EDITORIALE/ Pressioni romane (e di altro tipo?) per costringere l’Ars ad approvare una manovra finanziaria a scatola chiusa?

IN QUESTO PASSAGGIO POLITICO E PARLAMENTARE SALA D’ERCOLE SI GIOCA TUTTO. SE IL PARLAMENTO SICILIANO CEDERA’ AI DIKTAT DEL MINISTRO ALFANO PERDERA’ LA PROPRIA DIGNITA’ POLITICA E ISTITUZIONALE DANDOLA VINTA A UN PERSONAGGIO SENZA CONSENSO POPOLARE E AI SOLITI NOTI DI CONFINDUSTRIA SICILIA

C’è ancora democrazia in Sicilia? Il Parlamento dell’Isola è ancora sovrano? C’è ancora libertà? Le domande sono legittime, alla luce di quello che sta avvenendo nelle ultime ore. Le indiscrezioni registrano pressioni fortissime sui 90 parlamentari di Sala d’Ercole per approvare la manovra 2014 a scatola chiusa. Quello che sta avvenendo è semplicemente incredibile. In tanti anni che seguiamo i lavori dell’Assemblea regionale siciliana non abbiamo mai visto nulla di simile.

Il Commissario dello Stato per la Regione siciliana, Prefetto Carmelo Aronicadi simile.

