Egregio assessore Calleri, s’informi meglio sulla raccolta differenziata dei rifiuti. E ascolti meno gli affaristi delle discariche

IERI, A SALA D’ERCOLE, DURANTE IL DIBATTITO, IL TITOLARE DELL’ASSESSORATO ALL’ENERGIA HA DIMOSTRATO DI NON CONOSCERE BENE LA REALTA’ CHE AMMINISTRA. GLI RACCONTIAMO QUESTA STORIA. ANCHE PER ‘RINFRESCARE’ LA MEMORIA A CHI LO INFORMA MALE

Ieri, ascoltando le parole pronunciate dall’assessore regionale all’Energia e ai rifiuti, Salvatore Calleri (nella foto sotto a sinistra: foto tratta da sestarete.com), intervenuto ai lavori dell’Assemblea regionale siciliana, siamo rimasti basiti.

Abbiamo appreso che il Governo di Rosario Crocetta si accinge ad aprire tre nuove discariche: e fino a qui nulla di strano, perché quello di Crocetta è il Governo delle discariche (non a caso hanno buttato fuori dalla Giunta l’ex assessore Nicolò Marino).

Abbiamo appreso che l’assessore Calleri non le chiama discariche, perché questa formula lessicale non lo soddisfa.

Abbiamo appreso che le tre nuove discariche chiamate con diverso nome, a detta sempre dello stesso assessore Calleri, non sono la soluzione del problema rifiuti: perché la soluzione del problema rifiuti, ha aggiunto il nostro assessore, è la raccolta differenziata.

Insomma, l’assessore Calleri apre tre nuove discariche e ci dice che il futuro della munnizza siciliana sarà la raccolta differenziata. E fin qui nulla di nuovo, ma solo retorica della ‘legalità’ a parole e retorica dell’antimafia. Tutto nella norma della Sicilia crocettiana.

La parte del breve discorso dell’assessore Calleri andata fuori dalla norma e ben oltre la retorica dell’Antimafia, invece, è la seguente affermazione:

“In questo momento, in Sicilia, abbiamo il problema di chi deve ricevere la raccolta differenziata”.

Insomma, secondo il nostro assessore, nella nostra Isola, mancherebbero i soggetti in grado di raccogliere e lavorare i rifiuti selezionati con la cosiddetta raccolta differenziata.

Ora a noi quest’affermazione è sembrata grave e non vera. Qualcuno, evidentemente, ha informato male l’assessore Calleri.

Ora, con i fatti e con i numeri, proveremo a dimostrare che l’assessore Calleri, ieri, ha dimostrato di non essere ben informato sulla realtà che amministra.

Partiamo dalla seconda metà del 2000, quando in Sicilia si stavano realizzando quattro folli termovalorizzatori.

Già allora, nella nostra regione, c’erano imprenditori che, nonostante una politica sbagliata, investivano nella raccolta differenziata.

Quando la magistratura europea bloccherà la realizzazione dei quattro termovalorizzatori siciliani (con ‘grave disdoro’ per chi pensava già di avere ‘chiuso l’operazione’ e, magari, era stato anche ricompensato…), la raccolta differenziata, in Sicilia, prenderà piede, piano piano – anche se con gradualità diverse – in tutt’e nove le province dell’Isola.

Chi scrive è di origini agrigentine e conosce piuttosto bene lo scenario della raccolta rifiuti in questa provincia.

Nel 2008, quando alla Regione si insedia lo ‘scienziato’ di Raffaele Lombardo, in Sicilia la raccolta differenziata cresceva: piano pian ma cresceva.

Un anno dopo, nel 2009, nell’Agrigentino, nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti, operavano imprese a pieno ritmo, 24 ore su 24 ore, con 50 e più operai.

Il 2009, per la raccolta dei rifiuti della Sicilia, è un anno cruciale. Chi vuole capire quello che è successo nella nostra Isola in questo delicato settore, deve analizzare attentamente i fatti iniziati in questo particolare anno e proseguiti negli anni successivi.

