Edward Luttwak: “L’Italia esca dall’euro”

CAUSTICO IL GIUDIZIO SU CHI GESTISCE LA MONETA EUROPEA: “UN’OLIGARCHIA CHE TROVA NORMALE PRENDERE I SOLDI DAI CONTI CORRENTI DEGLI INDIVIDUI DI NOTTE, COME FANNO I LADRI”

Rintracciamo alcune interessanti considerazioni di Edward Luttwak sull’euro e su quello che, a suo avviso, dovrebbe fare l’Italia.

Luttwak è un personaggio molto noto: ebreo di origine rumena, ha vissuto in Italia durante le persecuzioni degli ebrei, negli anni della seconda guerra mondiale. Economista, politologo e storico (è un profondo conoscitore della storia dell’antica Roma), conosce molto bene il nostro Paese e la Sicilia. Dal 2004 è stato consulente Centro Internazionale per gli Studi Strategici a Washington.

Insomma, Luttwak è un esperto di economia. Quando parla dell’euro, sa quello che dice.

Nei giorni scorsi ha rilasciato un’intervista a Il Giornale. Gli scenari che ha descritto non sono affatto ottimistici per l’Italia. Anzi. Per Luttwak – e ormai non è il solo a pensarla così – l’Italia, se si vuole salvare, deve uscire in tempi stretti dall’euro. (a sinistra, Luttwak, foto tratta da rivieraoggi.it)

Perché uscire dall’euro?, chiede il giornalista. “Perché – risponde Luttwak – l’euro è letale per la nostra economia, soffocata e con nulle prospettive di crescita: l’euro mette al primo posto il pareggio di bilancio e l’abbattimento del deficit e del debito pubblico. Davanti a questi obiettivi, le uniche politiche possibili sono solo tagli pesanti e pressione fiscale; e non per qualche mese o anno, ma per decenni. In altre parole, con l’euro ci siamo messi un cappio al collo. La nostra è un’economia zombie”.

A giudicare da come parla, Luttwak si sente un po’ italiano. Abbandonare l’euro per tornare alla vecchia lira? L’economista e politologo non lo ritiene indispensabile. A suo avviso, il nostro Paese potrebbe persino adottare la valuta thailandese.

“Sì – dice – io consiglio il baht thailandese. Questo significa che i ricchi italiani pagheranno molto di più le vacanze a St. Moritz e una Mercedes costerà un occhio della testa, però vedremo i muri tappezzati di avvisi con scritto: cercasi operaio specializzato. Le aziende italiane tornerebbero a esportare, la Fiat farà 3-4 turni di lavoro, la produzione crescerà, la disoccupazione scenderà e finalmente l’economia italiana tornerà a vivere. Adesso è praticamente morta. Naturalmente, non senza grandi difficoltà e sacrifici, che dovrebbero essere affrontati se mai si prendesse una simile decisione”.

Che cosa succederebbe, chiede l’intervistatore, una volta abbandonato l’euro?, si chiedono in tanti. “A parte una inevitabile rivitalizzazione della nostra economia – afferma Luttwak – le banche fallirebbero. E questo potrebbe essere il motivo per cui si vuole salvare l’euro a tutti i costi. Ma il fallimento delle banche non pregiudicherebbe affatto i conti correnti. Le banche, infatti, fallirebbero come imprese. I correntisti non perderebbero i soldi I risparmiatori sarebbero comunque al sicuro”.

Dunque, apprendiamo una notizia di un certo peso: alcune tra le banche italiane fallirebbero. “Gli italiani – aggiunge l’economista e politologo – dovrebbero guardare al loro interesse prima di tutto; come hanno fatto gli inglesi che non sono entrati nell’euro perché hanno ritenuto che i loro interessi non coincidevano con quelli della Germania, che mai sarà disposta a modificare le condizioni di adesione alla moneta unica”.

Per Luttwak, l’Italia non deve “restare nell’euro, con un’economia da morti viventi”. Perché restando nell’euro “non si uscirà mai dalla crisi. Immagini questa situazione che si protrae per cinquanta, cento anni o per sempre”.

Uno scenario apocalittico, gli chiede il giornalista. Luttwak allarga le braccia: “Non posso farci nulla – risponde -. L’Italia ha firmato un patto con l’Europa. Il primo dovere è portare il deficit annuale a zero. Questa è già un’impresa. Significa tasse e tagli insopportabili. Ammettiamo però che ogni italiano accetti di diventare sempre più povero e senza futuro. Tutto questo non basta. L’Italia dovrà ridurre il debito pubblico di 40 miliardi. Sa cosa significa? Equivale a 10 Imu. Non ti riprendi più”.

In effetti, l’Italia – o meglio, il Governo Monti e il Parlamento di ‘nominati’ – hanno firmato il Fiscal Compact, un trattato internazionale demenziale che comporta l’esborso di 50 miliardi di euro all’anno per 20 anni. La prima ‘rata’ del Fiscal Compact ‘pagata’ quest’anno ha mandato in rovina l’Italia e sta facendo fallire la Regione siciliana, che a gennaio rischia di avere 100 mila disoccupati in più. 100 mila persone che, bene o male, percepivano un reddito, anche precario. E che da gennaio saranno in mezzo alla strada.

Tornando all’Italia, il politologo spiega che i tedeschi non hanno alcun interesse a cambiare i parametri dell’euro. “Non gli conviene – dice -. A costo di uscire loro dall’euro. E senza la Germania questo euro non è più l’euro”. O noi o loro, chiede l’intervistatore?

“Esatto – risponde Luttwak – Vede, ogni nazione deve scegliere razionalmente la propria valuta. I politici hanno caricato di un enorme valore simbolico il fatto di essere membri di un circolo monetario. Ma la zona euro è fatta su misura per i Paesi del Nord Europa”. Mentre per noi l’euro, a suo giudizio, non funziona proprio. “Siete – afferma – come chi vive in un’isola del Mediterraneo e vuole frequentare un club di Amburgo. Il solo andare e venire ti manda in rovina”.

Il politologo ed economista pone qualche domanda: “Tu staresti – chiede – in un club dove i vantaggi sono pochi e il prezzo non solo è alto, ma rischia di cancellare il tuo futuro? Un individuo che, pur di stare in un circolo esclusivo, si rovina è uno stupido. Stranamente questa regola sembra non valere per gli Stati, ma il concetto è lo stesso”.

Insmma. Per Luttwak, gli italiani non sono gli stessi del Nord Europa. “L’Inghilterra – precisa – sta fuori e non è periferica. Ritiene invece che gli affari della Germania sono diversi dai suoi. L’economia italiana è così poco periferica che sta creando guai in tutto il mondo”.

A questo punto il discorso del politologo diventa geopolitico: “L’Europa e l’Italia in ginocchio per la crisi sono un problema per il Brasile, per la Cina, per gli Stati Uniti. Non conviene a nessuno. Sta saltando un equilibrio. L’Italia morente è un problema geopolitico grave. Da quando l’Italia è in Eurolandia non cresce. È un fatto: scarso lavoro, zero aumento del reddito. Certo, gli italiani possono appiccicarsi la medaglietta dell’euro, ma non esportano più. Se questi politici rispettabili si guardassero in giro e facessero una scelta razionale, cambierebbero subito valuta. I greci avrebbero dovuto farlo subito. Gli spagnoli ancor prima”.

Si chiude con una confessione: non le piace l’Europa, confessi… domanda il giornalista. E Luttwak: “Non mi piace un’oligarchia che trova normale prendere i soldi dai conti correnti degli individui, di notte, come fanno i ladri”.

 

 

 

 

 

 

 

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]