avviare una vera e propria protesta. Questi vincoli hanno fatto sì che ormai non ci sia più nulla da tutelare, non c’è più un giardino coltivato. Hanno incatenato il territorio e l’amministrazione di questo si è disinteressata».
Il suo nome viene spesso affiancato all’idea del Polo turistico-alberghiero per la zona ex Siace, con l’eventuale impegno del gruppo imprenditoriale Russotti e persino l’ipotesi di un porto canale.
«La vecchia cartiera ha un proprietario, cioè l’ex Provincia. In Italia l’esproprio proletario non esiste e chi dice che il Comune la acquisirà dice fandonie. Quel vecchio progetto del Parco fu fermato dall’ottusità della Provincia, che ci ha persino diffidato dal fare le conferenze dei servizi».
Ma lei ha avuto dieci anni di tempo per lavorarci.
«Ripeto, la Provincia si era messa di traverso. Noi abbiamo iniziato a lavorarci sotto la presidenza di Raffaele Lombardo, poi dopo – presidente era Giuseppe Castiglione, ndr – ci siamo dovuto fermare. Non sono un grande fautore del porto canale, l’idea era di offrire all’eventuale gestore dell’area ex Siace un imbocco per collegare il mare ai terreni retrostanti, visto che tutta la zona è al di sotto del livello del mare. Noi vorremmo solo che si investisse sul nostro territorio. Chiederemo che l’ex Siace sia inserita fra le aree industriali in crisi, per usufruire così dei fondi per il recupero. Ma senza la cancellazione del vincolo della Soprintendenza tutti questi discorsi non servono a nulla».
L’altra questione è quella urbanistico-viaria. Fiumefreddo appare come stretto tra la ferrovia e la Statale 120, spessissimo intasata dal traffico. Come pensate di intervenire?
«Unica soluzione per liberare Fiumefreddo dalle auto è la costruzione di una strada parallela alla via Umberto, il corso principale della città. Noi abbiamo già realizzato il primo tratto di questo, cioè la via Di Vittorio, che adesso va prolungata sino all’ingresso sud del paese. Il progetto lo abbiamo fatto, ma ci vogliono almeno cinque milioni di euro. Il Patto per il sud poteva essere un’opportunità, ma l’amministrazione ha perso anche quell’occasione».
L’11 giugno Sebastiano Nucifora viene eletto sindaco. Qual è la prima cosa da fare e quali le priorità dei primi cento giorni?
«Parteciperemo a un bando per finanziare il recupero dell’isola ecologica, oggi chiusa e vandalizzata, poi lanceremo le iniziative per smontare il vincolo della Soprintendenza su Marina di Cottone. Nel frattempo lavoreremo nell’arco di un mese sull’intero verde pubblico e rimetteremo in moto la macchina dei vigili urbani e dei dipendenti comunali. Bisognerà fare venire fuori dagli uffici tutti coloro cui spetta di farlo».