Il 2009 è l’anno in cui l’allora presidente della Regione, Lombardo, completa il ribaltone che ha avviato prima della sua elezione a Palazzo d’Orleans. Si sbarazza definitivamente del centrodestra tenendosi in Giunta gli uomini dell’altro ‘scienziato’ Gianfranco Miccichè e ‘imbarca’ nel Governo il PD e Confindustria Sicilia, che da allora diventerà un partito politico a tutti gli effetti.

Guarda caso, dal 2009 in poi, la raccolta differenziata, che in Sicilia stava piano piano prendendo piede, viene fortemente ridimensionata a favore delle discariche.

Sempre per ‘caso’, nel Governo Lombardo ci sono soggetti riconducibili, indirettamente, al grande affare delle discariche.

A questo punto, diamo all’assessore Calleri – e forse anche ai magistrati della Corte dei Conti, visto che di questa storia non hanno mai parlato – una notizia.

A un certo punto, dicevamo, succede che i titolari di certe discariche private si rifiutano di ricevere da alcune società che operano nella raccolta differenziata i materiali che residuano dalla stessa raccolta differenziata.

La manovra è chiara: in quegli anni – parliamo degli anni del Governo Lombardo – si fa di tutto per mettere in difficoltà chi ha iniziato a fatica a operare nel campo della raccolta differenziata per favorire i titolari delle discariche.

Succede, così, che i titolari delle società che operano nella raccolta differenziata, per liberarsi dal materiale che residua dalla stessa raccolta differenziata, sono costretti ad andare a conferire i materiali residui a chilometri e chilometri di distanza. Con un notevole aggravio dei costi.

L’obiettivo è sempre lo stesso: creare difficoltà a chi, in Sicilia, in quegli anni, operava nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti.

I titolari queste aziende che operavano nella raccolta differenziata si sono difesi come hanno potuto. Hanno affrontato i maggiori costi. Sono state costrette a ridurre la propria attività (per la gioia dei titolari delle discariche). Ma, in alcuni casi, hanno trascinato in giudizio l’Ato rifiuti di riferimento. E hanno vinto la causa dimostrando che i rispettivi Ato rifiuti gli hanno creato problemi economici notevoli.

Alla fine, se ci riflettiamo, i titolari delle discariche si sono arricchiti, la raccolta differenziata dei rifiuti è andata indietro. La Sicilia è sempre più inquinata. I Comuni sempre più indebitati. Idem gli Ato rifiuti (che sono le società d’ambito composte dagli stessi Comuni, oggi commissariate).

Gli Ato rifiuti, in alcuni casi, hanno dovuto pagare i danni alle società che operavano nella raccolta differenziata.

A pagare, alla fine, sono stati e saranno i cittadini siciliani. Costretti a vivere in una Sicilia inquinata dalle discariche. E a pagare i debiti accumulati dagli Ato rifiuti. Perché quello che nessuno ancora ha detto ai cittadini siciliani è che i soldi – e parliamo di centinaia e centinaia di milioni di euro – li pagheranno loro nei prossimi anni.

Perché i titolari delle discariche vantano crediti milionari a danno degli Ato rifiuti, cioè dei Comuni siciliani, cioè degli ignari cittadini siciliani che non sanno che, tra un paio di anni, cominceranno a ricevere bollette supermaggiorate che consentiranno ai titolari delle discariche private di farsi i ‘coglioni d’oro’, come si usava dire un tempo.

E oggi? Anzi: e ieri in Assemblea regionale siciliana? Arriva l’assessore Calleri, che ha vissuto in Toscana, e ci viene a dire – probabilmente perché male informato – che in Sicilia non ci sono impianti in grado di ricedere la differenziata.

Probabilmente questo era il sogno, per fortuna infranto, dei comitati di affari che hanno gestito – non solo i rifiuti, ma tutta la Sicilia – dal 2008 al 2012.

La realtà, egregio assessore Calleri, è diversa. Nonostante il tentativo di ‘sotterrare’ – come si fa con i rifiuti in discarica – le aziende che in Sicilia operano nella raccolta differenziata, tali aziende ci sono ancora.

E sono, egregio assessore – contrariamente a quello che le hanno fatto dire ieri a Sala d’Ercole – aziende sottoutilizzate. Nel senso che potrebbero lavorare molto di più di quanto lavorano oggi.

Tanto si doveva…


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