C’è un Governo che ha presentato, con oltre un mese e mezzo di ritardo, una ‘bozza’ di Bilancio e Finanziaria molto discutibile. Come scriviamo da giorni, tutti sanno che Roma scipperà alla Sicilia non meno di un miliardo di euro per tenere “i conti a posto” (i conti della Germania della signora Merkel, ovviamente, che con la truffa dello spread drena ogni anno una barca di soldi al nostro Paese).
Ma nella manovra lo scippo romano viene quasi nascosto, per non raccontare ai siciliani che cosa succederà alla nostra Regione se la manovra verrà approvata senza cambiamenti radicali. E, soprattutto, senza mettere, nero su bianco, la verità dei numeri.
In questa manovra ci sono tante, troppo cose strane, oltre a numeri senza senso. Per esempio, una strana sanatoria edilizia camuffata che potrebbe nascondere interessi ‘inconfessabili’ (dai ‘Professionisti dell’Antimafia’ non mancano mai sorprese: in Sicilia, spesso, l’illegalità veste i panni della legalità).
Nel silenzio generale c’è anche il rinnovo della ‘fiducia’ a Sicilacque spa, la società privata che lucra sulla gestione idrica in Sicilia. In questo caso siamo davanti a una presa in giro non soltanto del governatore Rosario Crocetta agli ormai pochissimi suoi sostenitori: ma una presa in giro del PD verso i propri elettori.
Insomma, i siciliani hanno già capito di che pasta è fatto Crocetta: aveva promesso battaglia contro il Muos di Niscemi e ormai è diventato filo-americano; aveva promesso il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e invece – la ‘bozza’ di Finanziaria ne è la prova – difende le regioni dei ‘Signori dell’acqua’ privata.
La novità è che a difendere l’acqua privata è anche il PD che, a parole, ha detto, fino a qualche settimana fa, l’esatto contrario. All’Ars è in discussione – o almeno così ci era sembrato – un disegno di legge di riforma della gestione idrica. Logica imporrebbe di non mettere nulla in Finanziaria in attesa della riforma del settore. Ma in Finanziaria, come abbiamo scritto ieri sera, c’è la rinnovata ‘fiducia’ a Sicilacque. La certezza che in Sicilia l’acqua resterà nelle salde mani dei privati. Una beffa per i tanti elettori siciliani del PD.
Ma l’aspetto più grave è rappresentato dalle pressioni sui 90 parlamentari dell’Ars per far approvare – ripetiamo: a scatola chiusa – Bilancio e Finanziaria 2014.
Gira voce che l’Ufficio del Commissario dello Stato – si tratta, ovviamente, di un’indiscrezione – avrebbe fatto sapere che non accetterebbe l’esercizio provvisorio per due mesi. Motivo: siccome l’esercizio provvisorio conterrebbe la proroga di due mesi per i precari degli enti locali (che non sarebbero più 24 mila, ma 30 mila!), questa proroga si potrebbe fare solo con la previsione di ‘stabilizzazione’ degli stessi precari.
Una tesi sorprendente. L’anno scorso, infatti, l’ufficio del Commissario dello Stato ha accettato ben quattro mesi di esercizio provvisorio con quattro mesi di proroga dei precari. Il tutto sulla base della stessa legge: legge, anzi, ‘interpretazione’ della legge (ah, il manzoniano avvocato Azzeccagarbugli…), che quest’anno sarebbe cambiata.
Dove sta la verità? “Non aspettate mai la verità, perché si manifesta giorno dopo giorno”, ci ricorda Albert Camus. E la verità è che il Governo nazionale vorrebbe imporre al Parlamento siciliano un Bilancio e una Finanziaria a scatola chiusa, violando le prerogative democratiche e l’Autonomia della Sicilia e dell’Assemblea regionale.
L’ufficio del Commissario dello Stato, è noto, dipende gerarchicamente dal Ministero degli Interni: e al Ministero degli Interni siede il siciliano Angelino Alfano. E’ il Ministro Alfano che preme sull’ufficio del Commissario dello Stato, costringendolo a inventare motivazioni fantasiose per giustificare ciò che non è politicamente (e giuridicamente) giustificabile?
Il dubbio è legittimo. Assisteremmo, in questo caso, a un Ministro siciliano – Alfano – che in Sicilia non ha mai avuto voti, che è stato eletto veramente solo una volta: nel 1996, all’Ars, nel collegio di Agrigento, quando Forza Italia (allora era il suo Partito) aveva la forza di far eleggere tutti. E che poi ha ‘navigato’ sempre tra Mattarellum e Porcellum.
Insomma, questo signore senza voti, asceso agli onori delle cronache per avere tradito Berlusconi per tenere in piedi il Governo Letta, dovrebbe comandare a bacchetta l’intera Assemblea regionale siciliana? Sembra incredibile, ma tutto lo lascia credere!
E’ chiaro che dietro le pressioni di Alfano ci sono altri interessi. Quali? In primo luogo, gli interessi dei grandi gruppi imprenditoriali del Nord Italia che aspettano il ‘mutuo’ da un miliardo di euro per incassare 700 milioni. Operazione, quella del mutuo da un miliardo che dovrebbe essere contratto dalla Regione siciliana, che potrà andare in porto solo dopo l’approvazione del Bilancio 2014. Mutuo voluto dall’assessore all’Economia, il romano Luca Bianchi, e appoggiato degli ‘ascari’ siciliani (appoggio supponiamo non ‘gratuito’).
Accanto a questi interessi ci sono gli affari della triade di Confindustria Sicilia: il presidente Antonello Montante, il vice Giuseppe Catanzaro e Ivan Lo Bello. Senza Bilancio questi tre signori non possono continuare a fare quello che hanno fatto in tutto il 2013: i cavoli loro.
La partita che si gioca in queste ore all’Ars riguarda la dignità politica e istituzionale. Da una parte ci sono questi gruppi di pressione, in parte ‘esterni’ alla Sicilia, che cercano di imporre a Sala d’Ercole una manovra truffaldina che nasconde anche interessi ‘inconfessabili’ (è noto che dietro l’acqua e l’edilizia abusiva ci sono da sempre interessi mafiosi). Dall’altra parte c’è in gioco la dignità del Parlamento siciliano che rischia di subire una pesante umiliazione.
La Democrazia contro la prepotenza delle lobby, insomma. Vedremo come finirà.

 


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